Monfalcone, i veleni sull’amianto finiscono in Procura
MONFALCONE Come annunciato, ieri prima delle 11 l’ex consigliere comunale d’opposizione Anna Maria Cisint ha depositato presso la cancelleria, stanza 62, della Procura della Repubblica di Gorizia un esposto sulla vicenda della revoca della costituzione di parte civile, da parte dell’amministrazione Altran, nel processo cosiddetto “Amianto-bis”. Il documento - ed è una sorpresa - è stato però firmato anche da altre 11 persone: esponenti politici della Lega, come Sergio Pacor, Walter Sepuca, Massimo Asquini e Paolo Bearzi; e anche da “semplici” cittadini, provenienti però dall’associazione Monfalcone Domani, vicina a Cisint. Un esposto formulato «al fine di procedere alla verifica delle ipotesi di eventuali illeciti».
Oltre a ricostruire i recenti fatti, che in estate hanno agitato le acque politiche per la decisione assunta da una giunta dimezzata da ferie, il documento ripercorre le tappe seguite dall’ente locale. A partire dal 2001 con la scelta di «ricercare tutte le strade possibili perché l’amministrazione comunale possa costituirsi parte civile qualora i processi per le patologie correlate all’amianto giungessero al dibattimento». Per arrivare al 22 luglio scorso, giorno di sentenza per l’Amianto-bis, dopo le conclusioni di un mese prima con deposito di note spese di tutte le parti civile costituite, tra cui il Comune. «Incomprensibilmente - è scritto nell’esposto - il giorno prima dell’udienza la giunta comunale si è riunita con 4 membri (Silvia Altran, Omar Greco e Francesco Martinelli favorevoli, Cristiana Morsolin presente ma astenuta) e ha deliberato la revoca della costituzione di parte civile in tutti i processi di amianto (anche dei pendenti) accettando la transazione proposta da Fincantieri per la modesta somma di 140.000 euro, esigua considerando sia quanto il giudice aveva liquidato nel primo processo, sia l’ammontare di spese legali del secondo processo.
La costituzione di parte civile è stata così revocata e le condanne sono state elevate a 12 anni (nel primo processo 6 anni) pertanto è presumibile che se il Comune non avesse ritirato la costituzione si sarebbe visto liquidare un risarcimento attorno ai 200.000 oltre alle spese legali (27.000)». Il passaggio dell’accordo transattivo su cui Cisint e gli altri pongono l’accento è l’articolo 6: la rinuncia «alla costituzione di parte civile in qualunque procedimento penale che dovesse essere promosso in futuro per fatti connessi all’impiego dell’amianto». «Operazione gravissima», scrivono i 12.
«Ai consiglieri d’opposizione e ai cittadini rimane il "tarlo" che dietro a questa operazione "a zero vantaggi" per Monfalcone ci sia una motivazione che non ha nulla a che vedere con la ricerca che il Sindaco ha addotto nelle motivazioni - sono sempre le loro dichiarazioni -, peraltro nessuno può esser esperto in materia di patologie dell’amianto più del dott. Bianchi e, più in generale, dell’ospedale di Monfalcone». Questi ultimi dovrebbero ricevere finanziamenti dallo Stato oltre che dalla Regione «e non briciole dal sindaco che nel frattempo rinuncia a dar lo stesso valore ad altre entrate di cui dispone, ma che non ha iscritto a bilancio e non può ancora utilizzare, quasi a dire che in questa vicenda il denaro è un "paravento"».
Il sindaco archivia il contenuto dell’esposto come «pure illazioni»: «Le valutazioni economiche sui risarcimenti formulate da questi cittadini sono assolutamente su base ipotetica». «In realtà nessuno può conoscere l’esito finale dei dibattimenti - replica Silvia Altran -: per dire, nel primo processo gli esposti avevano ottenuto 25mila euro e la Cgil 75mila, nel secondo rispettivamente 30mila e 30mila. Inoltre non si può prescindere dal fatto che si tratti di un primo grado e chi può dire quale sarà la sentenza di terzo? Perciò non si può sostenere che si sono persi soldi».
«L’esito non brillante di Casale Monferrato», per il sindaco, docet. «Sono l’unico ente entrato nel secondo processo - sottolinea - perché quei consiglieri all’epoca non sollecitarono la costituzione di parte civile anche in Amianto-bis?». «Quanto al fatto che il denaro sia un “paravento” - sottolinea - tale pensiero mi indigna talmente da non voler neppure commentare. Paravento di cosa, poi? Trovo fastidioso, davanti al dramma dei morti, insinuare usando parole poco corrette». Significa che prenderà provvedimenti per tutelarsi? «Sto zitta, non dico niente», chiude.
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