Monfalcone, lo stop al terrorismo dei 250 bengalesi

MONFALCONE Oltre 250 stranieri, in larghissima maggioranza bengalesi, hanno detto ieri “Stop to terrorism” a Monfalcone. Formando una catena che ha abbracciato tutta piazza della Repubblica, hanno voluto dimostrare con la propria presenza che la comunità musulmana di Monfalcone prende una netta distanza dall’uso della violenza nel nome della religione.
Le mani si sono poi levate in alto, perché «pronte a portare la pace nel mondo: quanto sta accadendo in varie parti del mondo non è Islam». Lo ha detto con chiarezza, a nome dei bengalesi, Alì Poesal, portavoce del Centro culturale islamico di via Don Fanin, ieri rappresentato in piazza da diversi frequentanti, come quello di via Duca d'Aosta e come l’Associazione genitori bengalesi. «L’Islam non ha mai lavorato dalla sua nascita per il male dell’uomo - ha aggiunto -, ma per il suo bene, come tutte le religioni».
«Non posso credere che chi sta facendo questo sia musulmano - ha poi detto un uomo originario del Senegal -. Nel Corano non c’è l’invito alla violenza. In Europa siamo ospitati bene e dobbiamo comportarci bene». Alla manifestazione, partita dall’iniziativa di alcuni componenti della comunità originaria del Paese asiatico, hanno inoltre preso parte alcuni cittadini senegalesi, nordafricani e somali, ma una sola donna del Bangladesh, assieme al marito e al figlio. «Le donne a quest’ora sono impegnate a casa, a cucinare il pranzo - ha spiegato poi dopo la manifestazione Alì Poesal, il primo studente bengalese a essersi diplomato al liceo scientifico cittadino -. Se l’iniziativa fosse stata organizzata al pomeriggio, ci sarebbero state».
La partecipazione in generale avrebbe potuto essere più alta, se il lavoro nel cantiere navale non fosse in una fase davvero molto intensa, com’è in queste settimane, stando a diversi componenti della comunità bengalese ieri presenti. «Adesso come adesso, c’è la nave in consegna - ha confermato Nadim Miah - e tantissimi stanno lavorando anche oggi (ieri, ndr) che è domenica».
La partecipazione è stata però giudicata buona. E utile a lanciare un segnale forte alla maggioranza italiana con cui i rapporti si sono fatti più difficili, pare, dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles. «Non si può generalizzare - ha detto ancora Alì Poesal -, ma è vero che i commenti negativi sui social o nei confronti del velo delle donne e di chi porta l’abito religioso sono aumentati. Domandano se siamo dell’Isis, quando qualche anno fa chiedevano se eravamo di Al Qaeda o “amici di Bin Laden”. Queste persone però non capiscono, perché non sanno la verità. La manifestazione è stata voluta proprio per questo, per far comprendere come la pensiamo, per dimostrare la nostra solidarietà».
In piazza ieri i bengalesi hanno ribadito di trovarsi bene a Monfalcone. «È una città tranquilla, abbiamo la fortuna di lavorare nel cantiere navale e anche fuori, nelle fabbriche o nei ristoranti - ha detto Amin -. Noi vogliamo bene a questa città». La manifestazione è nata dalla comunità musulmana bengalese che, comunque, ne è rimasta la principale protagonista.
L’iniziativa non ha raccolto l’interesse dei monfalconesi che, in buona sostanza, se ne sono tenuti alla larga, salvo una ristretta minoranza, composta di fatto da consiglieri comunali, esponenti del mondo sindacale, delle associazioni e dei comitati di rione.
A rappresentare le istituzioni c’erano invece non solo il sindaco di Monfalcone Silvia Altran e il presidente della Provincia Enrico Gherghetta, ma anche l’assessore regionale al Lavoro Loredana Panariti, il sindaco di Turriaco Enrico Bullian, il sindaco di Sagrado Elisabetta Pian e, per il sindaco di San Canzian, il consigliere di maggioranza Claudio Fratta, oltre agli assessori di Monfalcone Omar Greco e Cristiana Morsolin e l’assessore provinciale Ilaria Cecot.
In piazza si è poi recata anche la senatrice Laura Fasiolo. Una partecipazione quella delle istituzioni del territorio che il sindaco Altran ha voluto sottolineare, assieme alla portata dell’iniziativa voluta dalle associazioni bengalesi. «Questa città ha sempre rifiutato la violenza ed è importante che ognuno si impegni per questo ogni giorno», ha concluso il sindaco.
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