Morta a 95 anni Costantinides, colta filantropa che amava Trieste

TRIESTE Da giovane era bellissima, così come l’aveva ritratta finemente nel ’56 in un busto lo scultore Nino Spagnoli. Un fisico sottile alla Audrey Hepburn, elegante, dinamica. L’energia a 360 gradi di Fulvia Costantinides si è spenta per sempre sabato scorso a Trieste, dopo un periodo d’infermità. Aveva 95 anni.
Instancabile animatrice della vita culturale della nostra città e collaboratrice de Il Piccolo per decenni, aspetto della sua poliedrica attività a cui teneva molto, è stata una grande benefattrice, assieme al figlio Fulvio, con generose donazioni ai Civici Musei di Trieste e al Comune. Nel ricordo dell’amato marito Giorgio, cui era molto legata, chimico di formazione e docente di Tecnologia del petrolio nel nostro Ateneo, che apparteneva a una famiglia greca, trasferitasi in città alla fine dell’Ottocento. Colta, indipendente e intraprendente, con la sua eclettica personalità ha rappresentato un esempio antesignano della nuova figura femminile del ’900.
«Una carissima amica e sostenitrice della nostra comunità, sempre presente ai vari eventi – ricorda Stelio Ritsos, presidente della Comunità Greco Orientale di Trieste –. Particolarmente gradita a noi è la Fondazione Giorgio Costantinides Grecia-Italia, da lei creata in memoria del marito, membro della Comunità e per diverse volte nostro presidente. Con gli eventi che organizzava, la Fondazione trattava argomenti che riguardavano la Grecia e la sua cultura. Ricorderemo sempre Fulvia con molto affetto». Per la Fondazione la Costantinides aveva infatti scritto, tra l’altro – come ricorda il figlio Fulvio – assieme a Betty Rosati Rizzi, anche molti testi dedicati alla terra d’origine del marito e aveva redatto la traduzione in italiano del libro intitolato “La pittura greca dell’Ottocento”, una guida della pinacoteca nazionale, originariamente scritta in greco dalla direttrice della National Gallery di Atene, Marina Lambraki-Placa, in riferimento alla pittura del XIX secolo, creata dopo la fine della guerra dell’indipendenza greca.
«È stata una grande mamma, – rammenta ancora il figlio – oltre che una grande donna per tutta la città. È stata “tutto” e credo abbia un curriculum più lungo di Francesco Giuseppe». Era nata a Genova nel 1924 e il cognome della famiglia d’origine era Giugia. Figlia del direttore generale del Lloyd Triestino e poi amministratore delegato dell’Adriatica di Navigazione di Venezia, si era trasferita a Trieste in giovanissima età, in seguito agli incarichi professionali del padre. Qui aveva incontrato il marito Giorgio, scomparso nel 1992, evento che aveva lasciato nel suo cuore un grande vuoto, colmato nel tempo dal fatto di essere nonna di due nipotine e bisnonna di due pronipoti.
Personalità dall’eloquio schietto e spesso colorito da alcune espressioni verbali non proprio “borghesi” e amante delle arti, Fulvia è stata un’appassionata collezionista e ha donato poi le proprie raccolte al Comune, tra cui ricordiamo quelle di vasi da notte, della bigiotteria d’autore, delle acquasantiere e i press papier (o fermacarte), cui dedicava poi – da penna fine quale era – dei libretti esplicativi. Ma ancor più importanti sono stati i suoi interventi di munifica mecenate, tra i quali il finanziamento del restauro di palazzo Sartorio e in particolare della sala conferenze intitolata al marito e dei disegni del Tiepolo, la donazione di opere d’arte, arredi e gioielli, il restauro del monumento di Verdi in piazza San Giovanni, quello della Fontana dei quattro continenti in piazza Unità, l’allestimento del Museo di Storia Patria e del Museo teatrale “Schmidl” e il restauro di antichi mosaici romani presenti a San Giusto.
«Aveva mille interessi che spaziavano su tutto – ricorda ancora il figlio –, molti anni fa si era occupata anche della Mostra del fiore e dei giovani esploratori e in lei spuntava sempre qualche nuovo campo d’azione». E come non ricordarla quando, puntualmente, ogni Natale, allestiva per la tradizionale festa degli auguri, con delle idee sempre nuove, l’albero al Circolo della Stampa, di cui era presidente onorario. E in un’occasione gli addobbi furono realizzati, in maniera molto oculata, com’era da lei, proprio con la carta di giornale. Spirito effervescente, aveva partecipato anche a varie trasmissioni radiofoniche e sono rimasti celebri i mercoledì del Circolo della Stampa da lei curati con ospiti del mondo della cultura, della scienza e della medicina.
Fan dell’associazionismo, era socia dell’Accademia Italiana della Cucina da quarant’anni e da molto del Rotary Club Trieste. Era stata inoltre, tra i fondatori dell’Unicef Italia, del locale Soroptimist, dell’Inner Wheel, socia dell’Alliance Française, presidente onoraria del Gei regionale e di vari sodalizi, medaglia d’oro della Camera di commercio, San Giusto di bronzo, membro del comitato della mostra del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole fondato da Aldo e Donatella Pianciamore. E nel 2009 le era stata conferita dal sindaco Roberto Dipiazza la Civica benemerenza del Comune «per l’amore incondizionato per Trieste». In una vita rivolta “verso l’altro”, vissuta all’insegna dell’entusiasmo e del concetto di comunicazione. Le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata. —
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