Monfalcone: Società edile isontina, crac di 8 milioni e 80 immobili bloccati

Un colosso che ha pagato la mancanza di liquidità per la crisi. Tra i beni anche un condominio in via Roma
Le palazzine di via Roma
Le palazzine di via Roma

MONFALCONE La storica Società Edile Isontina, Sei, di Monfalcone è finita nel baratro del fallimento. Si tratta di un’impresa edile tra le più importanti del territorio. Un caso emblematico delle aziende costruttrici “strangolate” dalla mancanza di liquidità, a fronte di una forte patrimonializzazione.

La “debacle” è stata segnata il 21 luglio 2015, quando il Tribunale di Gorizia aveva dichiarato lo stato fallimentare, affidando la curatela all’avvocato Enrico Guglielmucci di Trieste. Una “risoluzione” preceduta comunque dalla messa in liquidazione della società che registrava una ventina di dipendenti.

Per la Sei il fallimento è giunto non senza aver attraversato un percorso difficile, volto a tentare di poter salvare l’impresa. La situazione, tuttavia, è precipitata in seguito al perdurante blocco del mercato del “mattone” non riuscendo a mantenere l’equilibrio tra l’importante patrimonio in dotazione e una congrua vendita immobiliare.

Insomma, si tratta di uno dei purtroppo non infrequenti fallimenti frutto della crisi del settore edile, legata a un mercato in sofferenza di domanda, con conseguente difficoltà a svincolare il patrimonio. Del resto, i dati provenienti dalla Cassa Edile danno la misura della pesante situazione di stallo del comparto.

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Nella provincia di Gorizia, a partire dal 2008 che ha imboccato la parabola discendente, le ore mensili medie di lavoro sono passate da 163mila a 88mila, con una riduzione di 70mila. Ciò a fronte di una perdita del 50% della forza-lavoro.

L’ordine di grandezza orientativo di questa storica società è desumibile da due macro-dati, pur a fronte di una procedura ancora in fieri, in corso da una decina di mesi. Il valore dei debiti rilevato dai dati contabili, è di circa 8 milioni di euro. Ma l’effettivo stato passivo spetta alla valutazione del Tribunale.

Per contro, la società annovera un’ottantina di unità, concentrate a Monfalcone, mentre per una minima parte diffuse tra San Giovanni al Natisone, Gorizia, Sagrado e Udine. Si tratta, in particolare, di circa 30 appartamenti, 15 garage, 20 cantine, 40 posti-auto, 5-6 negozi, un capannone industriale e alcuni terreni edificabili.

Tra i beni collocati in città, risultano un condominio in via Roma, di recente realizzazione, alcuni appartamenti rimasti invenduti nell’altrettanto recente complesso residenziale dell’area ex Detroit, in via Galilei, una palazzina in via Aulo Manlio, un capannone in via Chico Mendes, nella zona industriale Schiavetti-Brancolo, e la sede sociale situata in via Matteotti.

Il curatore fallimentare, avvocato Guglielmucci, ha osservato: «Siamo di fronte a una situazione fallimentare generata dalla crisi del settore edile. Non ho riscontrato operazioni non coerenti rispetto ad una gestione ispirata al perseguimento dei fini sociali». Di fatto, alla presenza di un patrimonio importante è mancato il necessario riscontro nel mercato, a fronte pertanto della mancanza di liquidità».

La procedura, dunque, è in corso da una decina di mesi. Trattandosi di un patrimonio consistente, il percorso di liquidazione dei beni si avvale della cosiddetta “procedura competitiva”. In sostanza, il curatore fallimentare viene affiancato da un coadiutore incaricato di ricercare offerte coerenti di acquisto, ad un valore base fissato dal programma di liquidazione.

A fronte delle manifestazioni di interesse raccolte, viene così calcolata la base d’asta per andare alla procedura di gara aperta. «In questa fase - ha spiegato il curatore fallimentare - stiamo cercando di vendere i cespiti con il ricevimento delle offerte ai fini dell’avvio della procedura competitiva. Tempi e modalità restano dettati dal mercato».

Al momento risulta un certo interesse verso gli immobili nuovi, quello in via Roma e gli appartamenti invenduti in via Galilei. Un percorso delicato e complesso, dunque, tenendo al riparo la procedura di liquidazione da eventuali operazioni speculative.

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