Monte Grisa, sfumati 535mila euro romani. Resta solo la Regione

Il direttore regionale per i Beni culturali Martines ricorda: «Soldi ministeriali revocati già nel 2009 per altre urgenze»
Lasorte Trieste 05/11/11 - Monte Grisa, Lavori
Lasorte Trieste 05/11/11 - Monte Grisa, Lavori

TRIESTE

A Monte Grisa non resta altro che pregare per una lunga ed abbondante prosperità - economica s’intende, benché sia improbabile visti i tempi che corrono - della Regione. L’ente cioè che ha messo per ora sul piatto l’acconto - da un milione e 230mila euro - tale da consentire lo svolgimento dell’attuale lotto di primo recupero e messa in sicurezza del Tempio Mariano, oggi appunto ingabbiato dalle impalcature.

Il progetto di recupero integrale e a lungo termine del Santuario firmato a suo tempo dall’architetto di Vittorio Veneto Fabio Nassuato - progetto che evoca investimenti per quattro milioni totali - non può più contare infatti sui 535mila euro all’epoca annunciati dallo Stato, che li avrebbe dovuti veicolare attraverso il ministero per i Beni culturali. La posta è stata ben che cancellata per sopravvenute altre priorità ed esigenze di portafogli del dicastero. Nulla osta a riprovarci, col gigante romano. Ma ha i suoi tempi, quello. E non v’è certezza.

A mettere in chiaro, carte protocollate alla mano, che lo stanziamento non è più valido, è l’attuale direttore per i Beni culturali del Friuli Venezia Giulia, l’architetto Giangiacomo Martines, l’interfaccia ministeriale che avrebbe dovuto girare a sua volta quei soldi, qualora Roma glieli avesse concessi, alla Curia triestina. «La legge finanziaria del 2007 - precisa Martines - all’articolo 1 comma 1.138 aveva previsto interventi di tutela, poi convertiti in un decreto ministeriale del 5 settembre 2007, in virtù del quale erano stati stanziati 535mila euro per il restauro e la valorizzazione del Santuario di Monte Grisa».

Il responsabile del procedimento era stato individuato nell’architetto Roberto Di Paola, allora proprio direttore regionale per i Beni culturali, ovvero il precedessore di Martines, il quale aveva tenuto in proposito - aggiunge lo stesso Martines - «numerosi e positivi incontri con la Commissione diocesana per l’arte sacra». Ma, sul più bello, «il finanziamento fu completamente revocato». Motivo: mentre si stava mettendo a punto l’attuazione delle intenzioni progettuali - attuazione che, proverbialmente, vuole i suoi tempi - caso volle che il ministero, a caccia urgentemente di soldi per altri progetti in fase più avanzata o diventati nel frattempo più impellenti, decidesse per una ricognizione delle opere finanziate ma formalmente non ancora partite e dei relativi fondi non ancora impiegati. E così, ricorda Martines, «il 5 marzo 2009» ecco il provvedimento di revoca in seguito a «revisioni di spesa finalizzate alla copertura di altre esigenze più urgenti».

«Purtroppo - il commento dell’attuale direttore regionale per i Beni culturali - si tratta di situazioni non così frequenti come possono apparire. Però, di tanto in tanto, succedono. Il ministero si muove in questo modo perché i fondi disponibili, da un punto di vista generale, non restino fermi». «Ciò non vuol dire - chiude Martines - che un’istanza di finanziamento non possa essere riproposta, affinché lo stesso lavoro dell’architetto Di Paola non sia un lavoro perso».

Tentar non nuoce, insomma. E mentre dalla Diocesi, pur tentato di contattare il vicario generale don Pier Emilio Salvadè, non esce parola, proseguono nelle segrete stanze della politica i contatti per strappare alla Regione, ora che siamo vicini alla discussione sul bilancio di previsione 2012 dell’amministrazione Tondo, un nuovo finanziamento vicino al milione e 230mila euro già arrivato. Il pidiellino del Consiglio regionale Bruno Marini ha già promesso il suo impegno. Ma i triestini di maggioranza - è presumibile - troveranno sponda, su tutti l’altro cattolico, ma del Pd, Sergio Lupieri, pure lui attivo sul primo stanziamento regionale, anche tra i concittadini che siedono tra i banchi dell’opposizione.

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