Monfalcone piange Lucio Morsolin, lo spazzino nato per dipingere
Il decesso improvviso del netturbino del rione, 63 anni, che da poco era andato in pensione L’arte era una passione, si era diplomato al liceo artistico di Gorizia. Numerose le sue mostre
Lucio Morsolin al lavoro a Panzano dove lo conoscevano tutti
MONFALCONE È scomparso all’improvviso Lucio Morsolin, fratello di Licia e zio del consigliere comunale Cristiana Morsolin. Una famiglia unita, il “credo” a sinistra trasmesso di generazione in generazione. Lucio aveva 63 anni. Un uomo solare, che tanti conoscevano a Monfalcone. La vigorosa risata annunciava sempre il suo arrivo. Eccolo, è Lucio. Quanti ricordano quella potente voce. Il sorriso contagioso e la fierezza di mettere ordine e pulizia nelle strade di Panzano, con la sua ramazza alla quale non dava pace e che poi inclinava per “suonare la sua chitarra”.
Una delle opere
Dentro di lui batteva il cuore dell’artista che affidava alle tele un profondo idealismo, quello che vuole abbattere le barriere e parla di pace. Immagini che ieri tanti hanno rievocato teneramente, ora che il suo sorriso s’è spento per sempre. La notizia della sua morte ha avuto vasta eco in città e s’è tradotta in un coro di solidarietà e affetto. Cristiana Morsolin ieri ha raccolto tanti messaggi di cordoglio e vicinanza. «Le sue frasi ricorrenti erano “uniti nella diversità” – racconta –. Leggeva tantissimo e aveva dedicato la vita allo studio. L’arte era la vera passione. Andava fiero del suo lavoro, aveva iniziato a fare lo spazzino fin da ragazzo. Era andato in pensione solo lo scorso maggio». A Panzano aveva lavorato a lungo, era il netturbino del rione. Sempre tra i primi a mettersi all’opera la mattina nel quartiere ancora assonnato.
Ai tempi di Iris Ambiente aveva ricevuto un encomio dall’allora sindaco Adriano Persi. Apprezzato non solo per quanto lavorava, ma anche per come lavorava. Non sapeva dire di no a nessuno, quando i panzanini si rivolgevano a lui per chiedere aiuto. Era stato lui, nel gennaio 2013, alle 5 del mattino, a trovare tra due auto il corpo esanime del portuale Riccardo Degrassi, colpito al capo con vasi di terracotta. S’era precipitato al bar Sport e aveva dato l’allarme. Negli ultimi due anni era stato assegnato sui mezzi di Isa.
L’arte, assieme allo studio, rinsaldata dalla convinzione che «dobbiamo lavorare per una società più giusta, più equa», faceva parte del suo Dna. Diceva sempre, come ricorda la nipote: «È fondamentale la relazione tra la politica e l’arte. Senza arte, senza cultura, non ci può essere politica». Attivo all’epoca del Pci, in tasca la tessera dell’Anpi, che aveva appena rinnovato, in vista del 25 aprile. A casa c’è una foto incorniciata: ritrae i giovani pionieri dei campi del Pci, lui è con Ondina Peteani. Lucio Morsolin aveva frequentato il liceo artistico di Gorizia, dove aveva conseguito il diploma. Di quadri ne ha realizzati tanti, esposti nei locali pubblici e nelle mostre, di cui due alle Antiche Mura. Ultimamente seguiva un altro progetto. «Le sue creazioni erano astratte, dalle forme ricavava le figure che contenevano sempre un messaggio forte – spiega Cristiana –. Adesso s’era concentrato sullo studio dei visi. Stava facendo ricerche sui volti uniti, che s’intersecano per dare un’idea di solidarietà. Preparava anche degli scritti. Diceva che l’uomo non dev’essere solo, e solo nell’unione con gli altri si trova la forza di andare verso qualcosa di più grande». Cristiana ha voluto rivedere i suoi lavori, come i quadri ritraenti le “farfalle per la pace”. «Era sensibile a tutti i temi, aveva discusso con me in occasione della giornata delle donne. Mi manca la sua risata».—
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