Morte nel pozzo a Gorizia, il dolore del padre: «Stefano non c’è più. Sapere com’è successo ci interessa poco»
GORIZIA. «Sapere con esattezza cosa è successo, in questo momento, ci interessa poco. Sappiamo solo che è successo e che siamo senza parole». Roberto Borghes, il papà di Stefano, parla con pacatezza. È chiaramente provato, ma, a 24 ore dalla tragedia del Parco Coronini-Cronberg, costata la vita al figlio tredicenne, nella sua voce non c’è rabbia, non c’è risentimento e neppure odio. Nella sua voce c’è soltanto la calma di chi sa perfettamente che non si può tornare indietro nel tempo per modificare quanto accaduto: nulla potrà restituirgli il figlio e allora deve guardare avanti e farsi forza. «Siamo senza parole - ribadisce -. Le persone che conoscevano Stefano ci stanno vicine. Lo affronteremo insieme. Anche se non sappiamo come. Dobbiamo ancora capire di cosa abbiamo bisogno. Nessuno sa come fare in queste situazioni. Non ci sono precedenti».
Il dramma familiare, è in qualche modo il dramma dell’intera comunità. Lo è un po’ perché a Gorizia i Borghes sono molto conosciuti per il loro impegno negli ambiti del sociale e dell’associazionismo, e un po’ perché al posto di Stefano avrebbe potuto esserci qualsiasi altro bambino o ragazzo e l’immedesimazione dei genitori, di ogni genitore, è stata totale e automatica. In più, la stessa sorella di Stefano è una delle animatrici del centro estivo dei Salesiani.
Ieri mattina papà Roberto e mamma Daniela non avevano ancora potuto vedere il figlio. «Abbiamo cercato di capire dove l’avessero portato chiamando anche in Procura, ma ci hanno detto che per ora ci sono le indagini in corso e che dovremo attendere ancora un po’; che ci contatteranno loro; che potremo seppellirlo solo dopo l’autopsia».
A proposito di funerali e di lutto collettivo, in mattinata il sindaco Rodolfo Ziberna ha fatto sapere che l’amministrazione comunale sta «ragionando con la Curia», sull’eventualità di «celebrare i funerali di Stefano in un ampio spazio all’aperto, per consentire la presenza di persone nel rispetto delle prescrizioni contro il coronavirus». Il primo cittadino ha spiegato che l’ipotesi verrà sottoposta ai genitori. «Siamo stati subissati da appelli in tal senso da parte della comunità. Con le restrizioni attuali, la cerimonia funebre sarebbe riservata a poche persone, mentre la gente di Gorizia chiede di dare il suo saluto a Stefano sfruttando uno spazio aperto dove stare assieme senza rischi di contagio».
La partecipazione al dolore dei Borghes è stata davvero totale. Molti negozi hanno esposto un nastro nero all’esterno o all’interno dei locali in segno di lutto. Per questo, al di là di tutto, è facile immaginare che il giorno dell’ultimo saluto sarà presente una vera e propria folla.
Il dolore non si è limitato a Gorizia. Anche nella vicina Mossa l’amministrazione comunale ha espresso il proprio cordoglio dal momento che sia Stefano, sia la sorella erano stati allievi della locale scuola di musica. «Questa tragedia - si limita a spiegare il sindaco Emanuela Russian - è tante tragedie insieme. Penso alla famiglia che ha ricevuto un colpo terribile da cui è difficile rialzarsi, ma penso anche agli educatori, ai responsabili del centro estivo e a quelli del parco Coronini Cronberg. Già stavamo vivendo un periodo funesto, questo incidente ci ha dato il colpo finale».
E tra le vittime c’è appunto da considerare anche l’animatrice che aveva in custodia il gruppo di Stefano Borghes. Al di là di quello che sarà deciso in sede di indagini preliminari, per lei rimarrà da sopportare il peso della responsabilità. Il 22 luglio 2020 sarà difficile da cancellare dalla memoria, ma come hanno sottolineato diversi altri animatori, come è successo a lei, avrebbe potuto succedere a chiunque altro.
«Ai centri estivi - ricorda una mamma in proposito - sono sempre successi dei piccoli incidenti, sono inevitabili quando ci sono tanti bambini che giocano tutti assieme, ma sono sempre state cose di poco conto. Stefano conosceva benissimo il parco, c’era stato tantissime altre volte, e come lui anche gli altri ragazzini. Per questo è assurdo, e una tragedia simile non era immaginabile da nessuno».
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