Monfalcone, salta il patto dell’Epifania per l’investitura di Fasan: Forza Italia prende tempo

La frenata di Savino è da ricondurre non tanto al nome del candidato sindaco, quanto al ruolo cui FI punta nella giunta in caso di vittoria del centrodestra

Tiziana Carpinelli
L'ex sindaco Cisint festeggia per l'esito delle elezioni con il vice governatore Riccardi, il sottosegretario Savino e il governatore Fedriga
L'ex sindaco Cisint festeggia per l'esito delle elezioni con il vice governatore Riccardi, il sottosegretario Savino e il governatore Fedriga

Peccato, il nome era iconico al punto giusto. Ma l’appuntamento di oggi è finito gambe all’aria e quindi salta pure il patto della Befana in vista del voto amministrativo di Monfalcone. Il 13 aprile? Chissà. La data, buttata lì nei giorni scorsi, che non spiace al centrodestra né al centrosinistra, potrebbe essere proprio quella, ma s’attende il sigillo dell’ufficialità. Più interessante, per il momento, scandagliare le ragioni della disdetta. Un improvviso contrattempo?

Questione di equilibri

Questione di equilibri, pare. Tra le forze in campo. Le ultime notizie diffuse su queste colonne, forse un intervento interpretato (e mal digerito) già come i dogmi della futura giunta di centrodestra – in caso di vittoria, ça va sans dire –, hanno portato Forza Italia a richiedere una dilazione di tempo. A soprassedere, per il momento, all’incontro con gli alleati: Lega e Fratelli d’Italia. Peraltro fissato in giorno festivo, quando mezza regione è impegnata a spacchettar la calza della Befana, l’altra a osservare i fuochi epifanici.

Dalle parti degli azzurri nessuno parla a taccuini aperti. Una volta chiusi e riposta la penna tuttavia qualche indiscrezione trapela. È stata Sandra Savino a decidere di rinviare il tavolo. Che come confermato ieri via WhatsApp dal segretario regionale della Lega Marco Dreosto non è stato ancora aggiornato a una nuova data. La sottosegretaria al Mef, berlusconiana di ferro, ha seguito via stampa tutti gli sviluppi della cronaca politica e, all’ultimo, ha deciso di ritagliarsi del tempo. Perché? Per questioni di pesi tra forze in campo, appunto. Equilibri. Bilanciamenti.

Fasan a sinistra
Fasan a sinistra

Nessuna rottura

L’interpretazione autentica del pensiero della coordinatrice di FI, giovedì avvistata a Monfalcone, è che il suo partito non intende rompere con gli alleati, anzi con lealtà vuole procedere nella costruzione del progetto politico verso il voto monfalconese (a Pordenone i nodi sono tutti sciolti e l’incoronamento di Alessandro Basso, in quota FdI, è cosa fatta, già portata a casa).

Ma non mettere in discussione i consolidati rapporti non equivale tout-court alla rinuncia su tutto. Non significa cioè che si possa prescindere dall’apporto di Forza Italia, come forse qualcuno accarezza l’idea. Tradotto: dovesse il candidato in pectore Luca Fasan, il leghista, sbaragliare l’avversario democratico Diego Moretti, allora gli azzurri dovranno trovare rappresentanza nel prossimo esecutivo.

Di più – e sembra banale dirlo, ma a Monfalcone evidentemente rischia di non essere così scontato –, sarà Forza Italia a decidere chi la può rappresentare nell’eventuale squadra. A dettare i nomi a disposizione.

Chi è vicino a Savino sa che su questo punto l’onorevole non intende recedere. La libertà di esprimere l’indicazione propria è un aspetto tassativo: i conti non si fanno senza l’oste. Né si può pensare che chi è intenzionato a portare l’acqua al mulino di Fasan possa non trovare poi un riconoscimento se i consensi arrivano.

Fdi debole nell’isontino

Oltretutto, legittimamente, a fronte di una situazione che vede FdI storicamente più debole nell’Isontino rispetto all’area giuliana o pordenonese, Forza Italia vuole giocare la sua partita, puntando magari a diventare il secondo partito, il faro dei moderati, forte della crescita che Antonio Tajani ha impresso all’europee. Circostanza – ma qui FI non aveva registrato esiti così brillanti – che porterebbe, si ragiona sempre per ipotesi, addirittura ad avanzare due posti in giunta.

A scatenare l’irrigidimento nelle posizioni, col relativo supplemento di riflessione (sempre stando alle gole profonde), la posizione netta espressa, non dal segretario regionale che pur siede al tavolo, bensì dall’eurodeputata ed ex sindaca Anna Cisint, con le ultime dichiarazioni. Quell’«io ci sarò», scandito assieme a dei nomi che hanno dato l’idea vi fosse già uno schema di giunta (ma chissà se poi le cose saranno effettivamente così), deve aver colpito. E portato al freno a mano.

Michele Luise
Michele Luise

Continuità 

Anche un politico esperto come Michele Luise, medico, già direttore di distretto, presidente della Lilt ed ex assessore, ha letto in quelle parole un intento di continuità “sindacale”, cosa che non può essere e difatti si va alle urne, per l’incompatibilità tra le due cariche: quella di eurodeputata e quella di prima cittadina. «È come – riflette Luise – se sulla scheda si votasse Fasan, ma si leggesse Cisint». Lui, invece, chiede una discontinuità di metodo politico. In tempi non sospetti ha detto «no» a «una politica fondata su decisioni monocratiche». Perciò se il “modello” deve essere quello di un «mimetizzato Cisint III» lui non è per tale partita. E se mai scegliesse di candidarsi, cosa affatto decisa, a quel punto l’interlocuzione non potrebbe essere che con Moretti. Semmai. Perché l’altro “modello” non gli interessa. È lui stesso a precisarlo.

 

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