Monfalcone, centro islamico all’ex Hardi acquistato per 350mila euro

È fatta. La svolta si è consumata tutta nell’arco di un’ora, tra le pareti di uno studio legale di Ronchi dei Legionari, in via Roma. Davanti al notaio Armenio Germano, attorno alle 17 di ieri, le parti sono ufficialmente comparse e nelle consuetudini della prassi rogitale ha avuto luogo la cessione a un rappresentante del centro culturale islamico Baitus Salat dei 1.840 metri quadrati dell’Hardi, l’ex supermercato monfalconese di via Primo maggio 103, nel rione di Aris.
Dopo anni di trattative e una raggiunta intesa sul prezzo, fissato in «350mila euro, già versati a rate» come riferito ieri mattina da Rejaul Haq, portavoce del centro e raccoglitore dei fondi, l’immobile è passato di mano.

Sull’annosa vicenda è stato posto un punto. Dalla storica comproprietà di Livio Novati (poi deceduto) e Sante Mio la vasta area a destinazione commerciale anni fa inizialmente «messa in vendita a 520mila euro» – sempre stando ad Haq – oggi vede un nuovo titolare nel Baitus Salat. Per un investimento tutto «autofinanziato», senza cioè ricorso a mutui. È lo stesso portavoce che lo sottolinea, per tacitare le domande di chi, fuori dalla comunità, guarda all’operazione è chiede: «Dove hanno trovato tutti quei soldi i bengalesi?».
«La raccolta – spiega il referente del Baitus Salat – va avanti da sei anni. Mensilmente un numero elevato di famiglie e soci del centro culturale consegna un contributo sui 30-50 euro, o comunque a seconda delle possibilità, che nel tempo ha concorso a raggiungere il totale».
Stando a persone vicine al Baitus Salat Haq ha chiesto fondi anche ad altre famiglie bengalesi in Italia, per arrivare a comporre il gruzzolo. «Già un paio d’anni fa – prosegue – avevamo raggiunto coi proprietari un accordo per la compravendita. L’obiettivo è di realizzare in via Primo maggio un centro culturale. Non sarà un luogo di culto, né tanto meno una moschea. Noi della comunità sappiamo benissimo che quel posto non è zona S (del Piano regolatore, ndr) e dunque non può essere destinato al culto». «Né questa – precisa – è l’intenzione del Baitus Salat».

Lo ha già comunicato alla Questura, sempre ieri. «Non all’interno dell’edificio, che è inagibile, bensì sullo spiazzo esterno», puntualizza sempre Rejaul Haq. Diversamente, cioè in caso di pioggia o maltempo, si dovrà ripiegare in una cerimonia a “turni” nella vecchia sede di via don Fanin e in quella del Darus Salam di via Duca d’Aosta.
L’amministrazione Cisint, ricordiamo, non ha concesso spazi pubblici per l’indisponibilità degli stessi.
Quanto alla vetusta costruzione di via Primo maggio è intenzione della comunità proseguire nella colletta per raccogliere i contributi necessari a risistemare i locali. Assistito da un architetto e una legale monfalconesi il centro culturale presenterà un progetto di restyling.

Non solo: il nuovo centro Baitus Salat (così sarà chiamato) di via Primo maggio ospiterà «un centro informazioni per stranieri: chi necessita di qualcosa potrà trovare lì un punto di riferimento» e, di tanto in tanto, «anche le feste tradizionali bengalesi». «Ma – ripete il portavoce a mo’ di mantra – non sarà un luogo di preghiera e non chiamatela moschea: sappiamo che non è possibile realizzarla».
«Saranno i nostri professionisti – a presentare il progetto. Il sindaco lo ha detto chiaro: se una cosa viene fatta ai sensi della legge, non c’è alcun tipo di problema. E noi così faremo: secondo le norme, in sinergia con l’ente».
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