Monfalcone, il Consiglio boccia il progetto del polo energetico A2A
MONFALCONE Niente compattezza sulla centrale. Tanto rammarico, ma poi alla fine centrosinistra e centrodestra in Aula hanno tirato dritto e votato ciascuno, con prevedibile esito, il proprio documento. È passato solo l’ordine del giorno della maggioranza (astenuta l’opposizione), tre fogli con cui, in sintesi, si impegna ora il Consiglio comunale a confermare la volontà che «il territorio di Monfalcone non sia polo energetico come espresso già nelle direttive al Piano regolatore comunale»; a dare sviluppo ai «comparti incardinati sulla nautica diportistica e non»; ad avanzare «richiesta alla Regione per la revisione del Per» e all’Autorità di sistema per procedere «all’ulteriore valorizzazione del Porto» valutando il conseguimento di «risorse economiche per l’acquisizione eventuale delle aree della zona più a nord e per l’elettrificazione delle banchine». Forse in questo passaggio un possibile punto di contrattazione anche con la proprietà della centrale, chissà.
Cassato, invece, il primo odg, sostenuto dall’opposizione, soprattutto nella parte del documento in cui si impegnavano sindaco e giunta nella programmazione della «dismissione» e «remissione allo stato pristino, a carico della proprietà, del territorio occupato». Un aspetto, come replicato dal sindaco Anna Cisint, ritenuto «confliggente con il diritto e l’Aia» vigenti, di più: «illiberale», inattuabile sotto il profilo giuridico. A dire: l’ente non può intervenire direttamente su interessi privati legittimi e la proprietà di terzi. È stato però osservato, dal centrosinistra, che il passaggio andava interpretato come un indirizzo politico, tant’è che l’estensore ha voluto poi correggersi nelle dichiarazioni di voto, ma in ogni caso la sintesi tra i due documenti non è arrivata.
Dunque l’auspicata, e su alcuni temi pur intravista, convergenza – come nel caso della strenua opposizione a una visione di Monfalcone quale polo energetico, con la proposta, qui sì unanime, di revisionare il Per, piano energetico regionale, nella parte appunto pertinente il territorio comunale – alla fine non è stata raggiunta.
Sia la civica Annamaria Furfaro che il sindaco Cisint hanno provato a lanciare una scialuppa per far pervenire l’area antagonista sulla propria sponda, ma alla fine, niente di fatto. Non sono valsi i tentativi di modifica, ricucendo i testi con altre frasi. E, va detto, la modalità da remoto, con solo l’esecutivo in aula, non ha favorito né la consultazione della maggioranza né il confronto dell’opposizione. In tempi diversamente Covid, la partita forse si sarebbe giocata diversamente.
Eppure ieri era l’occasione, con un Consiglio comunale in seduta ordinaria interamente dedicato al futuro dell’impianto A2A (promossa su istanza del grillino Gualtiero Pin e di Furfaro) per uscire dall’Aula facendo quadrato a fronte di un progetto per la riconversione apparso da più parti nebuloso, «poco chiaro», in particolare per l’impiego dell’idrogeno.
La «carenza di dati» sulle progettualità avanzate da A2A, non a caso, è stata sottolineata dal consigliere regionale di Fi Giuseppe Nicoli, che pure ha definito il dibattito di ieri «costruttivo» e per la prima volta improntato a una positiva discussione. È stato lui a proporre il ritiro di entrambi i documenti e rimandare la discussione alla sede commissariale per pervenire a un ordine del giorno condiviso e sottoscritto da tutti. Dunque unica dichiarazione di voto (messa ai voti) e due espressioni separate per entrambi gli ordini del giorno. La maggioranza ha votato contro il documento di Pin e Furfaro. Da segnalare che solo Antonio de Lieto (Pensionati), scostandosi da Lega e colleghi, si è invece espresso a favore. «Avrei voluto sentire tutti dire che la centrale si chiude, ma quando c’è da metterlo nero su bianco, si preferisce sempre lasciare una porticina aperta», così Elisabetta Maccarini dal Misto. È in sostanza questo il motivo per cui il centrosinistra non ha appoggiato il secondo ordine del giorno proposto dalla maggioranza: lo ha ritenuto troppo «debole». —
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