Monfalcone, vaccini e libretto sanitario. Famiglie in fila all’ospedale
All’inizio della scuola manca ormai una manciata di giorni e il Servizio vaccinazioni del Distretto sanitario Basso Isontino ieri è stato preso letteralmente d’assalto dai genitori alle prese con l’obbligo di dimostrare che i propri figli sono in regola con quanto previsto dal ministero della Salute. Non ha fatto presa l’assicurazione che nelle segreterie scolastiche è sufficiente portare, entro lunedì per le scuole dell’infanzia (ed entro il 31 ottobre per le primarie) un’autocertificazione sullo stato vaccinale dei bambini iscritti. In sostanza, tanti hanno pensato di dover portare in ogni caso il certificato dell’Azienda sanitaria e altri hanno ritenuto di levarsi il pensiero una volta per tutte, senza passare due volte dalle segreterie degli istituti comprensivi. Di Monfalcone e del resto del territorio.
Interessate dal rispetto dell’obbligo vaccinale sono alcune migliaia di bambini. Solo a Monfalcone sono 1.700 circa, se si includono gli 80 piccoli iscritti ai due nidi comunali e la settantina che frequenteranno la scuola dell’infanzia paritaria di via Roma. L’atrio antistante gli sportelli del servizio, al piano terra delle vecchie “piastre” dell’ospedale di San Polo, si è quindi presto riempito di genitori, spesso accompagnati dai propri figli, di qualche mese o di qualche anno. Molte le lamentele, miste a rassegnazione. «Ma come si fa: sono aperti solo due sportelli e solo per due giornate alla settimana, il mercoledì, dalle 8.30 alle 12.30, e il giovedì, soltanto per due ore, fra l’altro», protestava all’esterno del servizio Gabriele, che ha sfruttato una pausa del lavoro per recarsi al San Polo. Arrivato alle 9.20 e preso il numero salvacoda, alle 11 era ancora in attesa, con la speranza di concluderla prima della chiusura degli sportelli.
«Del resto avevamo già a quell’ora 50 o 60 persone davanti», spiega il monfalconese, domandandosi perché non si sia pensato di potenziare il servizio, almeno nelle due settimane precedenti l’inizio della scuola, spostando magari personale addetto al Cup. «Non si riesce a capire perché nell’era dell’informatizzazione di tutti o quasi i servizi – aggiunge Roberto – non si sia riusciti a evitare una cosa del genere, evitando perdita di tempo e disagi per le famiglie». In realtà, a breve, scuole e Azienda sanitaria dovrebbero essere in grado di dialogare in modo diretto, senza coinvolgere i genitori, come spiegato dal direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria Bassa friulana Isontina Gianni Cavallini.
«Ci si poteva pensare prima, però, perché quanto sta succedendo in questi giorni era prevedibile», dice ancora Roberto, lamentando anche la difficoltà di ottenere informazioni chiare ed esaustive dalle scuole. «È ovvio che nel dubbio e per evitare doppi o tripli viaggi ci si è mossi prima dell’inizio delle lezioni», aggiunge. Nell’augurarsi di «non essere buttati fuori a mezzogiorno e mezzo, anche se abbiamo preso il numero alle 9», una mamma conferma come fosse del resto impossibile ottenere informazioni al telefono nei giorni di apertura del servizio. Chi ha cercato di farsi inviare la certificazione via mail si è sentito rispondere picche. «E comunque non si riesce a capire perché alle scuole non basta presentare la fotocopia del libretto delle vaccinazioni», commentano i due papà.
Tanti gli interrogativi, comunque, tra i genitori su cosa succederà ai bambini che non sono stati vaccinati. «Chi è contrario resterà contrario e quindi?», sottolinea Roberto, che sua figlia l’ha invece sottoposta a tutte le vaccinazioni proposte. «Io sono vaccinato, i miei genitori lo sono e, se a lei succedesse qualcosa perché non lo è, beh, non me lo perdonerei mai», spiega, lasciando intendere come però i genitori vorrebbero essere rassicurati e avere qualche informazione in più.
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