Monfalcone, il super-modellino al museo della cantieristica svela l’epopea degli idrovolanti
MONDALCONE La storia dei Cant, o più in generale della flotta aerea partorita dalla fucina monfalconese, è quella di un grande successo, perfino costellato da record rimasti ineguagliati per l’epoca, azzoppato però dall’oblio. Se dici Saturnia e Vulcania, Micoperi, Crown Princess qui tutti sanno di cosa stiamo parlando. Ma degli idrovolanti? Chi ricorda qualcosa? Eppure a cavallo tra le due guerre mondiali, la famiglia Cosulich compì un ulteriore balzo in avanti, dopo l’impianto a inizio secolo dell’attività di produzione navale nel bacino di Panzano, forgiando una serie di idrovolanti che prima spiccarono il volo sul golfo e poi entrarono in servizio pure sulle linee per il Sudamerica. Non fu una parentesi estemporanea, un guizzo creativo. Le officine aeronautiche, aperte nel 1923 sulle macerie del primo conflitto mondiale, furono un formicaio di tute: vi lavorarono 5 mila addetti, praticamente l’odierno stabilimento.
Ora al Muca, che pur cerca di trattare esaustivamente la materia cantieristica, un capitolo adeguato sui velivoli che incidevano le nuvole di Panzano tra gli Anni ’20 e ’40 ancora non è stato scritto, ma entro marzo una spinta propulsiva sarà data dall’inserimento di un raro modello in scala 1/5 di un Cant nel polo espositivo. L’operazione è stata difficile: il mezzo, scovato quasi per caso in un hangar e poi recuperato, è riuscito ad attraversare la soglia del museo per soli due centimetri. Non scomponibile, ha un’apertura alare di ben 4 metri. Roba da far impazzire i trasportatori.
L’altro aspetto bello della vicenda è che, siccome il piccolo idrovolante dovrà essere tirato a lucido, o meglio ridipinto, per presentarsi al pubblico in forma smagliante, il delicato intervento di maquillage sarà svolto a titolo gratuito e assolutamente volontaristico da un cittadino, Riccardo Benco, presidente dell’associazione Modellisti Monfalcone. Riprodurrà le fasce rosse, con la bandiera italiana nella coda e i simboli della regia aeronautica degli anni ’30. Un beau geste, cui verrà almeno risparmiato il costo della vernice (a carico del Comune). Benco ridipingerà nelle tinte originali il modellino del velivolo, attualmente parcheggiato in un cortiletto, vicino la zona bar. Dove è coperto da un telo in plastica blu a protezione dagli agenti atmosferici.
L’architetto Michele Poletto, assieme a un ingegnere, in questi giorni effettuerà un sopralluogo sul posto per capire come inserire il piccolo Cant 501 Z (la Z sta per Zappata, il suo progettista) negli spazi espositivi. Ovviamente – ed è la prima opzione – sarebbe di sicuro effetto scenografico un posizionamento “aereo” giusto sotto la cupola di vetro. In questo modo i visitatori verrebbero sovrastati dalla pancia e dalle ali dell’idrovolante, il che garantirebbe anche un giusto approccio all’epopea dei Cant. Che una volta usciti dalla fabbrica di Monfalcone, stabilirono record a ripetizione. Grazie anche a una forza lavoro totalmente dispiegata all’obiettivo di dominare il cielo. Il guaio è, però, che il modellino pesa 260 chilogrammi e il soffitto non è in grado di reggere simili volumi appesi. Così Lucio Gregoretti, regista dell’operazione e capo Ufficio gabinetto del Comune, ha proposto l’escamotage: due pilastri in ferro come parti strutturali di sostegno, per garantire la sospensione in aria del piccolo CantZ. I tecnici valuteranno nelle prossime ore la fattibilità dell’idea. L’intervento dovrebbe completarsi a breve, prima della chiusura della mostra in corso, prorogata fino al 30 marzo. Sarà corredato da una serie di pannelli, quattordici, che in maniera approfondita ripercorreranno l’epopea degli idrovolanti monfalconesi. –
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