Monfalcone sempre più multietnica: il vero boom parla rumeno
MONFALCONE Monfalcone torna a crescere. Grazie al lavoro e agli stranieri, secondo un trend ormai consolidato da quasi 20 anni e “condizionato” dall’andamento della grande industria. Il 2017 si chiude per la città con un balzo sopra la soglia dei 28mila residenti e un contestuale nuovo incremento della presenza dei cittadini con origine in un altro Paese, extracomunitario o comunitario. Delle 28.107 persone residenti al 31 dicembre scorso (contro i 27.991 di un anno prima) il 21,97% non è italiano: 6.176 cittadini contro i 5.817 di un anno prima per un incremento del 6,2%.
Monfalcone nel 2017 si è dimostrata del resto molto attrattiva non solo per la comunità originaria del Bangladesh, ma anche per quella con radici in Romania. Forse il nucleo che ha conosciuto la crescita più rapida negli ultimi tre anni. Dopo aver raggiunto quota mille nel 2015, i rumeni sono saliti ora a 1.227, di cui il 60% circa maschi, con un incremento di 118 componenti e quindi di oltre il 10% rispetto l’anno precedente. I rumeni sono quindi ora il 4,37% della popolazione complessiva della città e stanno mettendo radici sempre più salde. Come dimostra l’apertura di negozi specializzati e la presenza di uno spazio dedicato al culto cristiano ortodosso, quello più praticato nel Paese di origine.
Dopo un anno di frenata, gli scorsi 12 mesi hanno visto però pure un nuovo forte flusso di bengalesi. Direttamente dal Paese asiatico, ma anche da altri centri e regioni italiani. Non scordandosi delle nascite, numerose, nell’ospedale di San Polo, dove molti bambini sono venuti alla luce rimanendo all’anagrafe stranieri in quanto figli di extracomunitari (per i comunitari il discorso non subisce variazioni). La comunità bengalese è cresciuta di 283 unità, arrivando a 2.248 componenti, con un balzo in avanti del 14,4% sull’anno precedente che l’ha portata a rappresentare l’8% secco del totale dei residenti monfalconesi. Sono di più però anche i croati, quasi 500, che precedono per numero bosniaci, macedoni, albanesi e cinesi (158 ora abitanti a Monfalcone). L’immigrazione resta legata al lavoro anche per gli ucraini o, meglio, le ucraine, che impiegate soprattutto come badanti sono 100 contro 37 uomini originari del Paese ex sovietico.
La composizione multietnica di Monfalcone (81 le nazionalità presenti) si riflette sulla vita della città, ma anche sulla struttura della popolazione. La componente straniera è mediamente più giovane e, almeno per alcune sue realtà, fa figli.
Nel 2017 i nati nell’anno sono stati 271 contro i 256 dell’anno precedente, mentre i decessi sono stati 346 (361 nel 2016) per un saldo naturale negativo, ma di sole 75 unità. A compensarlo, ampiamente, un saldo migratorio ritornato in positivo (più 191). I bambini in età prescolare (0-6 anni) sono 1.775, quelli tra i 7 e i 14 anni sono 1.942 affiancati da altri 3.873 giovani tra i 15 e i 29 anni, per un totale di , pari al 27% del totale della popolazione, più quindi della popolazione anziana, cioé sopra i 65 anni, pari al 24,8% degli abitanti. Un punto in meno rispetto alla media regionale (dati 2016). L’indice di natalità nel 2017 è stato del 9,66 per mille abitanti contro un dato del 7 per mille a livello regionale nel 2018 e in crescita, a livello cittadino, rispetto l’anno precedente (pur rimanendo più basso di quello del 2015, quando toccò il 10,11 per mille). Lo scorso anno si è pure ridotto il tasso di mortalità, il più basso a partire dal 2012. Il quadro viene completato dai dati relativi al livello di istruzione, non troppo incoraggianti. A vedere quelli forniti dal servizio demografico del Comune Monfalcone la metà della popolazione è senza scuola dell’obbligo, mentre il 23,14% ha il diploma di scuola media inferiore, il 20,60% quello di scuola media superiore, mentre i laureati sono il 5,76%. Su una popolazione complessiva di 173.654 giovani di età compresa fra i 20 e i 34 anni, il Friuli Venezia Giulia conta invece 37.942 laureati.
La percentuale dei giovani che in Friuli Venezia Giulia consegue la laurea è quindi del 21,8%: un dato che supera di 2 punti la media nazionale.
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