Monfalcone, la difesa di Leopoldo Bon: "Ho sparato in aria, non volevo uccidere"
MONFALCONE Leopoldo Bon, in carcere a Gorizia in attesa dell’udienza preliminare, «non voleva uccidere». Lo afferma Maurizio Rizzatto, il legale di fiducia nominato dal 66enne pensionato triestino, ex docente universitario di Fisiologia a Modena, arrestato sabato dai carabinieri di Monfalcone con l’accusa di tentato omicidio.
Infastidito dal chiasso provocato da alcuni ragazzini nel cortile condominiale di via Punta Barene 5 a Marina Julia, verso le 15.30 aveva aperto il fuoco con la sua Walther calibro 7,65, facendo esplodere quattro colpi.
L’ultimo, secondo la ricostruzione dei militari, aveva centrato l’asfalto a pochi centimetri dai piedi di uno dei giovani, il 18enne romeno Patrick Tudorel, rimasto di rimbalzo colpito al costato (fortunatamente senza serie lesioni) da una scheggia di bitume.
La prossima settimana l’avvocato Rizzatto, che ieri ha chiesto di poter vedere il proprio assistito, depositerà un ricorso al Tribunale del riesame contro la misura cautelare disposta martedì dal gip Sabrina Cicero dopo la convalida dell’arresto.
«Bon - riferisce il legale - nega recisamente di aver sparato contro i ragazzi. All’interrogatorio ha dichiarato al giudice di aver rivolto la canna in aria. Chi ci dice che l’ogiva rinvenuta appartenga proprio alla sua pistola? Sul punto chiederemo senz’altro una perizia. E ancora: si può escludere che l’ultimo proiettile sia caduto proprio dall’alto? Non credo. Inoltre, per quanto mi consta l’area del cortile condominiale non è stata neppure sequestrata...».
Ma Rizzato si sofferma anche sulla personalità di Leopoldo Bon: «Il mio cliente non ha precedenti penali e un curriculum di tutto rispetto. È stato docente universitario con titoli accademici e deteneva pistole e fucili con regolare porto d’armi a uso sportivo, per praticare al poligono il tiro a volo». Insomma, un «tiratore esperto», che se avesse voluto procurare del male avrebbe potuto farlo.
«Ma in questa vicenda non c’è dolo - sottolinea sempre l’avvocato, esponendo per la prima volta la versione di Bon - e se qualcuno ritiene il contrario deve dimostrarlo. Siamo davanti a una persona tutt’altro che stupida, anzi colta, intelligente, che sa quello che fa». «Certamente ha esagerato nel tirar fuori l’arma - ammette il legale - ma bisogna dire che davanti al suo balcone non v’era alcuna casa o strada: solo un boschetto. Non avrebbe davvero potuto nuocere a nessuno».
In realtà quel sabato alcuni bagnanti a Marina Julia, la spiaggia che dista qualche centinaio di metri dal palazzo teatro della vicenda, hanno nitidamente udito gli spari e uno dei testimoni, Paolo Venni, che probabilmente verrà ascoltato nei prossimi giorni pure dai carabinieri, ha dichiarato di aver avvertito il sibilo di un paio proiettili. Circostanza da chiarire.
«Il mio cliente non voleva fare male a nessuno - prosegue Rizzatto - era esasperato dal fatto che i ragazzini frequentano quello spiazzo per bere, produrre schiamazzi e imbrattamenti. Ci sono state in precedenza tre chiamate registrate, partite dal cellulare dell’assistito, verso il 112 per chiedere interventi a seguito del ripetersi di quegli episodi. E anche gli altri inquilini erano imbufaliti per l’andazzo. Bon è dispiaciuto, sa di aver agito in preda alla rabbia. Non è un soggetto pericoloso. Nessuno è stato leso. E, soprattutto, il mio cliente non voleva uccidere».
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