Morti di amianto in Arsenale: partito il processo “accelerato”
Amianto all’Arsenale, la resa dei conti. Così ieri davanti al giudice monocratico Francesco Antoni. Che, nella prima udienza a carico di sei ex dirigenti accusati di omicidio colposo in cooperazione per la morte di 27 lavoratori ha ammesso le costituzioni di parte civile e poi ha iniziato l’istruttoria dibattimentale. Obiettivo è fare in fretta. Per evitare il rischio prescrizione che incombe sul processo di Gorizia. Anche per questo il giudice ha già fissato le prossime udienza, la prima il 30 gennaio. Poi un’altra in febbraio. Sono difesi dagli avvocati Corrado Pagano e Giovanni Borgna. In aula gli avvocati di parte civile Paola Fornasaro, Maria Genovese e Roberto Cosma.
I 27 lavoratori erano impegnati nel cantiere di Trieste in attività di riparazione e ristrutturazione delle navi. Furono uccisi tra il 2003 e il 2012 dall’amianto che avevano inspirato negli anni mentre erano al lavoro sulle navi all’Arsenale triestino, società poi acquisita dalla Fincantieri e divenutane parte integrante.
Sono accusati dal pm Matteo Tripani di omicidio colposo Manlio Lippi, 90 anni, che risiede a Monfalcone ed è stato dal 25 settembre 1982 al 30 giugno 1984 presidente del consiglio di amministrazione della società Arsenale Triestino San Marco, nonchè amministratore delegato; Andrea Cucchiarelli, abitante a Trieste, 83 anni, che ha ricoperto l’incarico di condirettore generale dal 3 dicembre 1971 al 29 giugno 1982; Corrado Antonini, abitante a Roma, ex presidente di Confindustria Trieste, che dal 1984 in poi in Fincantieri ha ricoperto vari ruoli di vertice, da direttore generale ad amministratore delegato e poi dal 1994 presidente.
Sotto accusa per lo stesso reato anche Enrico Bocchini, residente a Cesena e presidente del cda di Fincantieri dal 9 luglio 1985, e anche i due direttori che si sono alternati all’ Arsenale: Giuseppe Sassi, 65 anni, abitante a Trieste, responsabile dal primo gennaio 1987 al 28 febbraio 1990 e infine Francesco Carrà, 77 anni, napoletano, che gli è subentrato e ha diretto la divisione fino al 6 aprile 1993.
Oltre che di omicidio colposo Lippi, Cucchiarelli, Antonini, Bocchini, Sassi e Carrà sono accusati - a vario titolo - anche di una serie di violazioni riguardanti la prevenzione negli ambienti di lavoro. Il pm Tripani contesta a manager e dirigenti di non avere adottato tutte le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori e in particolare quelle relative all'utilizzo delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell'amianto in ambienti separati e alla dotazione degli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l'aspirazione. Ma anche di non aver informato i lavoratori riguardo i rischi specifici derivanti dall'inalazione delle polveri di amianto.
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