Morì travolto dalla voltafieno a Gorizia: due condanne da 14 mesi
GORIZIA Due condanne a un anno e due mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena, un risarcimento provvisionale ai familiari delle vittime di 175 mila euro e una sanzione di 45 mila euro per l’azienda. È quanto deciso dal giudice nella sentenza di primo grado relativa alla morte di Milovan Stevanovic, il 68enne sloveno che nel novembre 2015 fu colpito dai “denti” della macchina voltafieno sulla quale stava operando l’allora 75enne Saverio Humar, rimanendo ucciso.
Di fronte al giudice Concetta Bonasia, a rispondere dell’accusa di omicidio colposo con Saverio Humar anche il figlio Devid, in quanto rappresentante legale del Centro Zootecnico Goriziano, la cooperativa, che si occupava dello sfalcio dell’erba dell’aeroporto “Duca d’Aosta”. La pubblica accusa, rappresentata dal vice pretore onorario Gianluca Brizzi, aveva chiesto per entrambi 3 anni di reclusione e per la società una sanzione di 105 mila euro. Per quest’ultima l’avvocato Andrea Finizio aveva chiesto la non sussistenza della responsabilità del centro Zootecnico.
L’incidente era avvenuto proprio durante l’attività all’interno dello scalo di via Trieste. Secondo le ricostruzioni Saverio Humar avrebbe acceso il trattore attivando in quel modo anche il meccanismo del rimorchio voltafieno e, a quel punto, le raggiere delle pale si erano messe automaticamente in moto, cominciando a girare velocemente. Il sessantottenne di Merna si trovava però nel campo d’azione del macchinario e non aveva potuto fare niente per evitare d’essere colpito alla fronte, rimanendo ucciso.
Nel concedere la sospensione della pena, il giudice Bonasia ha però riconosciuto una provvisionale di 100 mila euro per la vedova e di 75 mila complessivi per il figlio e le nipoti di Stevanovic.
Sul fronte della difesa l’avvocato Dario Obizzi nel riservarsi ogni commento a dopo la lettura delle motivazioni della sentenza, si è limitato ad anticipare il ricorso in appello. Sul fronte opposto, l’avvocato StefanoTigani, legale del figlio e delle due nipoti della vittima, ha invece espresso soddisfazione per la sentenza, ma ha anche evidenziato che «gli infortuni sul lavoro sono una piaga che va combattuta con ogni forma»: «Nessuno riporterà con noi Milovan, ma almeno gli è stata data giustizia», le sue parole, alle quali si sono aggiunte quelle dell’avvocato Marco Mizzon, legale della vedova di Stevanovic: «Questa sentenza è il frutto di una minuziosa attività durata anni in cui anche la Procura della Repubblica ha fatto un eccellente lavoro. Non ho dubbi che nelle motivazioni troveremo una lettura equilibrata di questo triste evento. Conto che la famiglia Humar voglia, comunque, provvedere spontaneamente al ristoro dei danni patiti. Sappiamo tutti, però, che nulla potrà mai risarcire la mancanza di un congiunto»
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