A Monfalcone saluti romani e nasi rossi da clown durante il ricordo di Pietro Dominutti

Rievocata la contestata figura dell’operaio ucciso nel 1948. In via Terenziana scintille tra Pro Patria e Circolo Esperanto

Laura Blasich
A sinistra militanti di Monfalcone e Trieste Pro Patria intervenuti alla commemorazione per Pietro Dominutti (Bonaventura)
A sinistra militanti di Monfalcone e Trieste Pro Patria intervenuti alla commemorazione per Pietro Dominutti (Bonaventura)

Nessuna hit del pop italiano sparata a tutto volume, come nel 2023, ma una decina di aderenti al Circolo libertario Esperanto ha comunque manifestato il proprio dissenso alla cerimonia di commemorazione di Pietro Dominutti, organizzata, per il quindicesimo anno consecutivo, dall’ex consigliere comunale Mauro Steffé con Monfalcone Pro Patria e Trieste Pro Patria e con l’associazione Luce nella Storia. I rappresentanti del Circolo Esperanto lo hanno fatto uscendo dalla sede, collocata in via Terenziana a pochissima distanza dal cippo che ricorda Dominutti, ucciso da due colpi di pistola il 14 gennaio del 1948, indossando tutti un naso rosso da pagliaccio.

Esponenti del Circolo Esperanto con il naso rosso da clown per contestare la cerimonia foto Bonaventura
Esponenti del Circolo Esperanto con il naso rosso da clown per contestare la cerimonia foto Bonaventura

La protesta è stata silenziosa, fino quasi alla conclusione della cerimonia in via Terenziana, dove, dopo l’inno d’Italia, il nipote di Dominutti, Alessandro Pulin, ha deposto un mazzo di fiori accanto al cippo. Nello stesso momento uno dei partecipanti alla commemorazione ha alzato il braccio facendo il saluto romano e subito è scattata la reazione.

«Ridicoli, è proibito fare il saluto fascista», hanno urlato alcuni aderenti al Circolo Esperanto, cui ha ribattuto a distanza un paio di presenti all’evento in ricordo dell’operaio del cantiere navale. A separare i due gruppi una massiccia presenza delle forze dell’ordine, sul posto con una ventina tra carabinieri e agenti della Polizia di Stato, al di là della Polizia locale impegnata nella gestione del traffico lungo via Terenziana per consentire lo svolgimento della commemorazione. Iniziata, peraltro, con i discorsi ufficiali nel piazzale affacciato su via Aquileia che l’amministrazione comunale ha voluto intitolare a Dominutti nel gennaio di quattro anni fa.

A ricordarne la vicenda, e il contesto in cui si inserisce, è stato Mauro Steffé, mentre l’assessore ai Servizi tecnologici e innovazione Paolo Venni è stato anche questa volta chiamato a rappresentare il Comune (tra i partecipanti anche il consigliere comunale di FdI Luca Zorzenon). «È giusto che l’amministrazione sia qui – ha detto Venni –, a rendere onore alle vittime di una guerra che in questa zona non si è chiusa semplicemente con la fine delle ostilità belliche, perché questo è un territorio che ha avuto una storia complessa. Dobbiamo rendere onore a tutte le vittime, ricordando che se abbiamo la possibilità di incontrarci ed esprimere liberamente le nostre idee lo dobbiamo anche a figure come quella di Pietro Dominutti».

Per Circolo Esperanto, però, l’operaio del cantiere navale non è stato un “patriota”, vittima di elementi filo jugoslavi perché difensore dell’italianità, ma, come ribadito ieri da Luca Meneghesso, «una figura ambigua, che decideva di non far lavorare in cantiere i comunisti ed era responsabile della santabarbara del Partito d’Azione». «Non c’è nulla per cui meriti di essere ricordato e questo evento non può essere preso sul serio – ha affermato Meneghesso del Circolo Esperanto –, a meno di non decidere che con questa data inizia il Carnevale monfalconese».

La commemorazione di Dominutti, in ogni caso, ha «posto ancora una con evidenza il tema dell’uso degli spazi pubblici per il ricordo», secondo Meneghesso, che con il Circolo Libertario aveva chiesto al Comune di Monfalcone di dedicare un luogo alla memoria di chi ha rifiutato la guerra, non ottenendo una risposta positiva. Come non era stata accolta la richiesta, informale, avanzata nel 2021, di intitolare uno spazio ai giovani operai Giuseppe Nicolausig e Dioniso Rizzardini in occasione del centenario del loro assassinio da parte dei fascisti. —

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