Montezemolo: è stato un grande del made in Italy
Antonini: imprenditore appassionato e geniale. Parisi: simbolo positivo del nostro Paese
Con Ernesto Illy scompare un vero protagonista del made in Italy. Nel mondo confindustriale e in quello delle grandi famiglie dell’economia triestina c’è il senso di una grande privazione. Ernesto Illy era persona dal dinamismo eccezionale, nonostante l’età avanzata. Un genio dell’innovazione ma anche dotato di una colta sensibilità che lo ha portato a girare il mondo, i Paesi dei piccoli produttori, in quella che è stata la passione della sua vita, il caffè. Ernesto Illy, proprio in questi giorni, aveva avviato le consultazioni nella base confindustriale per scegliere il candidato alla successione di Montezemolo. Fra i tre saggi (gli altri due sono Luigi Attanasio e Antonio Bulgheroni) aveva ottenuto il maggior numero di voti con il 90% dei suffragi. Un segno della sua popolarità nel mondo confindustriale. Fu sempre lui a tastare il polso alla galassia degli imprenditori nel 2004 quando fu poi nominato presidente Montezemolo.
«Con Ernesto Illy scompare uno straordinario imprenditore, un grande protagonista del made in Italy nel mondo e una persona che ha saputo diventare un punto di riferimento nel sistema associativo, dove ha ricoperto importanti incarichi con spirito di servizio, grandi capacità e riconosciuto equilibrio». questo il ricordo del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Montezemolo, molto legato alla famiglia, esprime «il più profondo cordoglio di tutti gli imprenditori italiani alla famiglia Illy».
Illy era anche presidente di Centromarca, l'associazione che raccoglie oltre 200 aziende di prodotti di marca con un giro d' affari superiore ai centomila miliardi di lire. Per Francesco Parisi, nome storico di una grande famiglia di spedizionieri triestini, Ernesto Illy era una figura assolutamente carismatica conosciuta in tutto il mondo: «Sono colpito da questa scomparsa improvvisa. Era un uomo molto attivo e presente e rappresentava a livello internazionale molto bene la città». Continua Parisi: «Ernesto Illy rappresentava tutte le aziende familiari di elevata qualità, convinto che il successo di una azienda si possa ottenere solo attraverso lo sviluppo e valorizzando l’innovazione e la ricerca. Era uno dei simboli positivi del nostro Paese, e purtroppo non sono molti. Il fondatore di una grande famiglia imprenditoriale triestina. Aveva la passione della ricerca continua per il miglioramento».
Corrado Antonini presidente degli industriali triestini aveva incontrato Ernesto Illy di recente come saggio di Confindustria: «Avevamo appuntamento proprio nei prossimi giorni per discutere l’orientamento dell’industria triestina sul nome del nuovo candidato a presidente degli industriali. Sono amareggiato. Con Ernesto Illy scompare un gentiluomo di altri tempi, un imprenditore appassionato e innovativo, fulgido esempio di quel capitalismo familiare, che è riuscito a affermarsi nel mondo con un marchio vincente, con lui Trieste perde una delle sue figure più rappresentative, l’industria italiana un personaggio esemplare per la sua saggezza e il suo impegno anche a livello associativo».
Massimiliano Fabian, presidente della Qualicaf Trieste Srl (consorzio di produttori triestini), è molto scosso: «Ernesto Illy era un grande scienziato del caffè, una persona che si è sempre dedicata con entusiasmo ed energia alla propria azienda e che nonostante la sua età aveva un grandissimo entusiasmo» Fabian racconta di avere incontrato l’ultima volta Ernesto in Brasile: «Di recente era molto attivo nel realizzare progetti di sviluppo del caffé in Etiopia. cercava di creare circoli virtuosi, anche finanziari per esempio attraverso l’Onu, per aiutare i piccoli produttori dei Paesi nei Paesi poveri. Vedeva le coltivazioni di caffé come uno fonte di sviluppo e di affrancamento dal sottosviluppo».
E c’è chi ricorda quanto ha dichiarato tempo fa Ernesto: «Tutti preferiscono vivere in un mondo prevedibile, ma la natura è per larga parte imprevedibile. Cerchiamo almeno di ridurre la nostra incertezza attraverso l'etica».
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