Monfalcone: il M5S chiede uno studio epidemiologico sui fumi di A2A
MONFALCONE Basta con il carbone, no al nuovo progetto del “carbone pulito” per la centrale. Il Movimento 5 stelle alza il tiro in quella che è diventata una battaglia contro il progetto di riconversione dell’impianto di A2A che deve essere ancora presentato e tutte le realtà energetiche considerate inquinanti. Dopo l’interrogazione di alcune settimane fa presentata da 10 senatori ai ministri dell’Ambiente e della salute (proprio quello all’Ambiente Andrea Orlando parlando delle strategie di governo aveva spiegato che si punterà alle energie rinnovabili stoppando il carbone) in cui si chiedeva «quali iniziative si intendono adottare per tutelare la salute pubblica degli abitanti di Monfalcone e dei dipendenti della centrale A2A», si mobilitano altri 13 deputati. La richiesta stavolta è al governo Letta perchè «realizzi urgentemente uno studio epidemiologico sulla diffusione di patologie respiratorie e forme tumorali nelle provincie di Gorizia e Trieste». Sotto accusa ancora una volta la Centrale di Monfalcone oltre che la Ferriera di Trieste e lo stabilimento chimico di Torviscosa.
La mozione è stata presentata dai deputati del M5S, Aris Prodani e Walter Rizzetto e firmata anche dai colleghi Pinna, Currò, Grande, Rostellato, Cominardi, Bechis, D’Ambrosio, Vallascas, Cecconi, Da Villa e Mucci. È una nuova bordata contro il progetto della riconversione al carbone “pulito” di A2A che secondo il M5S è soltanto «un’operazione di marketing della lobby carbonifera». Stavolta i parlamentari grillini chiedono uno studio ad hoc. «Che va realizzato d’intesa con gli organi regionali - spiega Prodani - e deve riguardare, l’incidenza in queste aree del cancro al seno e degli aborti spontanei». L’impianto di Monfalcone, denuncia Prodani «sorge in una città densamente abitata e, a causa della presenza del vicino aeroporto, presenta una ciminiera relativamente bassa, 150 metri contro uno standard di 250. Questo determina, in periodi di alta pressione, che particolato e polveri ricadano spesso sulle zone abitate aumentando potenzialmente il livello di pericolosità dell’impianto».
Prodani ricordando che il M5S non smetterà di tener viva l’attenzione su tutti gli impianti ritenuti pericolosi per la salute (tra questi anche la centrale di Krsko) ribadisce che «i livelli di inquinamento e le ripercussioni sulla salute costituiscono una seria preoccupazione per i residenti malgrado A2A abbia più volte affermato che le emissioni della ciminiera sono costantemente monitorate e rientrano nei parametri imposti per legge». Nonostante questo, ricorda il deputato grillino, «Monfalcone si è piazzata al secondo posto in Italia dopo Taranto per quantità di diossina emessa nell’aria, pur nel rispetto del limite di legge, senza però che siano state rese note eventuali analisi di idoneità ad uso civile e agricolo». Ma c’è un’altra questione che solleva Prodani: «paradossalmente davanti all’immobilismo delle autorità - afferma - il presidente della Sbe Alessandro Vescovini ha commissionato a proprie spese a un’importante Università uno studio che punta a verificare il bioaccumulo lichenico dei metalli pesanti nelle aree circostanti l’impianto. Uno studio che non è previsto nella procedura Aia (autorizzazione integrata ambientale) concessa dal ministero dell’Ambiente nel 2009. Ma è molto utile invece per capire il grado di contaminazione del territorio (in termini quantitativi e qualitativi) causata dalla centrale. Si tratta del primo passo per individuare le aree a maggiore concentrazione di inquinanti per poter stabilire una correlazione con l’incidenza di neoplasie».
«Uno studio deve essere effettuato anche dal governo perchè è inaccettabile - conclude Prodani - che non siano le istituzioni, ma un privato cittadino a commissionare uno studio che dovrebbe essere la base per un’Aia».(gi.ga.)
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