Monfalcone, un rebus la testa mozzata del capriolo: allertata la Procura

Sembra non trovare spiegazioni il macabro rinvenimento della parte di capriolo. Esclusi bracconaggio e attacco di un predatore

TRIESTE Fosse stato trovato un corpo senza testa, sarebbe stato tutt’un altro paio di maniche. Ma siccome invece a saltar fuori è stata solo ed esclusivamente la testa – mentre nei paraggi, in termini di indizi, il nulla cosmico – allora la faccenda si complica notevolmente. Assumendo i contorni di un vero rebus. È per questo che la Guardia forestale, dopo il ritrovamento lo scorso 6 agosto della testa mozzata di capriolo a Quota 85, ha inoltrato una segnalazione alla Procura della Repubblica di Gorizia affinché il magistrato di turno apra un fascicolo per l’ipotesi di reato all’articolo 544 bis del Codice penale: uccisione di animale.

L’ispettore Nevio Vanone, forestale di lungo corso, uno che sulle spalle ha trent’anni di mestiere per capirci, ammette di «non aver mai visto nulla di simile nel mio lavoro». Non che il rinvenimento di una testa di animale sul Carso sia fatto eccezionale. Anzi. «Inusuale» e «non comune» è il suo recupero senza rintracciare nei dintorni altri poveri resti della carcassa o almeno un tratto delle viscere. Come sarebbe avvenuto invece se all’origine del fattaccio vi fosse l’azione di un predatore o di un bracconiere. Inoltre il fatto si è consumato nell’arco di 24 ore, anche meno. Visto che chi ha segnalato la testa, una giovane jogger, proprio il giorno prima aveva attraversato il sentiero nello stesso punto, senza intravedere nulla.

Anomalo, per le guardie in giacca grigioverde, anche l’«aver compiuto la segnalazione all’autorità senza l’attribuzione di cause specifiche, come invece di solito avviene». Tradotto: questa volta i forestali non hanno la più pallida idea di cosa sia successo. Non hanno potuto indicare una pista. Inizialmente si era fatta l’ipotesi di un atto di bracconaggio suffragata dal tipo di recisione, forse troppo regolare. Ma sentiti gli “ambienti locali” la congettura è stata scartata. Nello stesso tempo, le guardie hanno proceduto a un’attenta ispezione dei luoghi circostanti, allo scopo di recuperare altri resti e farsi un’idea più precisa dell’accaduto. Anche qui, nulla di fatto.

A questo punto solo indagini di laboratorio potrebbero far luce sulla strana vicenda. Ma si tratta di ricerche costose, che la Guardia forestale non compie in autonomia per questi casi. Potrebbe invece chiedere l’approfondimento un pm, qualora lo ravvisasse necessario. A ogni modo la testa del capriolo, a tutti gli effetti una prova di reato, viene conservata in una cella frigorifera nella sede della Gf. Non si può per ora distruggere.

Ma escluso il predatore, perché non c’erano segni di altri animali selvatici o cani, e scartato il bracconiere («non è roba che riguarda la caccia») cosa resta? Viene ipotizzato il reato di uccisione di animale, ergo si prefigura un’azione umana. Non legata a sacrifici esoterici: simili fatti si sono registrati nel Triestino, mai qui. Improbabile anche il gesto di un sadico “boia” che decapita caprioli. Il rebus resta. —




 

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