Monfalcone, niente scontrini: laboratorio cinese chiuso per tre giorni

Le Fiamme gialle, insospettite dai prezzi modici della sartoria di via 9 giugno, hanno monitorato l’attività facendo emergere gli illeciti
I sigilli della Guardia di Finanza di Monfalcone
I sigilli della Guardia di Finanza di Monfalcone

MONFALCONE Sarà che ricucire, ai tempi della crisi, è meglio che comprare, fatto sta che l’andirivieni di clienti al laboratorio di sartoria allestito da cinesi in via 9 giugno, vicino all’istituto di credito, ha finito con l’attirare l’attenzione delle Fiamme gialle. Che insospettite forse anche dai modici prezzi (una riparazione si aggira sui 6-8 euro e spesso avviene nell’arco di 24 ore, quasi un servizio express) hanno iniziato a monitorare l’attività, scoprendo che il titolare non sempre emetteva regolare ricevuta fiscale. Insomma, eseguiva gli orli di gonne, cappotti e pantaloni in nero. E siccome il fatto si è ripetuto nell’arco del quinquennio, alla quarta irregolarità contestata un paio di settimane fa i finanzieri della Compagnia di Monfalcone, coordinati dal comandante Alessandro Caputo, hanno segnalato il negozio all’Agenzia delle entrate, chiedendo - in aggiunta alla sanzione amministrativa - la chiusura temporanea dell’esercizio. Cosa puntualmente avvenuta da martedì a giovedì scorsi, quando il 117 ha provveduto ad apporre i sigilli. Sigilli ieri mattina rimossi da una pattuglia per consentire la ripresa dell’attività di taglio e cucito in via 9 giugno.

Sostituire la cerniera di un tubino, fare un rammendo a un paio di jeans, accorciare le maniche di una giacca sono alcune delle riparazioni richieste ai laboratori di sartoria che, negli ultimi anni, sono “spuntati” in città spesso su iniziativa di imprenditoria orientale, ritagliandosi una clientela anche nutrita poiché di questi tempi non è semplice rintracciare un sarto. «Il mercato cinese risulta spesso molto conveniente alla clientela per i prezzi contenuti», commenta il comandante della Sezione operativa della Compagnia monfalconese, Andrea D’Alessandro: «In questo caso ci siamo trovati di fronte alla quarta mancata emissione di ricevuta fiscale e, come prevede la legge, abbiamo proposto all’Agenzia il provvedimento di chiusura temporanea della sartoria, che poi lo ha concesso nel giro di una settimana dall’invio del nostro verbale».

La situazione degli scontrini è costantemente monitorata dalle Fiamme gialle: in città un’attività controllata ogni sei è risultata in situazione di irregolarità. Su circa 1.300 verifiche effettuate da gennaio a oggi, il 15% ha dato esito positivo. Spesso le “distrazioni”, chiamiamole così, hanno riguardato spese minute, come nel caso dell’orlo di un abito o del classico caffè al bar, ma per quella manciata di euro non dichiarati all’Agenzia delle Entrate si rischia il salasso, poichè nella fattispecie le sanzioni risultano piuttosto severe: 500 euro a verbale, che scendono a 175 se si accetta l’oblazione, cioè il pagamento entro 10 giorni dalla contestazione. E per violazioni reiterate, come visto in via 9 giugno, può scattare anche la saracinesca abbassata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo