Monfalcone, forestali e pompieri fanno gli straordinari per la fauna selvatica
MONFALCONE Un capriolo ieri mattina è stato tratto in salvo, rimasto “imprigionato” tra le griglie di una centralina, nel canale De’ Dottori, nell’area dell’Anconetta. Mercoledì pomeriggio un capriolo di soli sette giorni è stato liberato, finito in una piccola buca, mentre pascolava in un ampio parco privato, a Polazzo.
È bastato prelevarlo, con tutte le accortezze e la delicatezza necessarie a evitare che la bestiola, impaurita, si procurasse ferite, e lasciarlo tra l’erba appena tagliata, che la madre, assieme al suo secondo cucciolo, è venuta a riprenderselo.
Sono scenari pressochè quotidiani. Gli interventi di salvataggio della fauna selvatica rappresentano un’incombenza di routine per i Vigili del fuoco e gli uomini della Forestale. La fauna selvatica, specie di una certa taglia, si spinge ormai con frequenza dal Carso e dall’area collinare fino alle aree a ridosso dei centri urbani.
La saturazione di queste specie nel territorio rappresenta uno dei fattori di base che produce una “migrazione naturale” e tale da giungere perfino a contatti tanto ravvicinati quanto forse ancora inaspettati nell’opinione pubblica.
Per loro è la ricerca di cibo a favorire una capacità di adattamento così “avventurosa” da riuscire anche a rifornirsi dell’erba a ridosso degli abitati. Gli animali selvatici seguono semplicemente l’istinto di sopravvivenza, evidentemente messo a dura prova dalla proliferazione della specie nel territorio collinare.
Quello stesso istinto che, com’è nella loro natura, li porta a “rivelarsi” nelle ore notturne, crepuscolari, oppure prima dell’alba. Ma, è già capitato, succede che gli animali si imbattono in vere e proprie “trappole”. Come i canali.
Non sempre, infatti, i caprioli, una volta scivolati dentro i corsi d’acqua, riescono ad avere la meglio sulle correnti o su altre variabili legate alle infrastrutture urbanistiche, come anche alle condizioni meteo. Nè, peraltro, riescono sempre a risalire le sponde dei canali, troppo ripide anche per poter affrontare la risalita sfruttando le griglie elettrosaldate proprio per evitare questi incidenti.
I loro zoccoli non sono certo stati “programmati” dalla natura per “scalare” cemento e reti di acciaio. Insomma, il lavoro dei Vigili del fuoco e della Forestale, tra le innumerevoli e variegate incombenze, è sempre più improntato anche al soccorso della fauna selvatica. Circostanze, peraltro, non prive di rischi, per gli stessi animali, e per le persone.
Ieri mattina, verso le 7, è scattato l’allarme-capriolo. Un maschio di circa un anno, finito nel canale De’ Dottori, probabilmente sfiancato e impaurito è stato trascinato dalla corrente, fermandosi contro la griglia della centralina. I vigili del fuoco, anche con l’arrivo dei colleghi di Gorizia dotati di un battello pneumatico, e la Forestale della stazione di Monfalcone, hanno lavorato per circa un’ora e mezza al recupero della bestiola.
I pompieri, con tanto di mute stagne, si sono direttamente immersi in acqua fino a raggiungere l’animale che, spaventato e infreddolito, è stato recuperato avvalendosi di un apposito cordone, per poi venire consegnato agli uomini della Forestale.
Adagiato sull’argine, i forestali hanno eseguito un primo controllo sullo stato di salute del capriolo. Nessuna ferita, almeno apparente. Nel frattempo, è stato richiesto l’intervento del veterinario dell’Azienda sanitaria, che ha provveduto alle dovute verifiche delle condizioni dell’animale. Il capriolo era in buona salute, provato ma vispo.
A quel punto la Forestale ha caricato la bestiola sul Pick-up in dotazione e l’ha trasportato in zona carsica. Il capriolo è stato liberato e riconsegnato al suo habitat, il Parco naturale di Pietrarossa. Come il capriolo sia arrivato fino all’argine del De’ Dottori è affidato alle supposizioni. È possibile che l’animale provenisse da una zona verde, a ridosso dell’ospedale San Polo.
C’è un altro intervento a lieto fine. Quello eseguito mercoledì pomeriggio a Polazzo dalla Forestale. Un capriolo di appena una settimana è finito all’interno di una buca, tra le trincee della Grande Guerra. L’area è quella di un parco privato, di pertinenza di un’abitazione.
E dire che la donna che ha dato l’allarme aveva notato da tempo la presenza di una capriola assieme ai suoi due piccoli. Una frequentazione abituale, tanto che madre e cuccioli sono arrivati a spingersi quasi a ridosso dell’abitazione.
Da qui, dunque, la richiesta di intervento alla Forestale. Il cucciolo, con tanto di guanti di lattice, è stato prelevato dai forestali assieme all’erba appena tagliata proprio per non “confondere” il fiuto dell’animale che lo avrebbe impaurito e disorientato. Il capriolo è stato adagiato sul prato, a circa cinque metri dalla fossa nel quale era caduto.
E nel giro di un’ora, è arrivata la sua mamma, assieme all’altro cucciolo, per riprendersi la sua creatura.
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