Monfalcone, guerra Altran-Cisint sul velo integrale a colpi di firme e post

Su Facebook il sindaco stigmatizza la petizione della Lega. «Iniziativa demagogica». La rivale: «C’è lassismo»
Una donna islamica coperta dal velo
Una donna islamica coperta dal velo

MONFALCONE Sul volto coperto delle musulmane finiscono per scontrarsi due donne bisiache tre le più in vista, Silvia Altran e Anna Cisint. Si fa presto a dire velo, ma intanto il niqab accende discussioni, eccome, in città. Inevitabilmente scindendo gli animi tra pro e contro.

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Altran Monfalcone-08.09.2011 Primo giorno di scuola-Istituto Randaccio-Monfalcone-Foto di Katia Bonaventura

E con le prime 350 firme raccolte in appena due giorni di banchetto sponsorizzato dal Carroccio in piazza, per il centrosinistra, non si fa altro che gettare benzina su un materiale già altamente infiammabile: la convivenza di islamici e cattolici ai tempi delle jihad di Charlie Hebdo, Bataclan e Maelbeek.

I fatti, dunque. Il gruppo delle Donne della Lega, capitanato da Cisint, ha avviato l’operazione “Dignità e sicurezza a volto scoperto”: in sostanza una raccolta di firme da indirizzare a sindaco e Prefetto, sulla scia della mozione zilliana avanzata in Regione, per chiedere che «vengano addottati appositi provvedimenti affinchè non sia consentito dissimulare il viso nei luoghi pubblici».

Giunta all’orecchio del sindaco, la petizione viene bollata come «iniziativa demagogica», che ha preso il mouse e si è lanciata in un lunghissimo post, pubblicato sabato sera su Facebook, per spiegare come la richiesta di cancellare il niqab in pratica equivalga al seminare odio, soprattutto a essere «contro le donne» e non «per le donne».

Dodici ore dopo la replica, sempre su social network, di Cisint, secondo cui non si tratta né di «intolleranza o presunto razzismo, ma di rispetto delle regole». Siamo - è lampante - alle prime battute di campagna elettorale. All’orizzonte le urne per le amministrative. Le due antagoniste, già rivali cinque anni fa e con ogni probabilità ancora concorrenti al prossimo voto, si fanno la guerra sul volto scoperto delle musulmane.

«Che sia una mossa elettorale - esordisce il sindaco uscente - è conclamato: si tratta infatti di uno dei cavalli di battaglia della Lega, che ha già avanzato interrogazioni sul punto. Le firme sono strumentali, prive di risvolti pratici: il sindaco è tenuto al rispetto della legge e anche dove Maroni ha cercato di imporre il divieto del velo si è scontrato con ricorsi, facendo marcia indietro».

«Se esiste una facoltà, per un primo cittadino, di imporre situazioni diverse da quelle sancite dal legislatore - rincara Altran - lo dimostrino i leghisti coi fatti. Altrimenti, come io ritengo, è solo una bugia. Bisogna invece, e questo stiamo facendo, agire sull’emancipazione, promuovendo corsi di italiano per donne straniere, stimolando le scuole a far riflettere i ragazzi sulla parità tra sessi e puntando anche sullo sport. Davanti al velo, che suscita in me disagio, bisogna insegnare il rispetto dei diritti. Dobbiamo aiutare queste donne ad affrancarsi: non sta scritto da nessuna parte, nel Corano, che debbano vestirsi così».

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Bengalesi durante la recente Festa della lingua madre (foto Bonaventura)

«È vero che quando la comunità musulmana era più contenuta - conclude - la necessità di omologazione era più forte, ma io vedo oggi ragazzine andare a scuola in bici e indossare jeans: un passo avanti si è fatto».

Per Cisint, invece, è ormai consuetudine che il Pd tacci di propagandismo le iniziative altrui («chi non sa confrontarsi accusa»). Altran «ritiene, erroneamente, di non poter agire: lo so anch’io che tagliar nastri è più semplice, ma la invito a verificare ciò che 10 giorni fa ha approvato il Comune di Padova».

«Per quanto riguarda il rispetto verso le donne di qualsiasi etnia e religione - arringa -: noi riteniamo sia umiliante nascondere il volto perché costrette, non poter usare la bici mentre i familiari maschi lo fanno, dover camminare due passi indietro al proprio uomo e non partecipare alle riunioni con diritto di parola». Ma l’obiettivo principale dell’iniziativa è «la sicurezza nostra e dei nostri cari». Perché «lei, sindaco, assieme ai suoi ideologici compagni, è la dimostrazione del fallimento della teoria dell’integrazione, mai avvenuta».

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