Morirono carbonizzati dopo lo schianto sul Vallone. Sloveno condannato a due anni e 4 mesi

Kristjan Povodnik invase la corsia sul Vallone: le vittime Davorino Zanier di Doberdò e il monfalconese Mauro Fabbro
Bumbaca Gorizia 14_02_2020 Vallone altarino incidente due morti © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 14_02_2020 Vallone altarino incidente due morti © Foto Pierluigi Bumbaca

MONFALCONE È stato condannato a 2 anni e 4 mesi il ventisettenne sloveno Kristjan Povodnik, residente a Kostanjevica Na Krasu Miren (Merna), a fronte del rito abbreviato. L’accusa è quella di omicidio stradale plurimo, aggravato dalla guida in stato di ebbrezza.

Si tratta dell’incidente stradale che era avvenuto il 5 gennaio 2019 all’imbocco della strada del Vallone, nel quale avevano perso la vita il 52enne Davorino Zanier, di Doberdò del Lago, dipendente della Logyca Umf, azienda del porto, ed il monfalconese Mauro Fabbro, di 59 anni.

A bordo di una vecchia Ford Escort, dopo l’impatto, i due uomini erano stati avvolti dalle fiamme scaturite dal veicolo. Un terribile incidente stradale, i corpi erano stati rinvenuti carbonizzati. Povodnik aveva riportato gravi lesioni, ed era stato trasferito all’ospedale di Cattinara. A scatenare l’impatto tra le vetture era stata l’invasione di corsia da parte del giovane sloveno.

Martedì, al Tribunale di Gorizia, il gip Carlo Isidoro Colombo, in accoglimento dell’istanza da parte della difesa, rappresentata dall’avvocato Samo Sanzin, del rito abbreviato, che consente la riduzione di un terzo della pena, ha pronunciato la sentenza. Due anni e 4 mesi, dunque, il pubblico ministero Ilaria Iozzi ne aveva richiesti due.

Un procedimento in assenza di parti civili. I congiunti di Zanier, i genitori, il fratello e la moglie sono stati risarciti prima del processo. L’udienza martedì è iniziata verso le 14.30, attorno alle 16 il gip Colombo ha dato lettura del dispositivo in ordine alla condanna. Alla base del terribile incidente stradale c’è stata l’invasione di corsia da parte del giovane sloveno.

L’aggravante circa lo stato di ebbrezza alcolica è stata contestata in quanto il tasso alcolemico rilevato era stato di 0,87 grammi per litro, poco oltre la soglia dello 0,8 gr/l entro la quale si parla invece di illecito amministrativo. Un superamento quindi di 0,07 gr/l, tali da applicare la punibilità penale.

Condanna senza sospensione condizionale, pertanto, qualora passasse in giudicato, sarebbe da scontare. Il difensore, avvocato Sanzin, che ha preannunciato l’impugnazione della sentenza in Appello, ha osservato: «Ai fini delle attenuanti vanno prese in considerazione il rito abbreviato, l’incensuratezza del mio assistito, nonché il risarcimento del danno ai congiunti di Zanier, avvenuto prima dell’avvio del processo.

Non si conosce il motivo per cui Povodnik quella notte aveva perso il controllo della sua vettura, fatto sta che aveva invaso la corsia di marcia provocando l’incidente stradale. All’elemento oggettivo di responsabilità, purtroppo, si è aggiunta anche l’imprevedibile fatalità dell’incendio della Escort nella quale viaggiavano le vittime – ha aggiunto il legale –. Se non si fosse trattato di una vecchia auto, forse non avremmo celebrato un processo per omicidio stradale plurimo.Una serie di circostanze negative ha determinato il brutto incidente. Povodnik aveva subito gravi lesioni, con postumi permanenti di tipo psico-fisico. È padre di famiglia, ha tre figli, di 6 anni, 3 anni e dieci mesi». Il legale ha quindi affermato: «Faremo appello, al fine di cercare di ridurre la pena».

Quella notte del 5 gennaio 2019, tra sabato e domenica, l’impatto s’era consumato all’altezza di Gabria, frazione di Savogna d’Isonzo. Povodnik, alla guida di una Renault Clio, lungo un tratto rettilineo aveva invaso la corsia opposta di marcia nel momento in cui sopraggiungeva la Escort, che procedeva da Gorizia verso Trieste. Un impatto frontale, poi il levarsi delle fiamme. La Ford Escort non era dotata dell’interruttore inerziale che permette di interrompere il flusso di carburante in caso di incidente stradale, l’assenza di questo dispositivo di sicurezza, potrebbe aver facilitato l’innescarsi furioso delle fiamme.—

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