Morte e distruzione nella Croazia centrale. Il terremoto rade al suolo un intero paese

Scossa di magnitudo 6,4. Almeno otto le vittime ma si continua a scavare fra le macerie di Petrinja. Allestita una tendopoli
I soccorsi nella zona iù colpita dal sisma del 29 dicembre vicino a Petrinja nella Croazia centrale
I soccorsi nella zona iù colpita dal sisma del 29 dicembre vicino a Petrinja nella Croazia centrale

ZAGABRIA Alle otto della sera, quando ormai la notte era calata su tutta la Croazia, altre due persone sono state estratte vive dalle macerie del centro storico di Petrinja, portando a sei il totale dei salvati.

Ed è questa l’unica buona notizia che emerge dalla giornata di ieri, una giornata altrimenti terribile, iniziata alle 12.19 con un sisma di magnitudo Richter 6,4 che nel giro di 20 secondi ha scosso tutta la Croazia centrale, facendo tremare la costa adriatica e la regione balcanica. Il «terremoto più forte mai registrato in Croazia», come è stato definito, è stato avvertito in Friuli Venezia Giulia (l’epicentro della scossa più forte è stato a più di 200 km da San Dorligo della Valle-Dolina), in varie zone d’Italia e di altri Paesi e ha avuto come epicentro proprio Petrinja, paese di meno di 25mila abitanti a circa 50 km a sud di Zagabria. Una località che ora giace quasi del tutto rasa al suolo, con le sagome delle abitazioni che spuntano tra i calcinacci. Il bilancio - da considerarsi purtroppo provvisorio mentre le attività di soccorso proseguono - parla di otto vittime e circa trenta feriti, di cui sei in gravi condizioni.

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Croatian soldiers and people clean rubble next to damaged buildings in Petrinja, some 50kms from Zagreb, after the town was hit by an earthquake of the magnitude of 6,4 on December 29, 2020. - The tremor, one of the strongest to rock Croatia in recent years, collapsed rooftops in Petrinja, home to some 20,000 people, and left the streets strewn with bricks and other debris. Rescue workers and the army were deployed to search for trapped residents, as a girl was reported dead. (Photo by Damir SENCAR / AFP)


«Il nostro centro storico è completamente distrutto», è stato il primo commento del sindaco di Petrinja, Darinko Dumbović: il 29 dicembre sarà ricordato come una «Hiroshima» per il suo Comune, ha aggiunto disperato. Sono crollate decine di abitazioni, ma anche l’ospedale locale e un asilo, fortunatamente vuoto al momento del sisma. La situazione però è grave anche nel resto della contea. La località di Glina con il sobborgo di Majske Poljane, a pochi chilometri a sud-ovest di Petrinja, conta da sola cinque delle otto vittime e, oltre alle case distrutte, ha visto il tetto della sua chiesa sfondato in pochi attimi.

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A Sisak, la città capoluogo della contea con circa 50mila abitanti, è stato invece danneggiato seriamente l’ospedale cittadino, poi parzialmente evacuato. Si tratta di piccole comunità, colpite ieri al cuore. Tra le vittime, riporta la stampa locale, figura una ragazzina di 12 anni, un giovane di 20 anni, un padre con il figlio, e altre tre persone, una delle quali travolta proprio dal crollo della chiesa di Majske Poljane.

La fuga da case e uffici e la corsa giù in strada. Trieste trema di paura
Abitanti di Trieste scesi in strada con borse e zaini davanti alla Questura dopo aver sentito il terremoto che ha scosso la Croazia centrale il 29 dicembre. Foto Andrea Lasorte


Dopo le 12.19, intanto, più di venti scosse di assestamento sono state segnalate, alcune con magnitudo superiore a 4 gradi. Una scossa è stata registrata con epicentro in Slovenia. Ma a impressionare è il fatto che la natura si sia accanita su questa area, dove poche ore prima - lunedì - già la terra aveva tremato, con la scossa più forte registrata proprio con epicentro vicino Petrinja, magnitudo 4,6. Già si contavano i danni, sperando che il peggio fosse passato. Ieri, invece, dopo una notte di scosse più lievi, il terremoto è tornato con forza devastatrice. E le prime valutazioni parlano di danni ingentissimi, in una zona peraltro già economicamente svantaggiata. Famosa all’epoca della Jugoslavia per le sue industrie pesanti, la contea di Sisak è infatti da anni alle prese con disoccupazione e emigrazione e adesso anche con un’urgente ricostruzione da abbozzare.



Ieri, subito dopo il sisma, dalla capitale croata sono arrivati a Petrinja e a Sisak sia il primo ministro Andrej Plenković che il capo di Stato Zoran Milanović, promettendo interventi rapidi e all’altezza delle necessità. Ma durante tutta la giornata la priorità è rimasta quella del salvataggio dei superstiti con la protezione civile, la Croce rossa e 300 militari dell’esercito con unità cinofile intenti a scavare tra le macerie, mentre nella caserma di Petrinja si allestiva una tendopoli per 500 persone.



Nel frattempo, tutta la Croazia si è adoperata in una catena di solidarietà: sono state aperte delle raccolte fondi, a Zagabria si sono raccolti abiti e oggetti di prima necessità mentre dalla costa sono arrivate le offerte di ospitare nelle seconde case le famiglie rimaste senza tetto. Ma molti abitanti delle aree più colpite dal sisma hanno preferito montare una tenda nel proprio giardino e passare lì la notte. —



 

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