Monito a Trieste libera: «È illegale l’utilizzo dei simboli dell’Onu»
Il Movimento Trieste Libera non ha alcuna facoltà legale di utilizzare i simboli dell’Organizzazione delle Nazioni Unite associandoli a quelli propri e anche l’asserita responsabilità penale e civile dei giudici italiani verso la Corte mondiale di Giustizia, organismo dell’Onu con sede all’Aia, nei Paesi Bassi, non ha alcuna base giuridica.
Si tratta quindi di speculazioni politiche che non hanno alcuna validità reale. Come la circostanza di volersi appellare a tale Corte per vedere riconosciuti i trattati internazionali e le loro clausole in base ai quali, come ebbe a dire di fronte ai suoi attivisti e simpatizzanti il leader del Movimento Fabio Giurastante, il Territorio libero di Trieste è giuridicamente in essere o rivendicabile per vie legali.
Ad affermarlo, per conto delle Nazioni Unite, è Fabio Graziosi, responsabile per l’Italia, la Repubblica di San Marino e lo Stato Città del Vaticano dell’Unric (United Nations Regional Information Centre for Western Europe), il Centro d’informazioni dell’Onu per l’Europa Occidentale, con sede a Bruxelles.
«Fin dalla loro fondazione - inizia Graziosi - le Nazioni Unite si sono date dei simboli e una bandiera, fissando le regole e i limiti del loro utilizzo. Sono molto stringenti, addirittura per le Organizzazioni non governative di volontariato umanitario che cooperano, anche sul campo, con le varie istituzioni onusiane. Figuriamoci nel caso del Movimento Trieste libera, che è un movimento poltico».
«Il Regolamento sull’uso della bandiera e dei simboli dell’Onu - continua poi il funzionario internazionale - specie agli articoli 5, 7 e 10 prevede norme severe sul loro utilizzo: il Movimento Trieste Libera non può utilizzarli in alcun modo. Lo affermo perché su questo caso specifico che si sta verificando in Italia, nel Friuli Venezia Giulia, abbiamo richiesto il parere dei nostri esperti legali a New York. Che lo hanno confermato: non ci sono i presupposti per utilizzare i nostri simboli».
I regolamenti del Palazzo di Vetro descrivono in maniera dettagliata l’utilizzo e addirittura la precedenza della bandiera Onu nei vari casi di occasioni internazionali tra Stati o tra Organizzazioni governative internazionali o tra le due tipologie. Anche le Organizzazioni governative e le Non governative che vogliono associare la loro immagine o una loro specifica attività all’Onu devono sottoporre alla stessa Onu una domanda, il cui iter dura non meno di qualche mese e non sempre dà un esito favorevole. Mai nel caso di movimenti politici: le Nazioni Unite sono infatti “super partes”.
«Abbiamo visionato anche alcune fotografie scattate a Trieste - continua ancora Graziosi -: è grave che l’Onu sia associata a un partito o a un movimento, come nel caso di Trieste Libera. Stiamo valutando ora se non sia il caso di intervenire al Ministero degli esteri italiano, e prenderemo informazioni se lo stesso ha avanzato al Consiglio di sicurezza o all’Assemblea generale Onu una richiesta di chiarimenti».
E il funzionario, a proposito di regole stringenti, cita quasi un paradosso: «Perfino noi dell’Unric abbiamo creato un nostro logo, diverso da quello “universale” delle Nazioni Unite, per poterlo gestire più liberamente».
Anche per quanto riguarda la Corte mondiale di Giustizia dell’Aia, Graziosi conferma: «Ha un ruolo arbitrale tra Stati ufficialmente riconosciuti e aderenti a uno specifico Trattato di riconoscimento della Corte stessa. Non tratta casi che coinvolgano privati o movimenti politici. Anche affermare che i giudici italiani rispondono penalmente e civilmente alla Corte Onu è un falso».
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