Monfalcone: come uno stagno il canale degli yacht

Superficie verdastra a causa di un’alga. “Colpa” degli scarichi ridotti di acqua di raffreddamento da parte della centrale

Il polo nautico monfalconese, dove ormeggiano e si realizzano mega-yacht e splendide barche a vela, trasformato in uno stagno verdastro e melmoso: un’altra tegola sul canale Est-Ovest, dopo quella dell’interramento del canale di accesso davanti al Villaggio del Pescatore. È un fenomeno tanto inatteso quanto sgradevole, diventato ora più che mai evidente, tanto da mandare su tutte le furie il Marina Lepanto, ritrovatosi con le darsene circondate da una patina di colore scuro, una sorta di fanghiglia maleodorante, e con gli scafi imbrattati: una pessima immagine per tutto il polo nautico che ospita il top delle imbarcazioni da diporto e, tra l’altro, dovrebbe espandersi fra qualche mese con una darsena da 500 posti-barca connessa con il progetto delle Terme romane. La denuncia del Marina Lepanto ha messo subito in preallarme il Consorzio industriale e quello di Bonifica che hanno attivato l’Arpa per conoscere le cause dell’improvvisa proliferazione algale e soprattutto per accertare l’eventuale tossicità del fenomeno.

Risposte che ora sono arrivate: la causa - rileva l’Arpa - è da scriversi alla minor portata di acque di raffreddamento scaricata nel canale Est-Ovest da parte della centrale termoelettrica A2A, dovuta a un più contenuto utilizzo dell’impianto. È stato ciò a provocare un minor ricambio di acqua nella parte terminale del canale con la conseguenza di una fioritura di alghe, tipica degli stagni. Si tratta, secondo l’Arpa, di alghe verdi della famiglia delle Cloroficee, non tossiche. Nessun rischio, quindi, per la salute delle persone e della fauna del canale. Ma certo un brutto biglietto di presentazione per un polo nautico in forte espansione anche se, come precisa il Consorzio industriale, il canale Est-Ovest rientra in un comprensorio la cui vocazione è industriale senza pretesa alcuna perchè vi siano le condizioni di un “marina”. L’Arpa ha colto anche l’occasione per verificare il rispetto degli accordi con A2A, accertando che «la temperatura di uscita dello scarico delle acque di raffreddamento nei mesi di luglio e agosto è risultata sempre abbondantemente sotto i limiti previsti dall’autorizzazione allo scarico, senza picchi degni di nota».

Ma come correre ora ai ripari? Ád attenuare l’effetto-stagno sul canale, rileva Enzo Lorenzon, presidente del Consorzio di Bonifica, ci penserà in prima battuta la stagione invernale in cui le proliferazioni algali si annullano. «Ma dobbiamo evitare - aggiunge Lorenzon - che il fenomeno possa ripetersi l’anno prossimo. Ecco perchè entrambi i Consorzi hanno chiesto ad A2A di conoscere i dati futuri relativi alla produzione di energia elettrica e agli scarichi di acqua di raffreddamento nel canale. I due enti hanno anche avviato una serie di rilievi finalizzati a trovare il modo di “movimentare” le acque ed eliminare quindi l’effetto-stagno. A2A, dal canto suo, ha già collaborato attivamente con l’Arpa per arrivare a una definizione del fenomeno, tanto che, «dal 20 luglio scorso - come ha rilevato l’Arpa - le portate sono state forzate su richiesta dei vari enti in relazione alla criticità segnalata sul canale». In pratica sono state effettuate delle simulazioni.

Insomma, se a risolvere il problema con l’arrivo dell’inverno sarà il freddo, dalla prossima primavera bisognerà sperare che la centrale A2A lavori di più e, di conseguenza, aumenti gli scarichi di acqua nel canale. Altrimenti la melma verde potrebbe riapparire.

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