Monfalcone, barche “prigioniere” nella melma del canale Valentinis

Le motovedette di emergenza della Capitaneria costrette a spostarsi all’Hannibal. Fondale di fango arato dai natanti. All’altezza dei rimorchiatori si può navigare
Le barche "intrappolate" nella melma del valentinis (Bonaventura)
Le barche "intrappolate" nella melma del valentinis (Bonaventura)

MONFALCONE Non esiste più il porticciolo Nazario Sauro di Monfalcone, in fondo al canale Valentinis ormai sta sorgendo una spiaggia melmosa, i fanghi stanno prendendo il sopravvento e ormai è consuetudine vedere qualche cane che scorazza libero e rincorre le colonie di anatre che sguazzano in uno stagno. L’insabbiamento del canale, iniziato anni fa, ha ormai raggiunto il suo apice ed ora, quando ci sono forti basse maree come in questi giorni (ieri la minima era -65 centimetri sul livello del mare) e che sono al culmine (le cosiddette maree sigiziali) la situazione appare in tutta la sua gravità

Sono rimaste soltanto poche barche sul fondo del canale, sotto la strada, ma la situazione appare in tutto il suo degrado. La stessa Capitaneria di porto, che si trova oltre la strada, ormai non può più ormeggiare le motovedette e i mezzi di soccorso che sono state spostati al Marina Hannibal dove il fondale consente di navigare. Una situazione di grande disagio e molto problematica visto che l’Autorità marittima è in centro a Monfalcone e il Marina Hannibal è distante parecchi minuti con l’automobile. Un grande problema in caso di emergenze rilevanti. Per queste situazioni c’è comunque ormeggiato sul fondo del canale, sul lato della Fincantieri, un grosso gommone della Capitaneria per gli interventi urgenti.

Pochi metri distante, ormai quasi coricata su un fianco, giace spettrale una barca a vela praticamente spiaggiata. La colomba sotto la barca non tocca quasi l’acqua ed è semi incastrata nel fango mentre l’albero è pericolosamente piegato verso riva.

Non meno difficile la situazione delle altre barche vicine. Probabilmente grazie al canale De Dottori che porta un continuo flusso di acqua al Valentinis è rimasto una piccola zona più profonda dove a stento sono ormeggiate altre barche a vela e un motoryacht, anche questo a vela, che probabilmente non pesca tanto o forse è anche questo incastrato nel fango. Verso l’altra sponda, dove c’è la discesa per le automobili, si è formata una vera e propria spiaggia con il fango che affiora e c’è un’altra barca a vela piegata, questo sempre a causa della colomba che non pesca più ed è in secca.

«Sono anni che è così ormai, il fango emerge ogni volta che c’è una forte alta marea - confermano gli addetti della pescheria che dà sul porticciolo - chi ha la barca ormeggiata non può più uscire dal canale, è tutto in secca». Tanti anni fa sul fondo del porticciolo ormeggiavano anche i pescherecci, ma è soltanto un pallido ricordo. E la situazione non migliora andando lungo il canale Valentinis, nell’area in concessione data al Circolo nautico omonimo. Sono rimaste piccole barche, qualche pilotina e in questi giorni “boccheggiano” in pochi centimetri di acqua, molte hanno i motori fuoribordo che, nonostante siano alzati in posizione di riposo, arano il fango. La marea ha lasciato scoperti anche molti tratti della banchina che mette in mostra tutto il suo degrado, si potrebbe scendere in acqua tranquillamentte e passeggiare sulla fanghiglia.

Cinquecento metri più in là altro degrado, la banchina è ceduta, si notano anche fessurazioni dell’asfalto, le barche sono spostate in altri ormeggi ma è chiaro che il cedimento non è recente e nessuno finora ha pensato di intervenire con delle riparazioni. Andando verso la centrale si continua a vedere il fondale sabbioso tranquillamente dalla riva, le barche sono ormeggiate su un fondale ormai insabbiato, alcune hanno la prua incastrata nel fango. Il canale comincia a diventare profondo soltanto a metà, a livello degli ormeggi dei rimorchiatori. Ma la profondità è buona soltanto dalla parte della Fincantieri. «Anche da noi la situazione è complicata anche se siamo ormai verso la fine del canale - conferma un diportista intento a fare lavori di manutezione sulla sua barca a vela - finora non mi sembra che la barca tocchi, ma vedo il fondale e non manca molto. Forse tra poche ore sarò pure io con la chiglia insabbiata»

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