Monfalcone, evade 4 volte dai domiciliari. «Meglio il carcere»
MONFALCONE Meglio il carcere che gli arresti domiciliari. Sembra un paradosso, eppure potrebbe rappresentare una scelta per così dire vantaggiosa. L’uomo aveva violato i domiciliari 4 volte nell’arco di pochi mesi. In via Barzellini a Gorizia c’è finito per la sequela di fughe, dove sta scontando un anno e 8 mesi, in attesa di un’ulteriore condanna. Evasioni ripetute, tanto da ritenere più opportuno mantenerlo dietro le sbarre fino ad esaurimento anche della nuova pena ormai incombente. La sentenza, a fronte dell’accoglimento del patteggiamento, verrà pronunciata il 17 settembre. Il difensore avvocato Massimo Cescutti del Foro di Udine, riflette attorno all’insolita possibilità del carcere: «Non ha senso la misura domiciliare, c’è il rischio che diventi una storia senza fine. In genere un’evasione accade una volta sola, diversamente significa esporsi ad un moltiplicarsi di misure restrittive».
Per Mauro Cari, giostraio 38enne originario di San Canzian, tutto era iniziato da un furto in abitazione. Confinato ai domiciliari aveva lasciato l’abitazione come fosse un’abitudine quotidiana. Alla condanna di un anno per il furto s’erano addizionati gli 8 mesi per l’evasione. Il difensore aveva riottenuto i domiciliari presso la casa materna, a Turriaco. Ma l’uomo non aveva “resistito” tanto a lungo guadagnando ancora l’uscita dell’alloggio. Le forze dell’ordine l’avevano fermato a Ronchi, era rimasto fuori 6 ore, evidentemente non autorizzate. Altro procedimento per evasione innescato e nel frattempo al 38enne, sempre seguito dal suo legale, era stato concesso il trasferimento in regime di domiciliari nell’abitazione della sua compagna, a Monfalcone. Una convivenza per causa di forza maggiore durata poco, l’uomo aveva abbandonato il domicilio dopo una lite. Fermato per un controllo, le forze dell’ordine l’avevano anche invitato a rientrare in casa. Incrinato il rapporto con la compagna, il 38enne s’era fatto ricollocare nella casa materna. Altra evasione: gli agenti l’avevano trovato in un bar a bere una birra. L’uomo non aveva lesinato in minacce, collezionando anche la resistenza a pubblico ufficiale. E ora è in carcere. Lunedì s’è tenuta l’udienza davanti al giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi. L’avvocato Cescutti ha sostenuto il vincolo della continuazione del reato trattandosi di tre fatti riconducibili ad uno stesso disegno criminoso, l’evasione. Il legale ha richiesto il patteggiamento, accordato dalla pubblica accusa, alcuni mesi di pena, al di sotto dell’anno.—
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