Morì dopo l’intervento del 118: tutti assolti dopo quasi 5 anni
GORIZIA Assolti perché il fatto non sussiste. Sentenza con formula piena, quella pronunciata ieri dal Tribunale di Gorizia, nei confronti dell’infermiera professionale Maida Visintin, l’autista soccorritore Manuel Movio e la soccorritrice volontaria Patrizia Ferretti. A 4 anni e 9 mesi dalla penosa vicenda che era culminata nella morte di Potito Venuto, 81 anni, circa un’ora e mezzo dopo il rientro dell’ambulanza, stroncato da un infarto nella propria abitazione, il giudice monocratico Marcello Coppari ha stabilito che non vi sono responsabilità nei confronti dell’equipe alla quale era stata contestata l’omissione di soccorso. Dunque, l’attacco cardiaco risultato fatale all’anziano è stato una drammatica “coincidenza”. L’udienza è iniziata poco dopo le 14, dedicata alle repliche delle parti, il pubblico ministero Mary Mete e i difensori, gli avvocati Riccardo e Antonio Cattarini a rappresentare rispettivamente Visintin e Movio, nonché l’avvocato Francesca Negro. Alle 15 la sentenza. Il pm aveva richiesto una sola condanna, 4 mesi con le attenuanti nei confronti dell’infermiera professionale e l’assoluzione perché il fatto non sussiste per l’autista e la soccorritrice volontaria.
La pubblica accusa aveva sostenuto che l’anziano era soggetto a problemi di salute e crisi che avevano comportato ricoveri ospedalieri, pregressi di cui si sarebbe dovuto tener conto quella sera del 9 gennaio 2015, nel momento di decidere sul trasferimento all’ospedale. E il rifiuto del paziente, sottoscritto nella scheda in condizioni di sofferenza, non poteva bastare, poiché il quadro generale dello stato di salute «suggeriva altro» rispetto ai valori riscontrati come non preoccupanti. Nell’associarsi al pm, il legale di parte civile ha sottolineato che «la firma “patologica” e lo stato di patimento dell’anziano rappresentavano gli estremi per un’oggettiva situazione di pericolo».
L’avvocato Antonio Cattarini ha ricordato che l’ambulanza era partita alla volta dell’abitazione in codice verde. L’attacco cardiaco intervenuto un’ora e mezza dopo il rientro dell’equipe è stato «un evento imprevedibile e rapidissimo». Né potevano i sanitari decidere in base ai pregressi clinici del paziente, valutazioni che «sono proprie di un medico». «Venuto viveva in stato di perenne sofferenza. Dov’era il pericolo concreto, come si fa a determinarlo?», ha osservato il legale. L’avvocato Riccardo Cattarini ha evidenziato: «Il processo non si sarebbe dovuto celebrare. La morte di Venuto è stata una strana coincidenza». E poi «la perizia sulla firma per la quale era già caduto il reato di falso», ha osservato.
L’avvocato Negro s’è associata alle considerazioni dei colleghi. «La soccorritrice volontaria Ferretti – ha aggiunto – non aveva titolo, né competenza per valutare lo stato del paziente e l’eventuale pericolosità», ribadendo che il decesso, improvviso, era intervenuto un’ora e mezza dopo il rientro dell’ambulanza. Il legale ha espresso soddisfazione per l’esito della sentenza: «Lo stesso pubblico ministero aveva richiesto l’assoluzione per Ferretti e Movio». L’avvocato Antonio Cattarini ha argomentato: «Abbiamo sempre sostenuto che sarebbero stati tutti assolti, senza distinzione perché l’accusa era insussistente. Inoltre, non è emerso nulla di più da parte della pubblica accusa nel corso dell’istruttoria dibattimentale».—
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