Monfalcone, per gli stranieri aiuti vincolati ai corsi di lingua italiana

Il Comune lega il sostegno al reddito alla frequenza obbligatoria delle donne dei nuclei familiari immigrati alle lezioni anche di educazione civica: pena, la revoca
Un gruppo di stranieri alla festa di fine Ramadan (foto Bonaventura)
Un gruppo di stranieri alla festa di fine Ramadan (foto Bonaventura)

MONFALCONE Corsi di lingua italiana e di educazione civica e culturale obbligatori per le donne straniere, vincolati ai contributi di sostegno al reddito. Tanto che a fronte della mancata frequenza, il contributo viene revocato. È il progetto messo in campo dall’amministrazione comunale di Monfalcone, al fine di raggiungere quelle situazioni nelle quali è ancora difficile promuovere l’importanza di conoscere la lingua italiana, ma anche le regole contingenti e quotidiane necessarie a un’effettiva integrazione sociale.

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Proprio dalla conoscenza della lingua italiana e delle regole di una comunità inizia il percorso di coesione, che comporta un impegno e uno sforzo concreto da parte delle famiglie immigrate. Il principio di fondo è dunque quello di legare l’erogazione dei contributi di sostegno al reddito, il cosiddetto Mia, in base ai parametri Isee, richiesti dal nucleo familiare, alla frequenza obbligatoria del corso di lingua italiana e di educazione civica.

Ciò attraverso la sottoscrizione di un “patto” tra le famiglie beneficiarie del contributo e l’ente locale. Qualora il corso non viene poi seguito dalle donne, per le quali viene eseguita la relativa verifica circa la conoscenza della lingua italiana, l’erogazione economica si interrompe.

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Una misura, nell’ambito di altri presupposti di legge, specifica per la realtà femminile e che chiama in causa la responsabilizzazione della comunità straniera, in particolare quella bengalese, che anche sotto il profilo numerico e proporzionale, rileva le maggiori difficoltà di comunicazione. Si riscontrano, infatti, situazioni nelle quali le famiglie, pur residenti in città da diversi anni, non hanno sviluppato una capacità utile a migliorare proprio la comunicazione che incide sulla quotidianità del vivere.

L’ente locale s’è avvalso dei finanziamenti regionali previsti in ordine all’immigrazione. Il progetto è sostenuto, oltrechè dall’amministrazione, dall’Enfap e dalle cooperative Libra e Duemilauno. Sono stati organizzati due corsi, che saranno ospitati al Centro Giovani di viale San Marco. Il primo corso partirà la prossima settimana, a fronte dell’iscrizione di 22 donne straniere, per la maggior parte bengalesi. Il secondo partirà a settembre.

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Alla base del riconoscimento del contributo di sostegno al reddito c’è pertanto la sottoscrizione del “patto” tra la famiglia e il Comune, con l’impegno alla frequenza delle lezioni da parte delle donne. I corsi prevedono diversi temi, comprese le informazioni più pratiche, come ad esempio il corretto conferimento dei rifiuti differenziati, la pulizia e l’igiene della casa. Argomenti di cultura generale applicata alla vita di tutti i giorni. È contemplato anche un servizio di babysitteraggio.

L’assessore alle Politiche sociali, Cristiana Morsolin, di Rifondazione comunista, ha osservato: «Le domande per accedere ai finanziamenti di sostegno al reddito sono numerose. Vanno presentate dal nucleo familiare e la sottoscrizione del “patto” prevede, oltre alla motivazione in ordine alla richiesta del contributo, che può essere il pagamento di bollette piuttosto che delle spese condominiali, o la mancanza di lavoro, a fronte delle verifiche ai fini dei parametri Isee, la valutazione circa la conoscenza della lingua italiana tra le donne della famiglia. Un progetto ripetibile in virtù dei flussi migratori, con l’arrivo in città di nuovi nuclei familiari».

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L’assessore ha aggiunto: «Le comunità straniere che pagano le tasse hanno diritto ad accedere al sostegno al reddito, ma il nostro è un contesto particolare e la questione della conoscenza della lingua italiana e delle regole è rilevante». Lo scorso anno è stato istituito l’Osservatorio dedicato all’immigrazione ed è stato confermato che molte donne straniere non conoscono la lingua italiana.

«Quante hanno seguito i corsi già esistenti - ha spiegato la Morsolin - hanno potuto poi apprezzarne i benefici, migliorando i rapporti sociali, in particolare nell’ambito scolastico». L’assessore ha ricordato che questo progetto rientra nell’ambito di un percorso avviato da tempo e che annovera l’istituzione della micro-area, nonchè la sede della scuola di lingua italiana nell’ex albergo Roma, in via Sant’Ambrogio, riconosciuta ai fini del sostegno degli esami statali, per la quale «assieme al dirigente scolastico Fragiacomo, sono stati diffusi volantini divulgativi anche in lingua bengalese e araba».

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