Monfalcone, i neonati stranieri sorpassano gli italiani

Sono 140 rispetto a 118 e rappresentano il 54 per cento. La maggioranza extracomunitari con 84 di nazionalità bengalese 
Bonaventura Monfalcone-22.07.2014 Ostetricia-Ospedale-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-22.07.2014 Ostetricia-Ospedale-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Sorpasso dei neonati stranieri su quelli italiani a Monfalcone durante il 2017. Rispetto ai 749 parti al 31 dicembre 2017, nel Punto nascita dell’ospedale San Polo, solo il 34% del totale, cioè 248, sono stati registrati all’anagrafe del Comune (alcuni parti potrebbero comunque essere avvenuti in altri ospedali della regione). Gli altri, il 66%, sono stati iscritti invece nei paesi di residenza dei genitori. Realtà che spaziano da Gorizia al mandamento monfalconese, ma anche la provincia di Trieste e in particolare Duino Aurisina.


Nello specifico dei nuovi nati di Monfalcone 118 sono italiani, il 46%, mentre 140, il 54% sono stranieri, con 84 bambini con genitori originari del Bangladesh, 18 della Romania e a seguire, come indicano i numeri forniti dai Servizi demografici del Comune di Monfalcone, bimbi la cui famiglia ha radici nei paesi dell’Est Europa, dell’ex Jugoslavia e del Nord Africa tra cui Marocco, Tunisia, ma anche Turchia, Senegal, Nigeria. In buona sostanza, i tassi di natalità maggiori si rilevano nelle comunità extracomunitarie, mentre quelle comunitarie riguardano solo romeni e croati.

Il numero di neonati stranieri è dunque preminente nella città di Monfalcone. Specie in un anno boom per le nascite registrate al San Polo dove, sul totale dei 749 nati (di cui 8 parti gemellari), 480 sono italiani (63,7%) e 269 stranieri (36,3%), un dato quest’ultimo di poco superiore all’anno precedente (36,1%). Segno che proprio nella realtà di Monfalcone incide sul dato delle nascite in particolare la presenza dei bengalesi, una comunità nel suo insieme molto giovane. Degli stranieri, infatti, 93 nati (35%) all’ospedale di San Polo sono di etnia bengalese, la più rappresentata fra le nazioni estere, mentre gli altri bimbi sono dell’Est Europa, in particolare di Romania e Kosovo che sono 40, di Macedonia e Albania circa 60, mentre gli altri sono originari dell’Africa.

Leonardo e Sofia i nomi al top per i nati nel 2017
Sleeping newborn baby in the arms of my mother in hospital


Secondo i dati rilevati nel Punto nascita, che vede un aumento con più 88 bebè rispetto al 2016, buona parte delle partorienti proviene da Gorizia, dove il numero degli stranieri è in pratica rimasto uguale a quello registrato nell’anno precedente. Si tratta di un segnale preciso, dopo la chiusura del punto nascita di Gorizia, visto che la possibilità di partorire oltre confine non è stato preso in considerazione nell’Isontino. Un dato sottolineato con soddisfazione dal reparto del San Polo, che ha visto l’arrivo anche di un buon flusso di partorienti oltre i confini mandamentali e da Trieste.

Dal 1° maggio 2016 l’Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Monfalcone-Gorizia, uno dei reparti all’avanguardia in tutto il Friuli Venezia Giulia, è diretto dal primario Pierino Boschian Bailo, che da agosto 2017 è anche direttore del Dipartimento Materno-Infantile Aas 2 Bassa Friulana-Isontina. Nel reparto lavorano dodici medici e venti ostetriche, queste ultime con una turnazione molto impegnativo, coordinata dalle responsabili Roberta e Silvia.

«Prima dei fiocchi azzurri e rosa che si vedono alla nascita – spiega Bailo – c’è tutto il lavoro preparatorio sia in ospedale sia sul territorio che porta a buoni risultati grazie anche alla vicinanza del direttore generale Antonio Poggiana. Per quanto riguarda l’attività di reparto, c’è quella ambulatoriale, di diagnostica pre-natale e un buon numero di parti in acqua». Questi, come spiega il primario, sono l’apice di un percorso che comprende corsi preparatori e soprattutto una presa in carico delle partorienti da parte delle ostetriche, dall’inizio della maternità, alla fine e oltre. Se richiesto, le ostetriche visitano le partorienti anche a domicilio nel post parto. «Quest’anno abbiamo avuto 50 parti in acqua, un numero molto importanti a livello regionale», rileva Bailo. Altri dati notevoli registrati nel reparto sono il basso tasso di “tagli cesari” (il 18%) molto al di sotto della media nazionale che si aggira sui 35%, un basso tasso, il 7%, di “episiotomie”, cioè il taglio che viene fatto a livello del perineo per favorire la nascita del neonato.

Il 2018 si apre poi all’insegna di un’ulteriore novità. L’Azienda sanitaria ha previsto l’imminente apertura di un ulteriore ambulatorio ostetrico al Cap (Centro di assistenza primaria) di Cormons assieme a quello di Grado (già operativo) per effettuare visite ostetriche e ginecologiche nell’ambito della preparazione al parto. «Gorizia, inoltre, non è mai stata abbandonata: vi continuano i servizi ambulatoriali, i corsi in piscina e le visite domiciliari», conclude il primario.




 

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