Monfalcone, chieste altre analisi sulle ossa per l’omicidio di Polentarutti

Secondo il difensore di Garimberti, condannato a 24 anni, è utile la nomina di un perito super partes. Il procuratore generale e le parti civili si oppongono
Garimberti durante le perquisizioni nella sua casa (Foto Bonaventura)
Garimberti durante le perquisizioni nella sua casa (Foto Bonaventura)

MONFALCONE Un’ulteriore analisi sui frammenti ossei rinvenuti nel cortile dell’abitazione di Roberto Garimberti, da affidare ad un perito nominato dal Tribunale. È quanto ha richiesto il difensore, avvocato Federico Cechet, alla Corte d’Assise d’Appello. Venerdì s’è aperto il processo di secondo grado, caratterizzato dall’istanza espressa dalla difesa. Nel procedimento di primo grado a fornire gli elementi in ordine gli accertamenti sui frammenti di ossei era stata la consulente della pubblica accusa (i pm Laura Collini e Andrea Maltomini), la nota anatomopatologa forense Cristina Cattaneo.

L’esperta aveva valutato i reperti, pur bruciati, come umani, attraverso un’analisi morfologica. Elementi rispetto ai quali dunque la difesa ha ritenuto utile un’ulteriore indagine scientifica nel richiedere alla Corte l’integrazione dibattimentale, al fine di garantire una valutazione “super partes”. Udienza dedicata alla discussione, culminata con le rispettive istanze. Dal procuratore generale e dalle parti civili, rappresentate dagli avvocati Ilaria Celledoni e Alessandro Franco, è stata richiesta la conferma della condanna di primo grado, i 24 anni di reclusione, a carico del monfalconese di 54 anni, ritenuto colpevole dell’omicidio volontario di Ramon Polentarutti e di distruzione, soppressione e occultamento del cadavere. L’avvocato Cechet, nel ribadire l’istanza di assoluzione per non aver commesso il fatto per tutte le contestazioni, ha quindi rivolto alla Corte l’esigenza circa la terzietà del parere tecnico scientifico.

Richiesta alla quale il procuratore generale e le parti civili si sono opposte. Il motivo di fondo, in sostanza, è che quei frammenti ossei, considerato lo stato di deterioramento, non permettono ulteriori e più precisi approfondimenti, nel tentare di ricondurli al quarantenne monfalconese.

L’uomo era scomparso nell’aprile 2011, nel novembre 2012 parti di ossa erano emerse dal Valentinis, all’interno di un sacco di nylon, impigliatosi nelle vasche di raffreddamento della centrale A2A, per le quali la comparazione del Dna aveva consentito l’attribuzione alla vittima. Nuovi accertamenti, dunque, di fatto “inutili”. L’avvocato Franco ha peraltro ricordato che «già nel 2013, nell’ambito dell’incidente probatorio, il gip aveva nominato un perito, il professor Previderè, noto esperto genetico, il quale aveva escluso la possibilità di approfondimenti poiché i frammenti ossei erano troppo bruciati. Agli atti c’è la chiarezza circa l’impossibilità di eseguire queste verifiche», ha aggiunto. Posizioni evidentemente opposte, con la difesa quindi a ritenere gli accertamenti morfologici condotti dalla Cattaneo non sufficientemente esaustivi. L’udienza al prossimo 19 febbraio per le repliche. Spetterà a questo punto alla Corte decidere sul ricorso ad un perito nel ritenere o meno esaustivo il quadro istruttorio.—

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