Monfalcone, il Coni smentisce Cisint sul caso del cricket vietato: «Inutile il certificato»

Il presidente regionale Brandolin: «Chiarissimo ciò che è successo in piazza». E la Federazione nazionale indica l’impianto a Gorizia per il rebus del campo
Bonaventura Monfalcone-04.06.2017 Protesta per il cricket in piazza-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-04.06.2017 Protesta per il cricket in piazza-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

«Ma quale certificato? Non si tiri in ballo la questione della documentazione medica, perché solo per gli eventi organizzati da federazioni, società sportive ed enti di promozione – e non è questo il caso della Festa dello sport o del suo comitato, entrambi certamente non affiliati al Coni – è necessario. Ciò che è accaduto a Monfalcone è per me chiarissimo».
 

Cricket negato a Monfalcone, protesta bengalese


Da ex terzino destro, Giorgio Brandolin, presidente regionale del Coni e deputato democratico, entra a gamba tesa sul pasticciaccio brutto del cricket “cacciato”. Di ritorno da Cardiff dopo il flop Juventus ha appreso le vicissitudini bisiache dalla sua addetta stampa, che gli ha inviato gli articoli apparsi su queste colonne negli ultimi giorni. Letta la rassegna si è informato per conto suo e, elementi in mano, ora smentisce la versione di Cisint. Intanto però un aiutino giunge anche da Roma, dove la Federazione cricket italiana, che suggerisce alla comunità sportiva bengalese di prender tessera, ha forse un asso nella manica per l’annosa questione del campo da gioco.



Delusi, quasi del tutto convinti di essere vittime di discriminazione e soprattutto pronti, in barba al Ramadan, a difendere la possibilità di giocare a cricket sono apparsi l’altro giorno gli atleti asiatici. Se lo sport è anche uno strumento di crescita, loro, i bengalesi under 30, hanno cercato di misurarsi nella prima torrida domenica di giugno, quando hanno sfilato in divisa da gioco sulla piazza dove si teneva la Festa dello Sport per esprimere il loro malessere davanti all’esclusione praticamente last minute dalla manifestazione.

La Festa dello sport “sfratta” il cricket
Bonaventura Monfalcone-02.06.2017 Festa dello sport-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Esclusione che ha già provocato effetti a catena. I motivi addotti dall’organizzazione sono stati quelli appunto di una carenza nella mancata copertura assicurativa, per assenza di affiliazione alla federazione di categoria. E dalla burocrazia, dunque si deve ripartire per venire a capo della matassa. Una mano provvidenziale arriva dunque dalla Federazione cricket italiana (FCrI) che traccia il percorso da seguire per uscire dall’impasse ed evitare una seconda estromissione nel 2018. Non solo: il numero uno dell’organismo, Fabio Marabini, architetto ed imprenditore bergamasco, ex giocatore di una squadra di serie A, il Milan Kingsgrove (società con cui ha vinto due scudetti), ha in testa una soluzione pure per la questione – sofferta assai – del campo sportivo. Che il sindaco Anna Cisint assolutamente non intende foraggiare.

Marabini conosce bene la realtà monfalconese e anche il problema della reperibilità di un terreno da gioco per i ragazzi bengalesi. «Ne sento parlare da dieci anni – spiega – e personalmente ho una mezza discussione in piedi col presidente della Federazione baseball Italia che ha la necessità di condividere lo spazio di un impianto a Gorizia, città non così distante da Monfalcone. Ciò consentirebbe ai giovani di potersi allenare, una volta costituitisi in associazione sportiva dilettantistica, e anche di organizzare dei tornei transfrontalieri, visto che abbiamo il capo degli arbitri della disciplina residente a Pordenone e squadre attive in Slovenia, a Lubiana, e Austria, in Carinzia. Può venir fuori un bel progetto». «Per quanto ci riguarda – conclude il presidente Marabini – siamo pronti a dare una mano a questa realtà locale».

A Monfalcone niente cricket, la protesta dei bengalesi


È diventato infatti, quello dell’indisponibilità di un impianto su cui batter mazza e pallina, un rebus impossibile per i bengalesi, disposti altresì a un contributo ai fini della sicurezza per l’innalzamento della rete del prato di via Portorosega, dove – hanno promesso – non tenteranno mai più di diserbare l’erba col sale, un errore definito «gravissimo». Neppure l’offerta lanciata da Sergio Serra del Centro per migranti stranieri del Lisert si addice al caso, perché, come spiegato da Nadim Miah, portavoce dell’ala giovanile bengalese che ha a cuore questo sport, «il campo purtroppo è piccolo: l’ho verificato personalmente con un sopralluogo». «Per gli allenamenti – aggiunge – ne servirebbe uno di dimensioni paragonabili a un campo di calcio».

Bufera, invece, sull’eclatante esclusione, col presidente Coni Brandolin a smentire seccamente il sindaco Anna Cisint. «Mi risulta che per tutte le dimostrazioni degli sport presenti alla Festa, tranne boxe e corsa in salita, entrambe affiliate Coni, non servisse alcun certificato medico, invece indispensabile per gli eventi organizzati da federazioni, società sportive ed enti di promozione. La prova pratica di una corsa attorno al campanile, per fare un esempio, si sarebbe potuta svolgere senza alcun certificato». «Vero è invece che proprio perché si trattava di corsa in salita organizzata da affiliata Coni – prosegue – il figlio del sindaco correttamente non ha potuto, non disponendo di un certificato, svolgere il test».
Brandolin non intende rilasciare dichiarazioni politiche sul caso («che farò in altro momento»), tanto «è chiaro ciò che è accaduto qui e dunque il commento va da sè». «Ricordo tuttavia – conclude –, come presidente del Comitato olimpico regionale, che è nello spirito dello sport non fare distinzioni di genere, religione e colore di pelle. Le Olimpiadi sono nate per far partecipare tutti alle gare». 

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