Monfalconese scomparsa da cinque mesi

MONFALCONE Una monfalconese di 64 anni, Maria Maar, conosciuta come “Marisa”, residente in un appartamento al quinto piano di un condominio in viale Verdi, al civico 9, non dà notizie di sè da quasi 5 mesi. Una scomparsa che rimane sospesa nel limbo.
Di lei si sono perse le tracce dal 25 novembre dello scorso anno, quando l’unica figlia, assieme al compagno, avevano presentato denuncia ai carabinieri della Compagnia. Che fine abbia fatto la donna, originaria di San Dorligo della Valle e da dieci anni residente a Monfalcone, rimane avvolto nel mistero. Gli inquirenti stanno lavorando mantenendo aperte tutte le ipotesi, senza escludere neppure che si possa trattare di un allontanamento volontario. Ma ciò che preoccupa è l’assoluto silenzio di “Marisa”.
Nessun messaggio, nessuna telefonata ai familiari evidentemente molto preoccupati. La figlia ha tentato ripetutamente di chiamarla al cellulare, rimasto muto. La modesta pensione, che la donna regolarmente andava a ritirare in banca, non era stata prelevata. Le ultime notizie di “Marisa” s’erano fermate al 20 novembre scorso, quando la figlia, che regolarmente manteneva i rapporti con la madre, aveva avuto il suo solito scambio di saluti.
Un rapporto scandito da quell’affetto reciproco e profondo che lega una figlia alla madre. La donna, una vita dedicata al lavoro in servizio nelle case di riposo, una volta andata in pensione aveva mantenuto la sua dedizione verso gli anziani, tanto che, con la sua qualifica di operatrice socio-sanitaria, prestava volontariato prendendosi cura dei pazienti ricoverati al San Polo.

Un impegno che alternava al suo ruolo di nonna. Si occupava del nipotino prodigando le attenzioni anche alla figlia e al suo compagno. Da cuoca provetta, non mancava mai di preparare i suoi piatti speciali. A volte, infatti, la coppia, assieme al loro figlio, si fermavano da lei lasciandosi “coccolare” da questa donna sensibile e capace di cogliere con discrezione i problemi o le difficoltà dei congiunti. Una premura e delicatezza che la contraddistinguevano anche quando si trattava di assistere i suoi anziani in ospedale.
“Marisa” pur avendo conseguito la patente, non aveva l’auto. Riservata, poche amicizie, e una grande cura anche nell’occuparsi della casa, di proprietà. Insomma una famiglia unita nel legame di amore, fatto di piccole e grandi gioie e fatiche quotidiane. Il suo “pupillo” era proprio il nipote che, come tutti i nonni, non mancava di “viziare”. Se il piccolo desiderava un regalo, lei lo sorprendeva con due regali. I nonni, del resto, ci sono anche per questo. Un mese prima della scomparsa, la figlia le “rimproverò” quella generosità poco educativa. Ne scaturì un litigio, ma senza lasciare segni.
Nulla faceva presagire alcunchè, nella serena vita di “Marisa” alle prese con i suoi impegni di volontaria e di nonna. L’ultimo contatto con la figlia era avvenuto il 20 novembre. Madre e figlia si sentivano regolarmente, pur senza scadenze precise. Dopo quel contatto è calato il silenzio. Il cellulare che “Marisa” portava solitamente con sè s’era ammutolito. Strano, non era da lei spegnere il cellulare. Eppure poteva anche succedere un momento di evasione dalla routine.
Ma la figlia, per nulla convinta di quell’anomalo silenzio, s’era presentata all’appartamento. Aveva una copia delle chiavi. Inserite nella toppa, la porta non s’era aperta, chiusa all’interno da uno sbarramento di cui non possedeva invece le chiavi. Da qui la richiesta d’intervento alle forze dell’ordine. La sera del 25 novembre erano giunti in viale Verdi i carabinieri e i vigili del fuoco, assieme ai familiari.
Si decise di non sfondare la porta d’ingresso dell’appartamento, facendo intervenire solo i vigili del fuoco che, utilizzando l’autoscala, avevano raggiunto il terrazzo al quindo piano riuscendo a entrare nell’alloggio grazie alla portafinestra trovata aperta. All’interno tutto era in perfetto ordine. Ma di “Marisa” nessuna traccia. Forse si poteva trattare di una semplice assenza, pur insolita. Prima o poi, si consolavano i familiari, l’avrebbero ritrovata a casa, come sempre. Allora era stata formalizzata la denuncia di scomparsa. Intanto i giorni passavano senza risposte e indizi.
I carabinieri avevano subito diramato la comunicazione di scomparsa alle forze dell’ordine. Avevano avviato le ricerche passando in rassegna i luoghi che la donna frequentava e le persone che solitamente aveva modo di incontrare, compresi i vicini di casa. Verifiche avvenute anche di recente, ma senza alcun esito.
L’8 dicembre scorso i carabinieri avevano eseguito un sopralluogo all’appartamento, questa volta procedendo a sfondare la porta d’ingresso. Tutto in ordine, tutto al suo posto. Mancavano, invece, la borsetta, i documenti di identità e il cellulare. Un elemento ha colpito i familiari: da una cornice portafoto, non c’era più l’immagine dell’amato nipote. Rimane il forte appello: chiunque possa fornire notizie o elementi utili, è pregato di rivolgersi ai carabinieri o alla nostra redazione.
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