Monfalcone, stranieri a quota 26,3%: aumentati bengalesi e romeni

La crescita rispetto al 2018 è stata dell’11,4% per comunitari ed extracomunitari. Incidono le nascite e i nuovi arrivi. E sotto i 10 anni la metà è del Paese asiatico
Bonaventura Monfalcone-08.08.2013 Fine del Ramadan-Via I maggio e Via Duca d'Aosta-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-08.08.2013 Fine del Ramadan-Via I maggio e Via Duca d'Aosta-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Nel 2019 Monfalcone ha continuato a essere un notevole polo d’attrazione per i cittadini stranieri, residenti all’estero o in altre realtà italiane. Se il trend sarà invertito dagli effetti del nuovo coronavirus, lo diranno ancora una volta i dati demografici dell’Istat che, intanto, fotografano un 2019 di ulteriore crescita, dell’11,4% sul 2018, della popolazione comunitaria ed extracomunitaria residente in città che ora toccano quindi il 26,3%.

A Monfalcone al 31 dicembre dello scorso anno sono stati “censiti” 7.577 cittadini stranieri dei 28.816 abitanti. Un numero sul quale hanno inciso 139 nascite di bambini con genitori non italiani, ma anche l’arrivo di 356 nuovi residenti in altre realtà del territorio nazionale (un fenomeno che negli ultimi anni è stato indubbiamente legato alle esigenze produttive dello stabilimento di Fincantieri a Panzano).

Dall’estero invece sono arrivate in tutto 705 persone per un totale di 1.348 stranieri iscritti all’anagrafe del Comune contro 576 cancellati nell’arco dei 12 mesi, di cui 4 per morte e 86 per acquisizione della cittadinanza italiana. Verso altri centri italiani e verso l’estero se ne sono andati invece rispettivamente 248 e 156 stranieri, per un saldo migratorio quindi a dir poco positivo nel corso del 2019.

Pari a oltre il 40% dei monfalconesi con radici in un altro Paese, i bengalesi sono aumentati di oltre 600 unità, pari a un più 24% sul 2018, toccando quota 3.283. Non meraviglia, quindi, che le associazioni nate a Monfalcone all’interno della comunità stiano cercando, anche causa pandemia da Sars-Cov-2, spazi all’aperto in cui ritrovarsi e stare assieme nelle giornate festive e del fine settimana. Com’è avvenuto ancora sabato, dopo la festa del 16 agosto con circa 400 partecipanti totali, nel Parco comunale dell’Isonzo di Turriaco, dove l’associazione Bangladesh welfare and cultural association ha organizzato la premiazione della prova finale della sua scuola di lingua madre, ma anche giochi per i bambini e le bambine che l’hanno frequentata.

All’appuntamento hanno preso parte anche il sindaco del paese Enrico Bullian, due assessori della sua giunta, oltre all’ex assessore di Monfalcone Bou Konate e al presidente di Ami Arturo Bertoli. L’evento è stato presieduto da Narul Amin Khandaker e condotto congiuntamente dai segretari generali dell’associazione Ziaur Rahman Khan Sohail e Abdul Aziz.

Per l’associazione, che ha promosso, proprio poco prima del lockdown, una delle feste dalla lingua madre tenute a Monfalcone, è importante che la seconda generazione conosca il bengalese e la cultura del Paese di origine dei loro genitori. E i bambini nati in città o che comunque vi sono arrivati a pochi anni di età sono davvero tanti. Per l’esattezza quelli tra gli 0 e i 10 anni sono 1.312, pari al 49,73% di tutti i pari età che abitano a Monfalcone.

La popolazione straniera, dov’è arrivata attratta dalle possibilità di lavoro, era e rimane in ogni caso molto giovane nel suo insieme: i giovani, uomini e donne, con meno di 30 anni sono 3.213, il 39,5% di tutti i residenti nella loro fascia d’età. Per contro gli stranieri con più di 65 anni sono solo 191, una porzione infinitesimale del totale dei monfalconesi entrati nella terza età, che in base al resoconto dell’Istat ammontano a 7.073. Vale a dire il 24,5% degli abitanti di una città che si conferma una realtà complessa, sotto il profilo demografico, ma non solo.

Se la comunità bengalese è quella numericamente più consistente, subito dopo viene quella romena con 1.413 componenti (in ulteriore aumento di 85 unità sull’anno precedente) e quelle riconducibili ai Paesi dell’ex Jugoslavia (Croazia, in leggera contrazione, Bosnia Erzegovina e Macedonia), seguite da Albania e Cina. Molto meno consistente, invece, la presenza dall’Africa. —

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