Morte di Valentina, l'investitore presenta ricorso in Corte d'Appello
GRADISCA. La vicenda giudiziaria che è seguita alla tragica morte della gradiscana Valentina Pugliese non puo' ancora dirsi conclusa. Massimiliano Cesari, il 35enne di Mariano del Friuli che la sera del 17 novembre 2014 travolse con la propria automobile la 24enne barista nel pieno centro della cittadina della Fortezza per darsi poi alla fuga, ha infatti presentato ricorso alla Corte d'Appello di Trieste contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Gorizia che lo aveva condannato a 3 anni di reclusione, al risarcimento dei danni e alla sospensione di due anni della licenza di guida per omicidio colposo, fuga e omissione di soccorso. In primo grado il processo era stato celebrato su richiesta dell'imputato con rito abbreviato, il che aveva permesso a Cesari di giovarsi già in partenza di uno sconto di un terzo sulla pena inflitta. L'appello di Cesari, assistito dall'avvocato cormonese Renzo Pecorella, contesta la sentenza di primo grado praticamente su tutta la linea: dall'omessa concessione delle attenuanti generiche alla inammissibilità delle misure alternative al carcere e del beneficio della condizionale, al diniego di sentire la madre del Cesari come teste, passando per quella che il ricorso definisce "eccessività della pena irrogata" e per la costituzione a parte civile della famiglia Pugliese. Nella sentenza di primo grado la condotta di Cesari di quella notte venne definita "totale spregio di ogni piu' elementare regola di convivenza civile". Sullo sfondo, anche il "giallo" di quella lettera di scuse che Cesari continua ad asserire di avere spedito ai familiari di Valentina, e che i Pugliese assicurano di non avere mai visto in tutti questi lunghi mesi di composto dolore
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