Moretti: «Prende i soldi e scappa». Panontin: «Ordini leghisti»
Una marea di reazioni. Il primo a farsi vivo è il capogruppo dem in Consiglio regionale Diego Moretti: «Un atto esclusivamente politico che evidentemente fa presagire - dice - un assoluto cambio di strategia rispetto alla lealtà istituzionale. Vogliono affossare una legge, è partita la campagna elettorale per le regionali...». Salva Forza Italia non la Lega l’esponente del Pd, che poi fa i conti in tasca al Comune di Monfalcone: «Mi risulta che abbia già incassato i fondi del sociale e adesso cosa faranno, non erogheranno più i servizi?». Il deputato leghista Massimiliano Fedriga, invece, plaude a Cisint e soci: «È stato dimostrato che, ancora oggi, Davide può battere Golia». Definendo l’uscita dall’Uti un’«ottima prova di coraggio a fronte dei continui ricatti politici esercitati dalla Regione». Sulla stessa lunghezza d’onda Renzo Tondo: «Monfalcone fuori dall’Uti? Sta implodendo una riforma profondamente sbagliata concettualmente, e drammaticamente gestita politicamente. Assistiamo al misero crollo di un gigante dai piedi d’argilla».
In aula, dietro ai banchi del Pd, c’era il segretario provinciale dem Marco Rossi che attacca assieme al collega di partito Michele Fappani: «La Cisint questa volta ha preso un abbaglio colossale e mostrato una totale cecità politica. Ma come, Monfalcone aveva finalmente la possibilità di essere guida e punto di riferimento per l’intero Mandamento della sinistra Isonzo e lei preferisce accontentarsi di una Monfalcone isolata e priva dell’ambizione di essere capoluogo? Sembrerebbe un film surrealista se non fosse vero».
In serata arriva anche il “papà” della riforma, l’assessore regionale Paolo Panontin tra l’altro ex leghista: «Un sindaco dovrebbe avere come prima cura l'interesse del suo comune e dei suoi cittadini, invece per Cisint vengono prima gli ordini di scuderia della Lega. Tutto questo non è all’altezza della tradizione istituzionale dei nostri amministratori».
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