Montebello in crisi, i driver costretti a pulire i cavalli
Cavalli nei box: una trentina, quando lo spazio a disposizione ne potrebbe ospitare più di 200. Scuderie presenti: sette. Artieri: nessuno. Tutto il lavoro - anche i compiti più elementari, quelli solitamente riservati a coloro che si avviano alla dura carriera dell’aiutante di scuderia - è sulle spalle dei pochi driver rimasti, costretti a fare tutto da soli.
L’ippodromo di Montebello sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua lunghissima storia, proprio a pochi mesi da una data storica: il 4 settembre del 2012 l’impianto celebrerà i 120 anni di attività. Ma non si stapperà spumante quel giorno, se la situazione dovesse rimanere quella attuale. La crisi dell’ippica, che coinvolge da tempo l’intero settore a livello nazionale, non risparmia la piazza triestina, sede storica del trotto dove gli appassionati sono ancora tanti, anche se disdegnano le gradinate di Montebello e preferiscono la comodità della poltrona di casa, davanti ai canali che trasmettono le corse in diretta o l’immediatezza del gioco garantita dalle sale corse.
Molti i fattori che stanno alla base di questo stato di cose: il netto calo dei montepremi, che rappresenta il sostegno per tutti coloro che lavorano nel mondo dell’ippica; la crisi economica diffusa, che scoraggia anche i potenziali acquirenti di cavalli da corsa; l’aumento dei costi, dai trasferimenti nei vicini ippodromi del Veneto, come Treviso e Padova, all’approvvigionamento del mangime e dei medicinali; la concorrenza che portano tutti i giochi messi in piedi negli ultimi anni e che distolgono risorse dalle scommesse sui cavalli.
«Al mattino, quando andiamo in pista – spiega Nicola Esposito, presidente dei driver professionisti del Friuli Venezia Giulia e il più anziano fra i guidatori ancora in attività, con quasi mezzo secolo di corse alle spalle – è una tristezza. Siamo rimasti pochissimi, del resto oggi non c’è stimolo nel comperare cavalli, allevarli e allenarli. I costi sono sempre più alti e i ritorni scarsi e costantemente in discesa, legati fra l’altro a vittorie e piazzamenti che è sempre più difficile ottenere in quanto la concorrenza comunque è aumentata. Si corre per guadagnare poche decine di euro». Ecco perché i driver di Montebello sono costretti a fare tutto da soli: «Non avrei certamente la possibilità di mantenere un artiere, come accadeva in passato – aggiunge Esposito – perciò devo fare tutto da me, anche i lavori più umili, come rifare il letto di fieno sul quale i cavalli riposano quando non sono in pista, pulire le stalle, gestire finimenti e sulky».
Claudio De Zuccoli, che appartiene alla generazione di Esposito, è rassegnato: «Avevo cinque cavalli in scuderia, che gestivo da solo e con l’aiuto di mia figlia Maria, che corre nei gentleman e viene ad allenare quando riesce a sottrarre qualche ora al suo tempo libero, perché fa un altro lavoro», evidenzia il driver: «Adesso sono passato a quattro cavalli, ma ho in animo di tenerne solo due, che dovrò seguire con le mie sole forze. Se non facessi in questo modo, l’impegno finanziario diventerà insostenibile».
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