Monfalcone, caporalato nella filiera dell'appalto: due capocantiere e un operaio agli arresti
TRIESTE Tre dipendenti di una ditta di appalto di Fincantieri sono stati arrestati e rinchiusi in carcere, ritenuti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nonché di estorsione e somministrazione fraudolenta di manodopera. L’impresa è la Pad Carpenterie Srl, una società storica nel settore navalmeccanico, operante a Monfalcone, a Genova e a Falconara Marittima, in provincia di Ancona, sede amministrativa di riferimento.
Estorsione e caporalato, in sintesi i reati contestati dalla Procura di Gorizia riguardano quindi la somministrazione fraudolenta di manodopera, nell’avvalersi di società di lavoro interinale per le assunzioni, non rispettando i limiti stabiliti dalla normativa, il cosiddetto “Decreto Dignità” (articolo 31 legge 96/2018), con l’impiego di lavoratori oltre il tetto massimo del 30% previsto.
In carcere sono finiti i capocantiere Luigi S. e Orlando C., nonché il fratello di quest’ultimo Paolo C., con mansioni di operaio (i cognomi non sono stati forniti). Sono tutti originari della Campania. Gli arresti sono scaturiti ieri all’alba, i carabinieri si sono presentati nelle abitazioni dei tre partenopei, che nello stabilimento di Panzano lavorano da almeno una decina di anni.
Accuse pesanti, quindi, a carico dei tre campani, per i quali il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia, Carlo Isidoro Colombo, ha disposto la custodia cautelare in carcere. Nell’ambito dell’inchiesta condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Monfalcone, assieme ai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Gorizia, diretti dal sostituto procuratore Ilaria Iozzi, risultano anche cinque indagati. Si tratta di due operai bengalesi, che erano incaricati delle riscossioni di denaro estorto ai lavoratori connazionali, poi consegnati ai capocantiere, del titolare della Pad Carpenterie, più i titolari di due Agenzie interinali, Quanto e Feres.
Le vittime individuate al momento dagli inquirenti sono sedici operai di nazionalità bengalese, tuttavia, come è stato riferito, non si esclude che si aggiungano altri lavoratori in seguito alle testimonianze di altri lavoratori.
La Pad Carpenterie Srl, specializzata nell’attività di carpenteria e saldatura, fa parte dell’appalto diretto nei cantieri navali di Monfalcone, Genova e Ancona con circa 170 lavoratori complessivi. In città gli operai sono poco più di un centinaio. È proprio a Monfalcone dunque si è concentrata l’indagine coordinata dalla Procura e culminata nelle tre custodie cautelari. Sempre ieri mattina, contestualmente, nella sede amministrativa della società di Falconara Marittima, le forze dell’ordine si sono presentate per eseguire le verifiche e le acquisizioni di contratti di lavoro e altra documentazione.
I tre arrestati, come riferito, attraverso la minaccia si facevano restituire una parte dello stipendio percepito in busta paga (formalmente corretta) dai lavoratori, quasi tutti extracomunitari di nazionalità bengalese. Ma intervenivano in un secondo momento, quando venivano manifestate contrarietà da parte degli operai. Erano due asiatici, sempre secondo quanto ipotizzato dalla Procura, ad avere il compito di riscuotere il denaro dai connazionali. Ma di fronte al rifiuto di restituire mensilmente la quota in contanti, i tre entravano in azione con le minacce fino alla violenza verbale e fisica.
Veniva anche prospettata la riduzione dell’orario di lavoro o addirittura il licenziamento o il mancato rinnovo del contratto di lavoro. La sottrazione delle somme rappresentava circa il 15% dell’importo in busta paga, secondo le contestazioni della Procura.
Soldi da consegnare ai due capocantiere anche quando si trattava delle assunzioni: ai lavoratori infatti venivano chiesti tra i 700 e i 1.000 euro. In alcuni casi veniva richiesto il pagamento di 50 euro mensili per l’utilizzo degli armadietti necessari agli operai per cambiarsi d’abito all’inizio e al termine del turno di lavoro. Ai lavoratori è stata inoltre estorta gran parte della somma percepita con la cassa integrazione nel periodo di lockdown relativa a marzo e aprile 2020. Ieri si è proceduto al sequestro preventivo del denaro dai conti correnti intestati o in disponibilità degli indagati: l’importo complessivo è di 31.500 euro.
Quindi l’ipotesi di somministrazione fraudolenta di manodopera, attraverso le due Agenzie interinali, superando il tetto del 30% dei lavoratori da assumere. Assunzioni “mirate”, considerato che i capocantiere campani individuavano anticipatamente gli operai che poi venivano inviati alla Pad Carpenterie, la quale, sempre secondo la Procura, evitava di farsi carico degli oneri derivanti dall’assunzione di dipendenti propri.—
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