Monfalcone, la città delle biciclette resta senza un posto dove poterle riparare
MONFALCONE A Panzano il via vai di biciclette di prima mattina e all’uscita dai turni di lavoro del cantiere navale è incessante. Per un migliaio almeno di lavoratori dell’appalto Fincantieri è il mezzo più economico e, spesso, l’unico per raggiungere lo stabilimento dal centro città o anche dai comuni confinanti.
Da lunedì, però, operai e monfalconesi con due ruote da riparare possono affidarsi solo al fai da te, perché l’officina Ds Motors di Panzano ha chiuso e al momento non esiste un’altra realtà cui rivolgersi. Anche se a breve dovrebbe aprire un’attività di manutenzione di biciclette in piazza Cavour, in pieno centro, grazie anche o soprattutto ai contributi a fondo perduto stanziati dal Comune per incentivare l’insediamento di nuovi artigiani nel cuore della città.
«Di questi fondi, però, avremmo avuto bisogno anche qui a Panzano, dove ormai stanno chiudendo un po’ tutti», osserva Fabio De Santis, che con il fratello Maurizio aveva rilevato l’officina nel 1989 dai storici titolari, la famiglia Boaretto, che l’aveva avviata negli anni '40. Se i due fratelli si sono trovati a dover smettere un’attività quasi trentennale e iniziata per pura passione, non è comunque per raggiunti limiti di età, come accaduto a Panzano nel corso del 2016 per la parrucchiera di via Pisani e la macelleria di via della Marcelliana.
«Dopo che Sclauzero ha cessato l’attività eravamo rimasti gli unici a fornire un servizio di riparazioni a Monfalcone - spiega Fabio, che non ha superato da molto i cinquant’anni - e il lavoro c’era e c’è, sia con chi usa la bici per lavoro, italiani e stranieri, chi per spostarsi in città».
Una categoria in aumento, secondo De Santis, grazie alla creazione di una rete abbastanza sviluppata di piste ciclabili. «Non ho però più la liquidità sufficiente e quindi per rientrare con la banca sono costretto a vendere o, meglio, a svendere», afferma Fabio, rimasto da solo in negozio quando tre anni fa il fratello ha iniziato ad avere seri problemi di salute.
Scuote la testa, pensando alla sua famiglia e guardando le serrande abbassate, dopo quasi trent’anni di attività, gli investimenti effettuati per acquistare il negozio e attrezzarlo nel tempo. «Attorno alla metà degli anni '90 ci siamo ritrovati anche noi a dover comprare il locale da Fincantieri, che aveva deciso di vendere il suo patrimonio immobiliare - racconta Fabio De Santis -. Abbiamo speso 180 milioni di lire per poter dare un futuro all'officina. Abbiamo tanto investito per non avere niente».
Eppure il lavoro non mancherebbe. «Ci sono le signore anziane che arrivano da via Romana e gli operai romeni o del Bangladesh - conferma - che hanno bisogno della bicicletta e quindi si sono sempre rivolti a noi». All’incrocio tra via Napoli e via Cosulich era possibile però trovare anche delle buone biciclette in vendita, oltre assistenza per gli scooter.
«È vero che ancora l’80% delle persone tende ad acquistare la bici in supermercato - spiega De Santis -, ma è una tendenza che in qualche modo si sta invertendo, perché la gente si sta rendendo conto di quanto non paghi alla fine la scarsa qualità e anche la mancanza di un'assistenza post vendita che noi invece abbiamo sempre dato». Anche se a Monfalcone il fenomeno dei furti in questi anni ha rappresentato un deterrente all’acquisto di bici più costose, riconosce anche De Santis. «Mi chiedo solo se le cose sarebbero potute finire in modo diverso, con un maggiore supporto del sistema bancario e una diversa attenzione del Comune nei confronti di questo rione», conclude.
«Spero che a fronte delle chiusure di diverse attività nel quartiere l’attuale amministrazione valuti di estendere il bando a sostegno delle attività artigianali anche a Panzano - osserva dal canto suo il presidente onorario dell'Associazione per Panzano, Lucio Zorzetti - o di utilizzare altri strumenti a sostegno di chi ancora è aperto e per incentivare nuovi insediamenti, come si è fatto per il centro città». I 200mila euro stanziati per la zona centrale sono stati fra l’altro impiegati solo a metà.
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