Monfalcone, la centrale A2A da riconvertire a idrogeno ma prima il carbone blindato con un muro

Pareti alte 3 metri per una lunghezza di 250. Impianto spento dal 6 febbraio, gli operai sono impiegati nelle manutenzioni
Bonaventura Monfalcone-11.02.2016 Centrale A2A-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.02.2016 Centrale A2A-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Entro un anno dal rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale complessiva, concessa ad A2A Energiefuture Spa lo scorso 27 febbraio, in ordine alla centrale termoelettrica, dovrà essere realizzata la “blindatura” del parco carbone, al fine di evitare le dispersioni delle polveri nell’area urbana del rione Enel.

L’azienda, in ottemperanza alle prescrizioni Aia, ha recentemente attivato la relativa procedura amministrativa. Si tratta dell’iter in ordine al rilascio delle autorizzazioni, in particolare quella paesaggistica, per la realizzazione di un muro di contenimento dall’altezza di 3 metri e dalla lunghezza di 250 metri, sul lato interno del parco carbone, a completamento della barriera già esistente. A lavori ultimati, quindi, i cumuli di carbone dovranno avere un’altezza massima di 2,50 metri, a fronte di un livello inferiore pari al 20% rispetto al muro di contenimento. Insomma, prima della riconversione della centrale da carbone a idrogeno, come annunciato dall’azienda a seguito dell’accordo con la Snam in vista del 2024, bisognerà comunque ottemperare a una serie di indicazioni e prescrizioni dell’Aia.

Procedura dunque avviata da parte di A2A Energiefuture, nell’ambito delle prescrizioni relative alle cosiddette «emissioni non convogliate», ossia che non avvengono attraverso il camino della centrale termoelettrica, e che ne contemplano l’attivazione entro 6 mesi dal rilascio dell’Aia e quindi la realizzazione entro i 12 mesi.

Una “blindatura” congrua rispetto alla situazione attuale, considerando peraltro che l’impianto termoelettrico risulta spento dallo scorso 6 febbraio, i dipendenti sono impiegati comunque nelle opere di manutenzione. Uno scenario evidentemente diverso rispetto al passato, quando i cumuli di carbone avevano raggiunto livelli di altezza anche fino a dieci metri. L’innalzamento del muro di contenimento del parco carbone ha rappresentato una delle richieste poste con forza dall’amministrazione di Monfalcone, nel corso dell’istruzione della nuova Aia. Ciò proprio al fine di migliorare la gestione delle «emissioni non convogliate», permettendo quindi di ridurre il fenomeno, da anni segnalato dai monfalconesi, della dispersione delle polveri, che incide in modo particolare durante le giornate sferzate dalla bora.

L’Aia prevede la «costante implementazione e il miglioramento del programma di riduzione delle emissioni diffuse, anche mediante il mantenimento del sistema di scarico, stoccaggio e trasporto di carbone, ceneri e gessi». Tecnicamente vengono indicate specifiche modalità. Oltre alla presenza di una barriera che «superi almeno il 20% l’altezza dei cumuli, lungo il perimetro del carbonile», l’impiego di «sistemi a spruzzo d’acqua della massa di combustibile», nonché di «adeguati agenti incrostanti/filmanti (biodegradabili)» e «l’implementazione di un programma di manutenzione periodica finalizzata all’individuazione di perdite e alla riparazione».

L’Autorizzazione integrata ambientale contiene inoltre l’obbligo da parte dell’azienda, come ottenuto dall’amministrazione comunale, di implementare le campagne di monitoraggio annuale circa le polveri depositate in ordine al dosaggio di carbone elementare, organico, e dei metalli (Arsenico, Piombo, Cadmio, Nickel, Vanadio, Rame, Cromo, Manganese, Mercurio, Tallio), oltre agli Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) cancerogeni, diossine, furani. Campagne da eseguire, in accordo con Arpa e Amministrazione comunale, due volte l’anno, l’una nella stagione calda l’altra in quella fredda.

L’azienda ha fornito una prima proposta indicando i periodi novembre-dicembre 2020 e agosto-settembre 2021, avvalendosi di quattro deposimetri da collocare due a Monfalcone, gli altri a Ronchi dei Legionari e a Doberdò del Lago. Il Comune ha richiesto la revisione, a fronte dei periodi gennaio-febbraio e giugno-luglio, prevedendo i deposimetri nelle aree del territorio monfalconese dove negli anni si sono registrate le maggiori segnalazioni di polvere di carbone depositato su davanzali e pavimentazioni. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo