Monfalcone, il Valentinis rifugio di cigni e uccelli “ibridi”
MONFALCONE Lungo il Valentinis le imbarcazioni da diporto hanno ripreso il loro andirivieni, mentre i rimorchiatori, attraccati sul lato del cantiere navale, non si sono mai fermati in questi mesi. Nello specchio di mare che entra nel cuore di Monfalcone nelle ultime settimane ha però veleggiato anche una famiglia di cigni, composta dalla coppia di adulti e da 5 piccoli. Una presenza inedita, provocata più che dalla quiete post lockdown dalla ricerca di zone tranquille e sicure, protette da eventuali predatori, come spiega l’ornitologo e guida naturalistica Paolo Utmar. «I cigni si spostano parecchio – ricorda –, soprattutto se alcune aree sono diventate insicure per la siccità o per la presenza di predatori, come le volpi, che si stanno dimostrando un disturbo per l’avifauna».
Anche per gli esemplari di volpoca (un anatide di discrete dimensioni e facilmente riconoscibile dalla sua livrea), che sono sì numerosi, ma solo in un caso certo hanno allevato i loro pulli. Le volpi pattugliano tutte le zone emerse, stando a Utmar, che ne ha visto un esemplare percorrere la diga del tratto della cassa di colmata del porto ormai trasformatosi in uno stagno ricco di avifauna. «Il canale Valentinis è un luogo ottimo per alimentarsi per dei cigni e i loro piccoli – afferma l’ornitologo -, meno per fare il nido». Un occhio più attento, o forse solo più curioso, tra le barche ormeggiate ha avuto modo di scoprire in queste settimane, confusa tra le decine di germani reali, anche una coppia di uccelli acquatici difficilmente identificabile. Alla testa scura e al becco di un grigio antracite si sommano un petto color tabacco, mentre le penne remiganti alla base terminano con uno specchio alare quasi turchese. «In effetti sono un ibrido – continua Utmar – tra una casarca, che negli ultimi anni ha preso casa lungo il Valentinis, e un germano reale. I due esemplari sono di genere diverso, ma non sappiamo se siano in grado di riprodursi». Anche la zona umida del Cavana, tra Marina Julia e Marina Nova, sta vivendo un aumento di presenze, pure in questo caso per motivi slegati dall’assenza quasi totale dell’uomo nel corso del lockdown imposto dal contenimento del Covid-19. «In realtà si è trattato di un periodo troppo breve per aver influenzato in modo sostanziale i comportamenti della fauna – afferma l’ornitologo –. Invece la chiusura dell’uscita del Cavana a mare e la riduzione dell’ingresso di acqua marina sta incidendo sull’espansione del canneto e quindi sulla comparsa di specie di Silvidi raramente osservabili, come la Falciaiola». La zona umida, dove sta recuperando anche la vegetazione di Falasco, accoglie non solo oche selvatiche, folaghe e tuffetti, ma anche il falco di palude, che potrebbe avervi trovato l’ambiente ideale per nidificare. C’è comunque un altro predatore che si sta insediando poco distante, agli Alberoni, in base alle osservazioni dell’ornitologo: il corvo imperiale. «La popolazione del corvo imperiale è aumentata molto sul Carso e la specie sta quindi cercando spazio in pianura, caso unico in tutta Italia – sottolinea Utmar –. Il corvo imperiale ha nidificato a Belvedere e probabilmente anche agli Alberoni». Pure la popolazione di poiana gode di ottima salute, ma in città pare abbia nidificato anche una coppia di sparvieri. «Molto più elusivi, ma basta guardare la reazione dei piccioni e delle tortore per rendersi conto del loro passaggio», dice Utmar.—
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo