Monfalcone, favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Chiesti 6 anni e 120 mila euro per Mukter

Oltre all’ex rappresentante della comunità bengalese, proposti per l’imprenditore Ferrigno 5 anni e 45 mila euro di multa
Bonaventura Monfalcone-11.03.2014 Operazione caporalato Fincantieri-Carabinieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.03.2014 Operazione caporalato Fincantieri-Carabinieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE A distanza di 13 anni dai fatti si è giunti alla fase finale, con le richieste da parte del pubblico ministero. Si tratta del processo in relazione al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che vede quale imputato principale il bengalese Mukter, noto come Mark, all’epoca rappresentante della comunità di immigrati più numerosa in città.

Il procedimento vede coinvolti anche una decina di altri imputati, tra imprenditori e lavoratori bengalesi e di altre nazionalità. Il tutto s’era sviluppato dall’analisi di richieste presentate da datori di lavoro tra il 2007 ed il 2009, in base alle quote immigratorie. Il riferimento normativo è al decreto legislativo 286 del 1998, la cosiddetta legge Bossi-Fini, successivamente modificata nel 2009. L’indagine era stata condotta dalla Mobile di Gorizia, a cui si era unito il filone investigativo della Guardia di Finanza. E giovedì, al Tribunale di Gorizia, davanti al Collegio presieduto dal giudice Marcello Coppari, a latere Concetta Bonasia e Cristina Arban, è iniziata la discussione finale.

A partire dalla requisitoria del pubblico ministero, Ilaria Iozzi, che alla fine ha formulato le richieste in ordine a tutte le posizioni presenti nel procedimento. Su tutto quella di Mukter, per il quale il pm ha formulato una pena di 6 anni e 120 mila euro di multa. Quanto agli altri imputati, un’altra richiesta di pena consistente è stata quella nei confronti di Gennaro Ferrigno, 5 anni e 45 mila euro di multa. Richieste contrassegnate da una serie di prescrizioni legate al tentato favoreggiamento dell’immigrazione che come tale non aveva comportato l’ingresso in Italia degli extracomunitari. In particolare, nei confronti di Mukter l’istanza di prescrizione ha riguardato sette capi d’accusa sui dieci contestati. Sono state pertanto tre le imputazioni per le quali il pubblico ministero ha formulato la richiesta di condanna ai 6 anni e ai 120 mila euro di multa, nel considerare eventi collocati tra il 2007 ed il 2008 per i quali in virtù della continuazione a partire dal reato più grave è stata aumentata la pena in misura ridotta. Alla requisitoria del pm, giovedì, sono seguite le prime due arringhe da pare dei difensori.

L’avvocato Elisabetta Brazzale, che rappresenta Ferrigno, ha richiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste, spiegandone le ragioni. Nei confronti dell’uomo, allora titolare di un’impresa operante nella cantieristica, c’è un solo capo d’accusa, in concorso con un imputato bengalese, relativo all’ingresso in Italia di tre lavoratori asiatici. Viene contestato il favoreggiamento all’ingresso clandestino nel territorio dello Stato al fine di trarne profitto, attraverso un’assunzione fittizia nella propria azienda. Il legale ha sottolineato come i risultati dell’istruttoria non abbiano dimostrato la tesi accusatoria. Ferrigno, ha affermato, aveva legittimamente chiesto e ottenuto il nullaosta per l’ingresso nel territorio nazionale di due cittadini bengalesi che dopo aver lavorato per un breve periodo si erano dimessi. Quanto al terzo bengalese, ha aggiunto l’avvocato, nulla è emerso nel corso dell’istruttoria che lo colleghi alla società di Ferrigno.

È seguita l’arringa dell’avvocato Massimo Bruno, che rappresenta Silva Matas, per la quale la pubblica accusa ha individuato un ruolo di “mediazione” ai fini dell’assunzione presso imprenditori di lavoratori extracomunitari, presentati allo stesso Mukter. Anche per questa posizione il pm ha richiesto la prescrizione a fronte di cinque capi d’accusa, tutti tentati o non aggravati, senza quindi l’ingresso degli immigrati nel territorio dello Stato. L’avvocato Bruno ha riassunto i concetti del suo intervento in aula, piuttosto tecnico, in questi termini: «La richiesta di prescrizione è da considerarsi subordinata rispetto ad una assoluzione nel merito, in quanto gli atti compiuti non sarebbero idonei a integrare i reati contestati. Alla prescrizione – ha aggiunto il legale – si giungerebbe in ogni caso anche in considerazione delle modifiche legislative avvenute nel 2009 in base alle quali le aggravanti contestate potrebbero essere sussistenti solo in caso di effettivo ingresso nel territorio dello Stato da parte di cittadini extracomunitari, cosa che nel caso della mia assistita, non è mai avvenuto». La prossima udienza è stata fissata il 4 febbraio 2021. È prevista la prosecuzione delle arringhe dei difensori, per giungere al pronunciamento della sentenza da parte del Collegio giudicante.—

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo