Cecio rinasce come River Food Corner tra caffè italiano e piatti tipici bengalesi

Lo storico locale di via Sant’Ambrogio a Monfalcone riaperto su iniziativa delle sorelle Panna ed Ena Sarkar, affiancate dal fratello Medi

Katia Bonaventura

Alla fine degli anni ’90 in via Sant’Ambrogio il caffè omonimo era gestito dai fratelli Gon, e per tutti si andava a bere da “Cecio”. Da questo mese si chiama River Food Corner e lo gestiscono le sorelle bengalesi Panna ed Ena Sarkar insieme al fratello Medi. L’hanno chiamato così pensando al fiume Isonzo e al fatto che l’edificio che ospita il locale è all’angolo con via delle Mura.

Nel 1999, mentre davanti a “Cecio” i ragazzi affollavano la via pedonale e la musica diffusa dalle casse era parecchio alta, la famiglia Sarkar arrivava a Palermo, per la precisione arrivavano Medi e Panna insieme al fratellino Chisty, mentre Ena, di qualche anno più grande, concludeva gli studi di Sociologia all’Università di Dacca. Il padre dei ragazzi gestiva, con profitto, un negozio di bigiotteria nel centro della città e i fratelli, nati all’inizio degli anni ’80, affrontavano gli studi. Qualche anno dopo, nel 2004, Ena sposa Prodan Shahnaz e si trasferisce a Monfalcone, dove il marito lavora per Fincantieri. La raggiunge nel 2007 Medi, che ha già maturato diverse esperienze a Monza, a Trieste e a Venezia. Nei fratelli Sarkar è particolarmente attivo il gene dell’imprenditoria. Nelle parole di Medi, in particolare, entusiasmo e fermezza si intrecciano.

Le sorelle, dietro agli occhiali dalla montatura spessa, lo guardano con orgoglio e sorridono come di solito fanno le sorelle maggiori. La prima avventura nella ristorazione l’avevano intrapresa qui nel 2012 con un take-away, aperto sempre in via Sant’Ambrogio e chiuso qualche anno dopo. Nel 2021 Medi ha deciso di aprire una ditta, oggi inattiva, di saldocarpenteria, impiegando una settantina di operai, per lavorare nell’appalto di Fincantieri a Genova, a Palermo e a Monfalcone. E mentre gli anni passavano i fratelli Sarkar hanno messo radici in Italia. «Pur avendo l’opportunità di trasferirmi all’estero, ormai è qui la mia casa» dice Medi. Italia significa Monfalcone ma significa pure Palermo. La Palermo che oggi ospita il “fratellino” Chisty. Medi mostra fiero la pagina instagram “Chop’s Burger Station” dove il fratello, con una decisa inflessione siciliana, pubblicizza la sua attività disquisendo delle caratteristiche dei migliori hamburger con i passanti palermitani.

Il sogno nel cassetto di Chisty è aprire una catena di franchising del suo fast-food, ed è in via di realizzazione. Nel frattempo i Sarkar, che hanno preso o stanno per prendere la cittadinanza italiana, si sono sposati e hanno avuto dei figli. Due dei figli di Ena e Panna, i più grandi, ormai alla fine del loro percorso di studi al liceo linguistico, vivono a Palermo con la nonna.

Il figlio di Ena, dopo aver giocato a calcio con l’Ufm, ora è nelle giovanili del Palermo. La figlia di Panna, «ostinata come un avvocato», al momento, fra le altre cose, dipinge acquerelli. Tre dei quattro figli di Medi, il quarto è ancora troppo piccolo, stanno ottenendo ottimi risultati con il pattinaggio e la boxe. E se la vita non è sempre semplice, e «l’integrazione sarà più facile per la terza generazione», come spesso accade in Italia è soprattutto il cibo a fare da collante fra le persone e le cose. Se i loro bambini, grandi e piccoli, preferiscono affondare i denti in lasagne, pizza, pasta e cotolette alla milanese «almeno quattro volte alla settimana», il River Food Corner unisce nella sua offerta un buon caffè all’italiana, di cui i Sarkar sorridendo ammettono di essere forti consumatori, a un menù, con Ena ai fornelli, di cucina tipica bengalese.

Dalla zuppa di lenticchie (Halm), alla sfoglia di riso con salsa piccante (Fuchka), fino a un gulash speziato (Nihari), passando per l’irrinunciabile Biryani, il riso basmati cucinato in maniera tradizionale. E dal bancone poi, ad accompagnare il rito del caffè, occhieggiano diversi dolcetti tipici fritti che le donne della comunità amano spizzicare nel secondo pomeriggio. Il locale è grande, con i suoi tre ampi ambienti: l’idea per il futuro è quella di organizzare feste private e fornire anche un servizio di catering. Nel frattempo, al menù, si sta pensando di aggiungere anche un pizzico di Sicilia. In fondo Ena si dice pure grande appassionata e produttrice di arancini e pasta con le sarde

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