Monfalcone, l’Appello reintegra il medico Pignata

La Corte ha stabilito che il dottore non andava licenziato. I legali avvieranno la causa di risarcimento nei confronti dell’Ass
Il dottor Giusto Pignata non andava licenziato «per giusta causa», aveva anzi il diritto di vedersi confermare nel 2006 dall’Azienda Socio Sanitaria “Isontina” l’incarico di Direttore di Struttura Operativa Complessa di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Monfalcone. A stabilirlo è la Corte di appello di Trieste, Collegio Lavoro, al quale il medico trevigiano si era rivolto nell’ottobre del 2013, dopo che in primo grado il Tribunale del Lavoro di Gorizia aveva accolto le tesi dell’Ass “Isontina”.


In sostanza, per il dottor Pignata, direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’ospedale “San Camillo” di Trento da dieci anni ormai, con incarichi di docenza formativa per le Università di Firenze, Genova, Napoli e Cagliari, si apre la strada del reintegro nel suo posto di lavoro. Smentendo quindi la tesi dell’Azienda, che aveva imputato al primario «un accanimento nella tecnica chirurgica laparoscopica con recidive di malattia e tassi di mortalità superiori alla media», la sentenza pubblicata il 22 giugno «accerta e dichiara» che il dottor Pignata «aveva diritto a vedersi confermare l’incarico di dirigente medico responsabile di Struttura complessa di Chirurgia generale dell’ospedale civile di Monfalcone anche dopo l’8 novembre 2006». I giudici della Corte di Appello di Trieste, inoltre, accertano e dichiarano nel dispositivo «l’illegittimità del recesso dal rapporto di lavoro», posto in essere con la delibera del 5 febbraio 2008 da parte dell’allora direttore generale dell’Ass numero 2 “Isontina”. La Corte di Appello demanda invece a un’ordinanza gli adempimenti a carico del ricorrente e dell’Azienda sanitaria per definire gli aspetti risarcitori patrimoniali per il danno subito. I legali del dottor Pignata avvieranno quindi una causa civile nei confronti dell’Azienda sanitaria per il riconoscimento e risarcimento dei danni morali, alla persona e familiari, professionali, di immagine e di perdita di chances subito in seguito alle azioni intraprese contro di lui a partire dal 2006, quantificato nel 2013 in 900.000 euro. Il primo Collegio tecnico e la “Commissione degli esperti”, nominati dall’allora direttore generale Emanuela Baccarin, furono giudicati «inappropriati» dal giudice del Lavoro di Gorizia, che all’inizio del 2007 entrò anche nel merito del parere espresso dallo stesso collegio sul mancato rinnovo dell’incarico al medico. Venne quindi nominato un secondo Collegio tecnico che dopo 9 mesi si autodimise. Quindi il direttore generale, autonomamente, decise per il licenziamento del chirurgo. Il Comitato dei garanti, organismo previsto dal contratto collettivo di lavoro dei dirigenti medici e composto da due giuristi e un esponente medico sindacale, espresse parere favorevole, ma non all’unanimità, alla richiesta dell’Ass di recedere per giusta causa dal rapporto di lavoro. A inizio 2008 la direzione generale impedì che Pignata rientrasse nel suo ruolo, dopo un anno di aspettativa non retribuita, per “pericolosità”, nonostante la sentenza favorevole ottenuta in primo grado davanti al giudice del Lavoro di Gorizia. L’attuale direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’ospedale “San Camillo” di Trento, che in questi 10 anni ha continuato ad accumulare esperienza e riconoscimento a livello internazionale per la propria attività clinica e scientifica, ha già messo in mora l’Azienda sanitaria per ritornare a guidare la Chirurgia generale dell’ospedale di Gorizia-Monfalcone. «Quello che ottengo è un risarcimento tardivo e molto parziale – afferma Pignata –, perché sono stato colpito duramente a livello d’immagine e quindi professionale. Ho sempre agito con estrema serietà e professionalità nel bene del mio unico “padrone”, il paziente, e, se fossi stato davvero un delinquente, non avrei continuato a lavorare, non solo in Italia, ma anche in tutta Europa e negli Emirati Arabi, e formare centinaia di chirurghi, per adempiere la criticità del nostro sistema sanitario e formativo».


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