Montebello, driver alla fame I proprietari si dileguano
di Ugo Salvini
Nel gelo. Senza prospettive. Senza incassi. Senza corse da quasi 40 giorni per lo sciopero indetto dalla categoria a livello nazionale. Sono allo stremo i driver di Montebello. Costretti ad allenare comunque i cavalli presenti nei box, una cinquantina in tutto, unica risorsa rimasta a loro disposizione, su una pista resa ghiacciata dal freddo polare di questi giorni e spazzata da una bora che taglia, i guidatori di stanza nell’ippodromo triestino stanno vivendo una delle stagioni più difficili di sempre. Paradossalmente, il 2012 doveva diventare una stagione di celebrazioni: la pista fu inaugurata nel 1892, e i 120 anni di vita avrebbero dovuto rappresentare un momento di festa per quella che è la pista più vecchia d’Italia, sulla quale hanno corso Muscletone, Tornese, El Nino, detentore del record assoluto di velocità per l’impianto, il mitico Varenne. «Invece siamo qui a riflettere sulla nostra situazione – spiega Carlo Schipani, grande artigiano del trotto, preparatore, allenatore e guidatore con quasi 40 anni di attività sulle spalle – a consultare quotidianamente i siti internet che ci riguardano, nella speranza di trovare una notizia positiva, che non arriva mai. I proprietari sono scomparsi quasi del tutto – aggiunge – e i cavalli siamo costretti a rilevarli noi. Ma allenarli, rifocillarli, curarli, costituisce un costo e quando non si corre tutto diventa difficile». E i cavalli mangiano un po’ meno.
Ha dell’incredibile la vicenda di Claudio De Zuccoli, storico driver di Trieste, che condivide con Nicky Esposito il ruolo di “anziano” di Montebello. «Per la prima volta non ho percepito la pensione, comunque molto bassa, dopo più di 40 anni di attività – rivela – perché la nostra Cassa di previdenza è in difficoltà finanziarie. E’ un ritardo che mette in ginocchio, visto che nel frattempo non si corre». Eppure De Zuccoli, che vede da vicino la settantina oramai, ogni mattina è puntuale in sulky, per allenare i pochi cavalli rimasti nella sua scuderia: «Ci vado con qualsiasi tempo – rivela – non ho alternative». Nicky Esposito è il rappresentante regionale dei driver e ha partecipato alla manifestazione di protesta a Roma, a gennaio, e all’ultima riunione dei driver, a Bologna: «Purtroppo nemmeno in questa occasione – confessa con amarezza – siamo riusciti a trovare la necessaria unità. Anzi – prosegue con evidente rabbia – c’è qualcuno che vorrebbe riprendere a correre. Ma se facciamo così, vanifichiamo tutto quello che abbiamo fatto finora».
Ma la crisi non è solo per i driver: l’ippodromo garantisce lavoro anche agli impiegati della Nord Est, la spa che gestisce l’impianto di Trieste e quello di Treviso. Oramai sono ridotti all’osso come numero e le prospettive sono inquietanti: «Stiamo smaltendo le ferie arretrate, per fortuna parecchie – spiegano l’handicapper, Salvatore Fichera e Marco Marzulli, factotum dell’impianto – ma se non si torna a correre saranno guai». L’incubo è la cassa integrazione, con una sensibile riduzione dello stipendio. E sono a casa dal primo gennaio anche tutti coloro che lavorano a gettone nelle giornate di corse. Quel piccolo ma indispensabile esercito formato da addetti alle casse, alla sorveglianza, ai servizi, una cinquantina di persone in tutto che, nelle giornate di apertura dell’ippodromo, vengono a conquistarsi un arrotondamento alla pensione o allo stipendio principale».
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