Monfalcone, il forzista Nicoli sbatte la porta. E la giunta Cisint perde un alleato

L'ex vicesindaco Giuseppe Nicoli, attualmente consigliere regionale e comunale, rimette le deleghe in aperta polemica con il sindaco Cisint: "Fiducia venuta meno"
Il consigliere regionale e comunale forzista Giuseppe Nicoli con il sindaco Anna Cisint
Il consigliere regionale e comunale forzista Giuseppe Nicoli con il sindaco Anna Cisint

MONFALCONE  Sullo scacchiere politico la civica di Cisint, Monfalcone sei tu, ha conquistato a febbraio l’alfiere Ciro Del Pizzo, attuale capogruppo ed ex azzurro. Ma nella partita il sindaco perde ora la torre: Giuseppe Nicoli, capogruppo regionale e comunale di Forza Italia. Soprattutto: primo alleato del patto della Mariuta, quello senza il quale non ci sarebbe stato l’avvallo sulla candidata alle ultime amministrative, nella torrida, politicamente parlando, estate 2016. Le dimissioni ieri mattina.

Con una breve, ma lapidaria, nota a Cisint e al segretario generale dell’ente, dove Nicoli «consegna tutte le deleghe», cioè Pianificazione urbanistica ed Edilizia privata, perché è «venuto a mancare il rapporto di fiducia nei confronti del sindaco», che «stava alla base del rapporto collaborativo».

Terremoto in giunta. E alla vigilia dell’odierno voto sul bilancio previsionale. L’antefatto del giudizio tranchant di Nicoli sull’esposizione del documento finanziario svolta in commissione dal numero 2 di piazza della Repubblica Paolo Venni e della successiva, acuminata replica di Cisint culminano dunque nell’eclatante passo indietro, con tanto di restituzione delle chiavi d’ufficio e prelievo degli effetti personali in scatolone, come un vero licenziamento. In mezzo il nuovo Piano regolatore a metà del guado e due interrogativi: chi si occuperà di Urbanistica? C’è nella maggioranza chi può vantare specifiche competenze, posto che proprio tale materia, nelle intenzioni programmatiche, avrebbe dovuto costituire la linea di demarcazione dall’esecutivo precedente, a traino centrosinistra?

Un alleato leale, Nicoli, fino al caso diplomatico di febbraio, quando Del Pizzo ha trovato spiaggia nella civica di Venni, con la perdita di un uomo per il forzista. Ma la rottura di fatto arriva proprio con la replica di venerdì del vicesindaco, inaccettabile agli occhi di Nicoli. Per i toni. Il regionale ventila già sabato la remissione delle deleghe, però a Consiglio concluso. L’“avvertimento” di ieri di Cisint è dunque solo l’accelerante di fiamma. «Mi vuol far passare per traditore agli occhi dell’opinione pubblica – dice Nicoli –, ma non so chi sia più coerente di me: io mica ho cambiato sei partiti». «L’intervento di Cisint sul giornale mi lascia basito – continua –: piena di paura e insensibile al possibile miglioramento del documento di bilancio, mette le mani avanti evocando tradimenti, ma sono solo nella sua immaginazione». Nicoli si definisce anzi «l’unico in maggioranza a dire direttamente al sindaco ciò che pensa e ritiene utile per la città», come proporre emendamenti al previsionale per implementare il fondo emergenze Covid-19, ritenuto «insufficiente». «Evidentemente – prosegue Nicoli – non sopporta più i miei consigli: da quando sono andato in Regione, in giunta non esiste un contraddittorio. Vige il pensiero unico inappellabile di Cisint». Quindi l’amarezza per il «mancato apprezzamento del suo lavoro», sempre «come semplice consigliere, «senza alcun compenso economico»: su opere pubbliche e pianificazioni «la farina è del mio sacco, non di Cisint». Detto ciò, «prendo atto della sua “coltellata” via stampa, che di fatto sancisce la fine del patto pre-elettorale». Quello appunto della Mariuta. Esito aggravato «dal goffo e miope tentativo di salvare l’immagine politica di alcuni assessori che hanno solo impiegato molto male le risorse, vedi per esempio gli eventi in città: quasi 3 milioni in tre anni senza alcun apprezzabile beneficio per la città e il commercio».

«Oggi – arringa il forzista – butta all’aria una collaborazione assumendosi una grave responsabilità politica e dimostrando solo l’incapacità di mantenere in equilibrio una maggioranza». «Poco male – aggiunge – il mio lavoro continuerà per la città come consigliere primo degli eletti, ma non più per il sindaco cui ho consegnato le deleghe che mi aveva pregato di mantenere dopo la surroga in Regione».

Dunque l’azzurro continuerà a farsi sentire e a fare proposte, vedi gli annunciati emendamenti o «un’interrogazione sugli incarichi». «Sono curioso di vedere – chiarisce Nicoli – chi sarà contrario alle proposte mie e del partito che rappresento. Saranno misure a vantaggio del fondo di emergenza per il Covid e chi voterà contro sarà il vero traditore di questa coalizione». Un avviso alla maggioranza tutta. Ma l’invito ad appoggiare il testo (non depositato fino a ieri) non esonera di per sé il collega di banco, cioè l’assessore in quota azzurra Francesco Volante. Che stando a rumors, confermati da Nicoli, sarebbe andato «a parlare con Riccardo Riccardi», pare non di leadership in aula (così dice Volante), bensì della necessità di essere compatti e di mediare. «Si sarebbe dovuto recare però da Sandra Savino – precisa il forzista –: è lei che tratta le questioni politiche, da coordinatore regionale». Nicoli si è dimesso da ruoli esecutivi, non consiliari: resta capogruppo, con il placet di Savino, al corrente della vicenda con Cisint e delle sue scansioni. «Se Volante si asterrà o voterà contro i miei emendamenti – conclude l’azzurro – per me sarà fuori dal partito». E se li appoggia, Cisint che farà? Posizione spinosa, per l’assessore. Come proseguirà la partita e se qualcuno finirà sotto scacco lo si vedrà solo oggi, in aula. Ma la miccia è accesa. –

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