Monfalcone, guerra del golfo sul pesce allevato: «Via quelle gabbie che inquinano»

La crociata ambientalista corre sull’asse Duino-Monfalcone Gli avannotti seguiti dalla Valle Ca’ Zuliani con sede al Lisert
Bonaventura Monfalcone-22.11.2012 Visita scolaresca-Valle Ca' Zuliani-Via Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-22.11.2012 Visita scolaresca-Valle Ca' Zuliani-Via Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Sospesi tra lo sciabordio delle onde del golfo semplicemente stanno. E i più, magari, ci hanno fatto il callo. Perché gli impianti per la piscicoltura al largo del castello di Duino, in linea d’aria 700 metri o giù di lì, non nascono ieri oppure oggi, ma risalgono addietro di almeno 30 anni. Eppure negli ultimi tempi, prima sotterranea e sopita poi esplosa sulla roboante piazza pubblica dei social, con un rimbalzo perfino nei palazzi regionali a seguito di dettagliata interrogazione dell’Unione slovena (a firma Igor Gabrovec) si è scatenata la rivolta ambientalista che qualcuno ha già ribattezzato come la “guerra del golfo”.

Bonaventura Monfalcone-22.11.2012 Visita scolaresca-Valle Ca' Zuliani-Via Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-22.11.2012 Visita scolaresca-Valle Ca' Zuliani-Via Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


E Monfalcone che c’azzecca? Semplice: è la sede operativa della Valle Ca’ Zuliani, la srl agricola che detiene la cinquantina abbondante di “gabbie” oggetto di contestazione da parte di alcuni e invece difesa a spada tratta da altri. Una realtà situata in via Timavo, che stando a chi la conosce offre lavoro a una ventina di dipendenti e opera nel settore dell’acquacoltura, allevamento e vendita di prodotti ittici. Due gli stabilimenti, uno a Rovigo e l’altro appunto al Lisert, mentre la sede legale è a Conselice nel Ravennate.

A Duino bagnanti, residenti e ambientalisti – un po’ come si era già visto ai tempi del progetto sul rigassificatore Smartgas – si sono uniti. E pure stavolta hanno trovato un asse a Monfalcone, con i grillini capitanati dal consigliere Gualtiero Pin, che già a maggio si era mobilitato con un’interrogazione sulla «quantità di reflui organici prodotta dalle specie ittiche presenti nel recinto delle vasche in immersione acquea», ritenuto il problema maggiore. Anche se per Vladimiro Mervic, capogruppo della Lista per il golfo a Duino Aurisina che non esita a parlare di «isola di plastica», la principale preoccupazione riguarda «la paesaggistica»: «È una cosa bruttissima da vedere, che si nota da piazza, porto e castello», dice. Senza per questo sorvolare sulla criticità invece dettata «dalla defecazione massiccia di orate e branzini» che nei fondali bassi, sempre a suo dire, altererebbe gli equilibri. Non si arriva a chiedere l’eliminazione tout court dell’impianto, ma uno spostamento al largo sì. Insomma, fatti più in là, per citare le sorelle Bandiera. Magari «all’altezza della strada costiera, dove ci sono filari di cozze ormai in abbandono», puntualizza Mervic.

«Come se fosse cosa semplice» ribatte invece Michele Doz della Cooperativa pescatori, che nulla ha a che fare con questa vicenda, ma leggendo sui social della “guerra” ha chiesto informazioni ed è voluto intervenire da esperto (è «uno dei tre italiani che collaborano con la Direzione pesca e acquacoltura a Bruxelles»). In un post afferma che il trasloco costerebbe qualcosa come «300 mila euro», non bruscolini, per una srl agricola. Stando a Doz in trent’anni «le orate e branzini hanno mangiato, defecato e, da quanto mi risulta, non hanno reso un deserto il fondale sottostante»; infatti precisa che nell’ecosistema marino esistono «lame di acqua che fanno scorrere e disperdere il particolato presente nel mare». Poi, «la quantità di avannotti fatti crescere fuori dal Villaggio è variabile e dipende in realtà dalle vendite effettuate dalla srl», che esporta in Europa. Ma «ha anche un contratto per la vendita di orate a branzini, tra gli altri, a Coop nordest, come prodotto privo di ogm, da filiera italiana e senza antibiotici». «Un’azienda che lavora nell’etico», precisa.

E se Mervic, Gabrovec e il resto del fronte duinese con Pin sollecitano analisi dei fondali da parte delle autorità competenti, Doz osserva che «se c’è un po’ di anossia, può dipendere da altri fattori, come i mitili o l’estate torrida». —


 

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