Monfalcone: referendum-day e fusione, si voterà il 19 o il 26 giugno

Panontin punta sull’ultima quindicina del mese. C'è chi vuole il giorno unico con il ballottaggio delle amministrative
Il municipio di Monfalcone
Il municipio di Monfalcone

MONFALCONE Il 19 o il 26 giugno: di lì non si scappa. Il referendum-day, ufficialmente, non c’è ancora. Ma la giunta Serracchiani che a breve si pronuncerà in via definitiva sta soppesando le due date, avendo già scartato l’ipotesi di una convocazione a luglio e quella di una coincidenza del voto sulla fusione con le amministrative del 5 giugno (benché il territorio non sia qui coinvolto da urne).

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Bonaventura Monfalcone-23.02.2016 Comitato No Fusione-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

Sui piatti della bilancia, in queste ore, sono finite due considerazioni, antitetiche. Da un lato l’opportunità, presumibilmente per convenienze organizzative e forse finanziarie, di collegare comunque la consultazione popolare alle comunali per quel colpo di coda ch’è rappresentato appunto dal ballottaggio, in agenda il 19 giugno; dall’altro la necessità di mantenere fino all’ultimo scollegate le due partite, optando quindi per la data del 26.

Lo rivela l’assessore alle Autonomie locali, Paolo Panontin: «Non è ancora stato fissato il giorno, ma stiamo propendendo senz’altro per il mese di giugno, precisamente la seconda quindicina. Scartato, invece, luglio visto che le famiglie se ne vanno in ferie: non avrebbe senso».

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Bonaventura Monfalcone-13.12.2015 Mercatini, Giardino di Natale e comitato del No alla fusione-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

L’obiettivo per la Regione, che ha la regia del referendum-day, è comunque quello di «garantire ai sostenitori del sì e del no un po’ di tempo per veicolare i loro messaggi». E a tal proposito Panontin non indugia in pronostici: «Non me li chieda perché non ne faccio. Quello che posso dire è che noto un dibattito molto animato e pertanto ritengo non vi sia nulla di scontanto nell’epilogo».

«Posso avere un’opinione - conclude -, ma preferisco non esprimerla. La Regione ha attuato riforme e politiche a favore dei processi di fusione, in un’ottica di semplificazione normativa, ma il sistema e la tutela costituzionale prevedono che l’ultima parola spetti ai cittadini e finché la legge resta tale non si può fare altrimenti».

E i sindaci? Che ne pensano? C’è chi usa l’ironia, chi preferisce esprimere l’opinione pacatamente e chi invece si trincera dietro la segretezza del voto per restare super partes. E pazienza se si è, nell’accezione autentica del termine, primi cittadini. Come sempre, a ricorrere agli epiteti più coloriti è il sindaco di Ronchi dei Legionari, Roberto Fontanot, che interpellato su una preferenza circa la data così replica: «Per me è totalmente indifferente, basta che questa pagliacciata termini il prima possibile e non si perda ulteriore tempo, giacché i Comuni devono lavorare... Si dia la data una volta per tutte e la si faccia finita».

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Fontanot definisce «finora discutibile la propaganda, attraverso i messaggi dei volantini recapitati nelle case, messa in campo dal sì». Perché allora non proporre un confronto? «Prima mi sarebbe piaciuto vedere un piano strategico di sviluppo di questa Nuova città - prosegue - in modo da realizzare un vero dibattito: così non è stato e immagino allora che nella campagna referendaria ognuno dirà la sua. Io resto in attesa dell’atto su assetti e governance del territorio...Potrei anche cambiare idea, se mi venisse dimostrato che la fusione è davvero utile».

A oggi, quello di Fontanot è comunque un no. Agli antipodi Silvia Altran, che senza problemi conferma di voler votare sì («sono convinta si tratti di un’operazione che guarda a un futuro più organico e razionale, ma capisco come per i Comuni più piccoli vi siano alcuni problemi e li rispetto in ogni caso»). «Purtroppo - aggiunge - il referendum si accavalla alle Uti, con cui partiremo ad aprile in previsione di inaugurare a luglio le prime funzioni accorpate».

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Il sindaco cercherà nel suo piccolo di fare proseliti, fermo restando che «questa non è una campagna elettorale, bensì il pronunciamento su un’ipotesi di riorganizzazione del nuovo Comune». Quanto al referendum-day «è indifferente, tuttavia il 19 potrebbe risultare concomitante alla Festa del vino».

«Se inserire il referendum sulla scia del ballottaggio implica una razionalizzazione di risorse, allora mi vedo favorevole all’ipotesi del 19 giugno - sostiene il sindaco di Staranzano Riccardo Marchesan -. In ogni caso prima viene fatto e prima si acquisisce certezza per il futuro». «Ora non mi esprimo sul voto - conclude - per dare la possibilità ai cittadini di dire la loro in autonomia, senza influenze e nel rispetto di ogni posizione».

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